AGI - Speranza e comprensione: lasciati alle spalle l’entusiasmo per il superamento della pandemia e lo scoramento del profilarsi di un conflitto, il sentire comune che ci accompagna nell’inizio del 2023 è un’apertura alla fiducia.
Lo spiega all’Agi il professor Massimo Cerulo, ordinario di sociologia presso l’Università Federico II di Napoli, ed esperto di emozioni collettive.
“Siamo arrivati alla fine del 2022 in una situazione di incuria nei confronti dell’altro: eravamo una comunità e ci siamo trasformati in un delirio solipsistico di monadi, per via di una pandemia che ci ha rivelati gli uni agli altri come pericolo, untori. Con la guerra ci siamo riscoperti collettività, ricordando che ognuno ha bisogno di solidarietà: ecco che siamo tornati alle esperienze di beneficienza e solidarietà, e a uno sguardo nuovamente globale, che comprende le conseguenze anche sociali ed economiche del conflitto. I segnali iniziano a essere positivi: e la speranza, che non è un’emozione passiva, ci spinge all’azione, a impegnarci nel confronto con gli altri e con noi stessi. Nessuno si salva da solo, ci dobbiamo salvare come collettività”.
Ampliamo le prospettive: siamo al centro di una crisi bellica, energetica ed economica...
“Qui entra la comprensione, legata alla speranza. Se prima abbiamo pensato di essere tornati a “homo homini lupus”, oggi riscopriamo che è necessario comprendere gli altri: lo vediamo con le posizioni solidali assunte verso il popolo ucraino. Questo perché il concetto di libertà, che sta alla base dei comportamenti individuali, non può che coincidere con quelli di dovere e responsabilità. Siamo liberi se compiamo il nostro dovere come membri di una collettività”.
Eppure abbiamo iniziato l’anno con una rissa in autostrada tra tifoserie: non ne siamo “usciti migliori”.
“Questo evento rafforza quanto detto, in termini generali. Un gruppo di ultras organizzati si è dato appuntamento per scontrarsi: atti di vandalismo sono sempre esistiti. Ciò che conta è la risposta collettiva di stigmatizzazione verso tali comportamenti e solidarietà nei confronti di chi in episodi simili ha perso qualcuno. Prova ne è il fatto che anche in risposta a quanto avvenuto in Brasile, e prima negli Stati Uniti a Capitol Hill, la collettività ha reagito ricordandosi di essere comunità: quando una frangia prova a usare la violenza, la maggioranza ricorda che solo insieme, nel dialogo, si va avanti, in democrazia”.
Da un evento negativo l’agire collettivo distilla un insegnamento positivo?
“Il messaggio positivo sta nella risposta. La realtà è ambivalente: in alcuni momenti dimentichiamo gli insegnamenti, ma da un evento negativo riusciamo a fondare un nuovo patto di comunità che fa sì che ci ritroviamo oggi come collettività coesa, che dialoga e si incontra, online e nelle piazze. Questo in un periodo storico in cui un cambiamento del mondo conosciuto è comunque all’orizzonte. Crisi energetica e petrolifera ci fanno rendere conto che i comportamenti che attuavamo prima non possono più essere un modello, nel rispetto di chi verrà”.
Le nuove generazioni sono anche quelle più esposte al cyberbullismo: complice la velocità imposta dal digitale che sposta l’attenzione molto rapidamente da una preoccupazione all’altra, online si verificano veementi scontri. Ce lo lasceremo alle spalle, o rimane una tendenza umana costante?
“Continueranno ad esserci perché siamo una comunità digitale, ma l’emozione comprensione si diffonde nelle istituzioni e in associazioni di volontariato che si occupano di cura e prevenzione. Siamo bombardati da stimoli che hanno ridotto la soglia dell’attenzione e la capacità di approfondire. Oggi che siamo stati costretti a rallentare e abbiamo la possibilità di riscoprire parti di noi che non riuscivamo più a vedere, possiamo chiederci quale vita vogliamo vivere: la vita precovid, un surfare sulla superficie senza approfondire, o una vita in posizione di ascolto. Questa società ha difficoltà a mettersi in ascolto, ma è confrontandosi con il proprio nucleo interiore - per quanto sia una conoscenza che genera sofferenza - che si diventa forti e capaci”.
Le emozioni con cui entriamo nel 2023, dunque, sono tre: speranza e comprensione, da cui nasce approfondimento
“È un augurio”.
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