AGI - Ada D’Adamo è morta a 53 anni il giorno dopo essere stata inserita nella rosa dei 12 candidati al Premio Strega. Chi la conosceva sa bene che di essere candidata, finalista o magari vincitrice non le importava granché perché è sempre stata restia ai riconoscimenti. Ma il suo libro, ‘Come d’aria’, è la straordinaria testimonianza di cosa può essere il rapporto tra una madre e un figlio disabile.
Da sempre legata al mondo dell’arte – prima come ballerina, poi come comunicatrice – Ada D’Adamo aveva trovato nella scrittura il modo migliore per dare forma a ciò cui negli ultimi sedici anni aveva dedicato la propria esistenza: la figlia Daria, nata pluridisabile. È a lei che il libro deve il titolo e a quel suo essere destinata a restare per sempre sospesa tra cielo e terra, come l’aria, per l’appunto, perché incapace di muoversi se non tra le braccia di qualcuno.
Solo due giorni fa festeggiavamo la candidatura allo Strega del suo libro
— Elliot (@Elliotedizioni) April 1, 2023
Oggi piangiamo la sua scomparsa: Ada d’Adamo non c’è più. Se n’è andata stanotte circondata dai suoi affetti più cari. Un pezzetto del nostro cuore se ne va con lei
Un libro vero ed emozionante, ma anche molto leggero, come leggera era Ada D’Adamo, di quella leggerezza che forse aveva trovato fin da bambina nella danza o che magari la danza aveva trovato in lei. La stessa leggerezza di Daria, raccontata nel libro che nonostante tutto mantiene il sorriso e l’ottimismo, in contrapposizione con la pesantezza di un corpo incapace di sollevarsi da terra.
‘Come d’aria’ è nato da una lettera che nel 2008, quando sua figlia aveva due anni, l’autrice scrisse a Corrado Augias. Una confessione né amara né dolorosa, ma pienamente consapevole, fatta in occasione di uno dei tanti momenti in cui viene messa in discussione la legge 194.
“L' aborto è una scelta dolorosa per chi la compie, ma è una scelta e va garantita” scriveva, “Anche se mi ha stravolto la vita, io adoro la mia meravigliosa figlia imperfetta, ma se quel giorno avessi potuto scegliere avrei scelto l'aborto terapeutico.
Parole che avevano spinto Elena Stancanelli, che le aveva lette, a contattarla per esortarla a raccontare la sua esperienza. Un invito raccolto, ma con i tempi che richiedono storie come questa. Aveva impiegato dieci anni a scrivere il libro, ora edito da Elliot e approdato allo Strega.
Un lascito che ha esempi importanti nel passato recente: uno fra tutti il meraviglioso ‘Nati due volte’ di Giuseppe Pontiggia. Una storia che andava raccontata.