AGI - Trascorrere un periodo della propria vita all'estero è un'esperienza che non può non lasciare il segno. Non è come andarci in vacanza o da viaggiatore per un periodo più o meno corto: richiede una notevole capacità di adattamento a situazioni e abitudini che non sono sempre facili da capire. Se poi il luogo in cui ci si trasferisce è uno dei Paesi più poveri del mondo e ci si arriva da espatriati privilegiati, questo può creare anche una sorta di crisi di coscienza e di senso di colpa.
È successo a Daniela Zuccolin, che racconta la sua esperienza in un libro, Bem-Vindos (benvenuti nella lingua portoghese), un Diario dal Mozambico scritto durante i due anni in cui, mamma di tre bambini, ha vissuto due anni a Maputo, lasciando provvisoriamente la sua professione di insegnante di lettere al liceo per seguire il marito, che lavora per un multinazionale petrolifera.
"Non è la testimonianza di un missionario o di un cooperante - spiega all'Agi l'autrice - ma di qualcuno che passa sorprendentemente da una condizione di normalità a quella di assoluto privilegio e fatica a capacitarsene. Quando insegno, racconto ai ragazzi della classifica mondiale basata sull'indice dello sviluppo umano: ma confrontarsi con quanto è grande il contrasto fra ricchezza e povertà e con una cultura coloniale ancora molto radicata è qualcosa di sconvolgente".
L’ex colonia portoghese, indipendente da meno di mezzo secolo (dal 1975), occupa il 181/mo posto su 189 in quella graduatoria. Nella sua prefazione al libro, il portavoce di Amnesty International Italia Riccardo Noury sottolinea che "come molti altri Stati del Sud del mondo, presenta grandi estremi: ricchezza e povertà, modernità e arretratezza, bellezze e orrori: quasi sempre, sono i secondi termini della dicotomia a prevalere".
La testimonianza di Daniela Zuccolin è particolarmente efficace quando racconta della vita quotidiana di una famiglia milanese, la sua, proiettata in una condizione di ricchezza e privilegio: "Non siamo migranti o profughi, siamo espatriati scesi "in carrozza", viviamo in un mondo ovattato, sfioriamo la miseria con lo sguardo", scrive.
I figli nelle scuole internazionali, la domestica che la chiama "senora" e l'autista (un giovane bellissimo, nota l'autrice) che la scorta in ogni spostamento su una jeep bianca, ma anche la corruzione a tutti i livelli, gli insetti, i rettili, le violenze private e pubbliche e le chiacchiere con gli expat "veterani" e ormai assuefatti alla condizione di distanza che li separa dalla popolazione locale; infine, le meraviglie naturali che si trovano a pochi chilometri (ma molte ore di auto) dalla capitale: le pagine di Bem-vindos consentono, attraverso lo sguardo sensibile e intelligente dell’autrice, di viaggiare con lei in questo giovane Paese dai mille contrasti.
Daniela Zuccolin Bem-vindos, Diario dal Mozambico, Prefazione di Riccardo Noury
205 pagine, Infinito edizioni, 16 euro