AGI - “Partecipavo ad un congresso insieme con mia moglie Samantha. Uno dei relatori era un anziano giapponese. Alternava interventi in inglese, incomprensibile, ad attacchi di narcolessia. Samantha prende un taccuino e mi scrive: se hai intenzione di scrivere un secondo giallo potresti far morire questo qui. Ho detto di sì, per accontentarla. E’ un fatto di educazione”. Marco Malvaldi, scrittore di successo, alle spalle una ventina di best sellers pubblicati da Sellerio, ride di gusto quando racconta come è nato il personaggio chiave del suo secondo libro, “Il gioco delle tre carte”, uscito dopo il fortunato esordio de “La briscola in cinque” del 2007. Ambientati, come gli altri, nella provincia toscana, dove i vecchietti ammazzano il tempo giocando a carte. E trasportati nella serie televisiva "I delitti del BarLume".
Nato a Pisa 48 anni fa, laureato in chimica con dottorato, Malvaldi ha abbandonato la carriera accademica per dedicarsi alla scrittura, affiancato in questa attività dalla moglie, anche lei laureata in chimica. Finora Samantha non aveva mai firmato, per scelta. Lo fa nell’ultimo volume, “Chi si ferma è perduto”, uscito alla fine di novembre, sempre per Sellerio.
Perché avete preso questa decisione?
"Perché il personaggio di Serena Martini, la protagonista, lo ha inventato mia moglie. In questo libro il contributo di Samantha è stato più rilevante, e l’editore ha richiesto la sua firma. E’ una storia che rappresenta la sensibilità femminile. Siamo partiti da Serena, casalinga dall’olfatto sopraffino, che casualmente si imbatte in un cadavere, per costruirle intorno una storia che funzioni. Possiamo dire che Serena è una testimone dei fatti, si trova coinvolta nelle indagini in quanto vede e “sente” cose che hanno un significato importante e alla fine agisce come consulente. L’investigatrice reale è Corinna Stelea, sovrintendente di polizia”.
Serena Martini fa la casalinga, ma è laureata in chimica. Sua moglie si è ispirata a sé stessa?
“Si certo. Non si inventa niente, la realtà supera la fantasia e noi ci ispiriamo alle persone che conosciamo. Serena, come tante donne, ha deciso di interrompere la sua carriera lavorativa perché veniva sottovalutata. Questa discriminazione verso le donne esiste, ed è pesante. Noi la rappresentiamo nel libro. Sia Serena che Corinna avrebbero bisogno di avere maggiore considerazione”.
Scrivere in due è più facile o più difficile?
“E’ più difficile, perchè litighiamo se non siamo d’accordo. Ma è più soddisfacente, perchè il libro risulta più complesso e interessante. il problema è trovare una stanza abbastanza grande per contenere il mio ego che ha dimensionali condominiali".
Qual è il segreto del vostro successo?
“Forse è l’umorismo. La gente si riconoscere in quello che scriviamo e si diverte".
Siete così anche nella vita?
“In famiglia cerchiamo di prendere le cose ridendoci su. Che non vuol dire non prenderle sul serio. Abbiamo l’ottimismo nel dna”.
Lei è anche molto ironico.
“Sto cercando di esserlo di meno. Vorrei diventare più umorista, ridere con gli altri e non degli altri. Tranne ovviamente della Juventus. Chi è juventino merita di essere deriso…”.
Mi dice la frase più ricorrente del vostro lessico familiare?
“E’ morto Bellarmino”. Lo diciamo quando accade qualcosa per cui bisogna fare festa. Ad esempio quando ci invita a pranzo mia suocera per e non dobbiamo cucinare. L’abbiamo copiata dal podcast di Barbascura, “Storie brutte sulla scienza” dove si vede Galileo Galilei esultante quando muore il cardinale Bellarmino".
Perchè la narrativa gialla piace così tanto?
“Il giallo è la forma principe di intrattenimento: racconta qualcosa che non appartiene alla tua vita reale. Ognuno di noi si sveglia con cappuccino e cornetto, non con un cadavere. Ti consente anche di parlare di tante cose. Si uccide sempre con un movente, e il movente è figlio della società in cui ti muovi. Nel giallo sei costretto a parlare del contesto e del paese, ed è quello che facciamo in “Chi si ferma è perduto”.
Quante copie hanno venduto i suoi libri?
“Un numero esorbitante…. Ai miei settemila parenti che contribuiscono significativamente agli acquisti, ora si sono aggiunti anche i parenti di Samantha…. Più che altro mi fa piacere che si vendano per lungo tempo. Il primo libro che ho scritto è quello tuttora più venduto, forse perché non c'era ancora Samantha…. In una società in cui tutto dura niente, far durare un libro 15 anni fa è una bella soddisfazione".
Lei abita a San Giuliano Terme, in provincia di Pisa. Com’è il suo rapporto con i livornesi?
“Ottimo. Il livornese è il miglior amico dell’uomo. E’ quasi umano. Io ho persino studiato in conservatorio a Livorno, il che è un ossimoro”.
Che cosa ha studiato?
“Canto. Sono un basso profondo. Ho una voce educata, ma non ho continuato per mancanza di talento”.
Vuole concludere mandando un messaggio?
“Il messaggio no per favore! Lo diamo attraverso i nostri libri. Poi se qualcuno vuole trovarci qualcosa di diverso, va anche meglio. Leggere è un'operazione attiva, per fortuna". (AGI)