AGI - Addio ad Alberto Radius, maestro del rock italiano, capace di essere sempre al passo con l'evoluzione di questo genere musicale. In queste ore tutti i più importanti artisti italiani stanno rendendo omaggio, anche attraverso i profili social, alla memoria dell'artista, la cui scomparsa, all'età di 80 anni, lascia un grande vuoto nel mondo della musica.
Chitarrista, produttore, cantautore: in molti lo ricordano soprattutto per il rapporto intimo con Lucio Battisti, ma il motivo per cui la musica italiana oggi si sveglia con il lutto al braccio è perché Radius fu un vero avanguardista e rocker. E questo, proprio oggi che un certo tipo di rock, quello dei Maneskin, accompagnato da un costante sottofondo di polemiche, si trova in vetta al mondo della musica globale. Radius la musica all'inizio l'ha studiata, attraverso le esperienze con i Campanino, con i quali aprivano le esibizioni di Equipe 84 e poi quando venne chiamato a sostituire Franco Mussidda, impegnato nel servizio militare, nella PFM. Quando Mussidda tornò disponibile, Radius decise di fondare la Formula 3, che possiamo considerare il suo esordio ufficiale.
Fondamentale a quel punto l'incontro con Lucio Battisti che credette talmente tanto in quel progetto da prenderlo nella sua Numero Uno, l'etichetta appena fondata (da un paio d'anni di nuovo viva, tra l'altro) e gli regalò un pezzo dell'immensa collezione di quelli scritti insieme a Mogol come "Questo folle sentimento", quinto singolo più venduto dell'annata ma soprattutto brano in cui alla melodia tipica della produzione della storica firma Battisti/Mogol si aggiungono dei tratti rock quasi rivoluzionari.
Tratti che diventano particolarmente distintivi nel disco d'esordio "Dies Irae", pubblicato nel 1970. Un tratto, quello disegnato dalla chitarra di Radius, talmente netto da spingerlo, solo due anni dopo, a un primo omonimo disco solista, e sarà questa la soluzione a quello che ai tempi suonava come un enigma, come se quella visione musicale avesse bisogno di una collocazione ben precisa.
Due anni dopo infatti la Formula 3 si scioglie e insieme a Mario Lavezzi (ex Camaleonti e Flora Fauna & Cemento), Vince Tempera, Gianni Dall'Aglio (ex Ribelli), Bob Callero e all'altro ex Formula 3 Gabriele Lorenzi, fonda Il Volo; progetto che non dura più della pubblicazione di due album. Per trovare la giusta svolta allora serve che arrivi il 1976 e il suo secondo album solista dal titolo "Che cosa sei", preludio di "Carta Straccia" (1977), il suo disco di maggior successo, grazie soprattutto alla hit "Nel ghetto".
In contemporanea comincia un'intensa carriera di turnista che lo vede al fianco dei maggiori cantanti italiani dell'epoca, tra i quali Lucio Battisti, Marcella Bella, Pierangelo Bertoli, Cristiano Malgioglio, Franco Battiato e tutti i vari artisti con cui il maestro in quel momento stava collaborando, nomi del calibro di Alice, Milva e Giuni Russo, di cui a volte è stato anche produttore.
Non molti lo sanno ma in quel periodo suona la chitarra in un brano che molte generazioni hanno ascoltato ogni pomeriggio, ovvero la sigla di "Holly e Benji due fuoriclasse" cantata da Paolo Picutti con il coro dei Piccoli Cantori di Milano. Non sarà la sola incursione televisiva della sua chitarra, Radius infatti ha firmato anche la sigla del Tg5 Prima Pagina e del programma "La macchina del tempo".
Nel 2007, insieme a Oscar Avogadro, scrive la musica del brano "Musica e parole" con il quale la cantante Loredana Bertè (autrice del testo) partecipa l'anno seguente al 58 Festival di Sanremo. Ma sorge un problema, il brano risulta essere una variante, con testo e arrangiamenti diversi, di un precedente brano scritto dagli stessi Radius e Avogadro. La parte musicale, infatti, era stata già composta nel 1980 e, con un altro testo, interpretata una prima volta, nel 1987, con il titolo "Solo tu", dai Los Angeles T.F. e una seconda volta, l'anno successivo, con il titolo "L'ultimo segreto" dalla cantante Ornella Ventura; così la Bertè viene eliminata dalla kermesse dopo la sua seconda esibizione.
L'ultima apparizione degna di nota è stata di nuovo al Festival di Sanremo, appena due anni fa, accompagnando i Coma_Cose durante la serata delle cover nella realizzazione de "Il mio canto libero". La morte, oggi, di Alberto Radius, lascia certamente un vuoto nella storia del rock italiano, fu il primo infatti a intuire le potenzialità pop di un approccio più vivace alla canzone italiana e, in particolare, al suono della chitarra. Un suono che è riuscito a piazzare in ogni contesto possibile e sempre con la massima resa.