AGI - E' morto all'età di 89 anni, Alberto Asor Rosa. Croce e delizia degli studenti italiani, chi ha amato la letteratura italiana negli ultimi decenni non può non ricordare uno dei più grandi esperti oltre che un vero protagonista del dibattito culturale e politico dell’ultimo mezzo secolo.
"Compagno dello stesso banco" di Tullio De Mauro, è stato un caposaldo dell'Università La Sapienza di Roma dove si era laureato lui stesso, a suo tempo, con un altro peso massimo della critica letteraria, Natalino Sapegno, con una tesi su Pratolini.
E proprio La Sapienza è stato il suo grande amore: non solo ci ha insegnato per oltre 30 anni (dal 1972) ma poi, quando sopraggiunta la soglia anagrafica era andato in pensione, dopo una piccola pausa, decise di ritornare all'attività didattica nel 2006, come professore a contratto a titolo gratuito.
Lo studio storico e critico della letteratura italiana è stato il suo principale campo d'azione. Gli studenti lo ricordano per la sua calma serafica nelle sessioni di esami, per la sua scrittura limpida e per quelle osservazioni che sono diventate ormai un punto di riferimento per gli appassionati e non. "I grandi classici sono sempre degli scrittori "radicali", nel senso più proprio del termine, in quanto, appunto, "vanno alla radice delle cose, esplorano, sommuovono le profondità dell'essere, come un aratro che rovescia le zolle e ne mostra il lato a lungo nascosto" era una delle sue principali massime con le quali invitava ad 'affrontare' la lettura dei grandi classici con coraggio e spirito critico.
Il suo raggio d'azione non fu però solo didattico: progettò e diresse la collana Letteratura Italiana Einaudi (dove ha diretto la collana dedicata alla letteratura italiana dal 1982 al 1991) e fu anche impegnato politicamente. Di formazione marxista, sempre vicino ideologicamente alla sinistra, non mancò di esprimere dure critiche. Nel 1956, a seguito della rivoluzione ungherese, fu tra i firmatari del "Manifesto dei 101", con cui numerosi intellettuali deplorarono l'intervento sovietico. E negli anni Sessanta smontò anche il filone populista presente nella letteratura italiana contemporanea, criticando ad esempio libri come "Ragazzi di Vita" di Pasolini. Fino ad arrivare ai giorni nostri, quando in un'intervista sentenziò che "i valori della sinistra sono assenti da tempo nei partiti".