AGI - Dove si coglie meglio l’identità di New York? “Se il volto è lo specchio dell’anima, si potrebbe sostenere che la metropolitana sia lo specchio di New York”, risponde il Paìs di Madrid. Il motivo? “Il cliché vuole che sia la città che non dorme mai è ciò è in parte dovuto al fatto che il suo principale trasporto pubblico è aperto 24 ore al giorno”, annota il giornale che dedica alla Metro un lungo servizio perché, a suo avviso, è stato proprio “nelle sue carrozze che si è cementata quella New York in cui convivevano tutte le classi sociali” dai redditi più diversi.
Eppure, nel periodo peggiore del Covid, la linea che corre sempre, giorno e notte per la prima volta ha dovuto fermarsi tra il 6 maggio 2020 e il 17 maggio 2021 e dopo questa fase difficile ora “la città delinea la sua nuova identità” perché è anche grazie alla metropolitana che New York “è la grande città americana in cui i suoi cittadini camminano per strada e interagiscono in un modo così diverso da Miami o Los Angeles”. Ad ogni stazione, la Metro accoglie e sputa fuori passeggeri che poi si disperdono per le strade a reticolato. “Il passeggero della metropolitana è il newyrokese per antonomasia”, annota il Paìs.
Eppure in questo momento, specie dopo la pandemia, la metropolitana funziona “ma non scoppia”, nel senso che si è registrata una “notevole diminuzione del numero di viaggiatori per le nuove abitudini e orari di lavoro”, probabilmente dovute allo smart working. Scrive infatti il quotidiano spagnolo che secondo i dati dell’azienda dei trasporti, il venerdì preso inconsiderazione dal quotidiano per il suo servizio “ha registrato 3.597.926 viaggiatori, il 38,7% in meno rispetto a un venerdì prima della pandemia” a causa proprio del lavoro da casa. Tanto più che ora si va sia in ufficio che a scuola solo cinque giorni alla settimana, cosicché il quinto giorno non risulta “né lavorativo né festivo”, di fatto “un limbo”, né carne né pesce.
Ora come ora non c’è più traffico, né congestione, neppure nelle classiche ore di punta. Neanche a Times Square tanto meno a Grand Central, crocevia di arrivi, partenze, smistamento verso tutte le direzioni del Paese. A tale proposito il revisore dei conti di New York è stato chiaro nel suo messaggio lo scorso settembre: “Non solo prevede un preoccupante deficit di 2.500 milioni di dollari (circa 2.400 milioni di euro) entro il 2025 (il debito di New York City per allora sarà di oltre 137.000 milioni di dollari), ma assicura anche che i dati indicano una correlazione tra il livello del reddito familiare e l’uso della metropolitana per la prima volta da diversi anni”.
Cosa significa questo? Che il centro di Manhattan, un tempo super-occupato, sta perdendo traffico (Penn Station, Grand Central o Times Square sono tra il 64% e il 70% della loro capacità rispetto al 2019) mentre altre aree fuori dai radar sono quasi triplicate, come Washington Heights, il quartiere dominicano all'estremità nord di Manhattan, e la 59th Street a Brooklyn, nella zona messicana e asiatica di Sunset Park, sintetizza il Times, che conclude: “Il class shaker è finito, e se la popolazione bianca anglosassone è già il 31,9% a New York, in viaggio verso il lavoro va una minoranza invisibile”. È questo che desta così tanta preoccupazione per il futuro della “nuova metropolitana”?, si chiede il Paìs.