AGI - C’era la massoneria dietro la marcia su Roma che il 28 ottobre 1922 portò Mussolini al potere in Italia. A 100 anni dalla marcia su Roma sono uscite fuori le prove. Fino ad oggi era noto l’appoggio diretto del gran maestro Raoul Vittorio Palermi a Mussolini, le sue simpatie anche successive al 1922.
Così come, d’altra parte, era noto che il potere dei massoni tout court rappresentava l’ultimo baluardo democratico alla scalata del giovane Mussolini. Proprio per questo nel 1925 il Duce mise fuori legge la massoneria e alcuni esponenti finirono male, qualcuno addirittura ucciso.
Quello di cui nessuno finora ha avuto la prova, era che lo stesso Palermi fosse presente alla marcia su Roma e sfilasse insieme al ristretto gruppo dei futuri ministri e sottosegretari del primo governo Mussolini, che non è superfluo ricordare abbondava di non fascisti (si pensi solo a Gronchi, futuro presidente della Repubblica italiana).
Marcia su Roma, il trailer ufficiale del film di Mark Cousins. Dal 20 ottobre al cinema. #MarciaSuRoma https://t.co/tGe2jcef8k pic.twitter.com/jF3PAMsGgk
— MYmovies.it (@mymovies) October 12, 2022
La ‘pistola fumante’, la prova della presenza della massoneria dietro la marcia arriva oggi grazie allo studio durato quattro anni condotto da Tony Saccucci, regista, sceneggiatore, professore (continua tuttora a insegnare Storia e Filosofia al liceo classico Mamiani di Roma), autore di ‘Marcia su Roma’, il film diretto dal regista irlandese Mark Cousins che ha aperto le Giornate degli autori all’ultima edizione della Mostra del Cinema di Venezia e attualmente in sala.
Saccucci ha discusso proprio lo scorso 19 settembre la sua tesi di dottorato in Scienze politiche dal titolo ‘Il film della marcia’. Un Phd che ha ottenuto il massimo dei voti e la lode, alla cui esposizione ha assistito anche il professor Fulvio Conti, uno dei maggiori storici di storia della massoneria in Italia.
“L’uso del cinema come fonte storiografica è il futuro della ricerca storica. Questo è il maggior apporto del mio studio alla scienza storica”, dice Saccucci all’AGI.
La mattina del 28 ottobre 1922 Raoul Palermi insieme a Ernesto Civelli era dal re alle 7.30 del mattino – si legge nel dottorato - e fu lui a convincerlo a non firmare l’ordinanza di stato d’assedio che avrebbe impedito la marcia. Questo è un episodio noto e viene raccontato anche nel film di Cousins, ma ciò che è del tutto inedito è il fatto che Raoul Palermi prese poi parte alla marcia su Roma in prima fila, accanto a quelli che sarebbero poi diventati i ministri del governo fascista.
La scoperta di questa presenza tra i vertici fascisti e liberali di quel primo governo Mussolini è arrivata solo questa estate ed è stata frutto di una complessa operazione di alta tecnologia. Un processo di riconoscimento facciale su poche centinaia di fotogrammi del film di Umberto Paradisi dal titolo ‘A Noi! Dalla sagra di Napoli al trionfo di Roma’ dove ci sono le uniche immagini della manifestazione.
"Ho smontato e rimontato i 64.945 fotogrammi che compongono le 436 scene di 'A Noi!' - racconta Saccucci - poi grazie alla Facoltà di Ingegneria dell'università 'La Sapienza' di Roma (all'equipe della professoressa Francesca Campana) e a Morgana studio (con il Dop Filippo Genovese), sono stati 'matchati' i profili di alcuni manifestanti con foto con didascalia rinvenute su giornali americani ed è stata scoperta la presenza di numerosi massoni noti".
Am in Rome and Bologna all next week for Italian release of The March on Rome, about Mussolini 100 years ago, and more recent developments... pic.twitter.com/wHyYf13iVa
— mark cousins (@markcousinsfilm) October 13, 2022
Tra questi la scoperta più importante riguarda proprio Raoul Palermi. La sua presenza è la cosiddetta 'pistola fumante'. Una presenza fisica mai provata finora. Eppure era lì, in quei fotogrammi, da un secolo.
Il gran maestro della massoneria, il cui figlio Amleto Palermi aveva un sodalizio artistico ed era stato socio di Paradisi fino al 13 ottobre 1922, fu la prima persona che Mussolini incontrò dopo aver ricevuto l’incarico di formare il governo da parte del re. Di questo ci sono prove documentali. Così come ci sono prove che con Mussolini sfilarono tanti massoni (il celebre Balbo a parte), tra cui Giacomo Acerbo, sottosegretario e braccio destro del Duce, autore della legge che porta il suo nome che, col 25% dei voti, diede a Mussolini il 66% dei seggi in Parlamento.
Acerbo fu iniziato proprio da Palermi al 32esimo grado del Rito scozzese il 6 novembre, una settimana dopo che aveva assunto la carica di sottosegretario, quando già redigeva i verbali delle riunioni del Consiglio dei ministri.
Dopo cento anni, dunque, grazie a questo monumentale studio e all’ausilio delle moderne tecnologie dell’università di Roma si aggiunge un tassello importante alla storia d’Italia.
Palermi dal re Vittorio Emanuele III per convincerlo a non firmare l’ordinanza di stato d’assedio. Palermi, il primo a incontrare Mussolini dopo che questi ha ricevuto l’incarico. Palermi, in posa per la foto di rito col governo. Uno ‘sponsor’ potente che però, come altri illustri personaggi, primo fra tutti il sovrano, non ha ottenuto quanto sperato.
Per tutta la durata del Fascismo Raoul Palermi scriverà centinaia se non migliaia di lettere al Duce – si può leggere nel lungo lavoro di Saccucci – e, dopo aver tentato il suicidio nel 1929, riceverà una pensione di 3.000 lire al mese fino all’aprile del 1943. All’Archivio di Stato è conservata una delibera datata 25 luglio 1943, ossia il giorno del Gran consiglio che depose Mussolini, in cui si rinnova il vitalizio per Palermi.
Una fine forse non onorevole per quello che nel 1922 era uno degli uomini più potenti d’Italia (o almeno così sembrava essere in quell’autunno).