AGI - Torna a vivere, dopo 10 anni di silenzio, una rivista che fu una luce di speranza per i ceti popolari e una palestra per i futuri dirigenti del socialismo italiano. Il primo numero di Critica Sociale vedeva la luce 132 anni fa, per mano di Filippo Turati e di Anna Kuliscioff. Attorno alla Critica, raccontava il padre del socialismo italiano, era nato l'anno dopo il Partito socialista. Era lo stesso Turati che da direttore factotum incollava personalmente le fascette della rivista e portava il pacco della spedizione alla posta.
Critica Sociale torna a uscire con cadenza bimestrale. Il primo numero di gennaio/febbraio è stato preceduto da uno speciale a settembre. L'iniziativa è stata presentata a Milano, al Centro Internazionale Brera, nella biblioteca che ospita l'archivio della rivista. Intervistato dall'AGI, il codirettore Massimiliano Amato ha sottolineato che l'idea è quella di riproporre, attraverso la rivista, "una cultura che in questo momento può creare un orizzonte per la ricostruzione della sinistra in questo paese". La battaglia che si vuole portare avanti "è sulle idee", perché "c'è un nesso tra la sconfitta culturale e le sconfitte politiche subite dalla sinistra negli 30 anni", un nesso "che si analizza poco". Ma attorno alla rivista può nascere un partito, come 132 anni fa? "Non abbiamo questa presunzione, ma ci piace pensarlo possibile", aggiunge Amato.
L'ex assessore milanese Roberto Biscardini, che fa parte del comitato editoriale della Critica, ha invece ricordato come "la rivista è sempre stata uno strumento di lotta politica". Oggi "bisognerebbe riprendere la battaglia delle idee per riprende poi la battaglia politica. La rivista può dare un contributo". Oltre al codirettore Amato, al vertice della Critica ci sono: il direttore responsabile Stefano Carluccio, l'editore Giuseppe Sarno e il coordinatore scientifico Giovanni Scirocco. Dopo l'evento, una rappresentanza della direzione si è recata nella Galleria Vittorio Emanuele II, proprio accanto al Duomo, per deporre dei fiori davanti alla targa che ricorda la casa in cui Turati e Kuliscioff vissero assieme fino alla morte di lei e al successivo espatrio clandestino di lui per sfuggire alla persecuzione fascista.
La Critica, scrive ancora Amato nell'editoriale del primo numero, nasceva "con lo scopo di orientare il pensiero e le lotte di chi si batteva contro le feroci, crudeli, asimmetrie sociali determinate dal modello di sviluppo capitalistico. Il mondo di oggi sta replicando dinamiche socio-economiche tipiche della fine dell'Ottocento, ovviamente aggiornate ai tempi, agli orizzonti spazio/temporali e ai mezzi mutati. Con una differenza non da poco".
Allora gli ultimi vedevano nel socialismo "una fiaccola di speranza". Oggi, invece, "nel cuore di una delle più aggressive ristrutturazioni capitalistiche indotte dalla globalizzazione ordoliberista, i soggetti collettivi nati tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del XX secolo per patrocinare e organizzare queste istanze in progetti di rappresentanza politica si sono liquefatti o, nella migliore delle ipotesi, sono stati trasformati in contenitori autoreferenziali". Il contributo che può portare la nuova Critica Sociale, che anche nel nome ha mantenuto la sua attualità e la sua forza, è tutto sintetizzato qui.