AGI - Ritorno a scuola ma non per tutti. L’Italia resta fanalino di coda in Europa: oltre il 12% dei giovani, infatti, è fermo alla licenza media. L’Eurostat parla per la precisione del 12,7% e fotografa un fenomeno il cui nome è ELET, Early Leavers from Education and Training.
Nonostante il dato sia in attenuazione negli ultimi anni (nel 1992 l’abbandono scolastico riguardava il 37,5% della popolazione), l’Italia è ancora bandiera nera in Europa, davanti solo a Romania e Spagna.
Tra i vari problemi, certamente un’offerta didattica ancora troppo legata al tradizionale e poco reattiva all’innovazione, come spiega Pietro Dipalo, manager con un’esperienza di oltre 20 anni nel settore della formazione di alto livello.
Siamo nel mezzo di una rivoluzione che sta ridefinendo completamente il presente e la scuola non ne è esclusa. Ma cosa è cambiato veramente?
“L’innovazione digitale è velocissima e le tecnologie evolvono costantemente. Questa trasformazione ha avuto effetti non solo nelle case e nelle vite private delle persone, ma anche nelle scuole dove gli strumenti digitali integrano o sostituiscono i tradizionali strumenti di apprendimento. La vita quotidiana delle persone, e in particolare delle nuove generazioni, è basata sull’uso dei sistemi digitali: i giovani preferiscono internet alla tv, il formato digitale a quello cartaceo, le banche online a quelle tradizionali. Rispetto alle generazioni precedenti hanno visto cambiare non solo la moda e il modo di parlare; il digitale è divenuto parte integrante delle loro vite: sono più pronti ad accogliere e utilizzare le innovazioni”.
E questo inevitabilmente si riverbera sul modo di apprendere
“Certo, rispetto alle generazioni precedenti si è evoluto anche il modo di ragionare, di studiare e soprattutto si sono evoluti i modelli cognitivi di apprendimento: è cambiato il modo di reperire informazioni, di documentarsi; è cambiato anche il livello d’attenzione. Pensiamo, ad esempio, all’apprendimento multicanale, ovvero la capacità di mantenere l’attenzione su più dispositivi contemporaneamente. Siamo entrati in una nuova era e prima il sistema scolastico lo capisce meglio è.
Un’esperienza impensabile fino a 10 anni fa, i nativi digitali attraversano il percorso formativo portando nuove necessità.
“Fino ad oggi il mondo dell’istruzione ha fatto riferimento al modello classico, adattandolo al modello digitale. Non c’è stata una vera e propria transizione. Oggi c’è la necessità in primo luogo di creare contenuti con lo scopo di massimizzare l’apprendimento dello studente e migliorare la sua “user experience”. La richiesta va nella direzione della flessibilità, si ricerca cioè la possibilità di adeguare la formazione alle proprie esigenze personali. Si ricerca un modello di apprendimento capace di far adattare il metodo di studio alle proprie esigenze cognitive; l’obiettivo è una maggior efficacia nello studio e maggiore fiducia nelle proprie capacità. In questo contesto il digitale è una risposta efficace alle esigenze di studio delle nuove generazioni. Noi ad esempio abbiamo ideato una delle prime scuole in Italia completamente digitali, l’Istituto Janus, e studiato una piattaforma dedicata agli studenti delle superiori, ma tutti a tutte le età, ormai, hanno bisogno di un approccio digital oriented e le scuole che stanno nascendo - pensate per i bambini di 5 anni come quelle ideate per gli adolescenti - vanno in questa direzione.
È vero che il digitale può aumentare e aiutare l’inclusione nell’apprendimento?
“Il tema dell’inclusione è uno dei più importanti del sistema educativo italiano, in particolare riguardo alle categorie di discenti con disabilità fisica, intellettiva o sensoriale e ai Disturbi Specifici dell’Apprendimento o DSA. In questo particolare caso, la didattica a distanza si configura come uno strumento attento ai bisogni specifici degli alunni, ponendo particolare attenzione alle attività di tutoraggio. In ogni caso, una didattica può essere definita inclusiva quando tiene conto della varietà di caratteristiche degli studenti. Il digitale associato alla didattica, in questo senso, porta con sé numerosi vantaggi, come la tracciabilità delle attività svolte, l’accesso alle lezioni sempre disponibile, i documenti sempre consultabili, il caricamento anticipato dei materiali, l’archiviazione ordinata degli stessi, la calendarizzazione degli incontri e la flessibilità d’orario che abbatte le problematiche relative agli spostamenti. Va ricordato, inoltre, che gli ambienti didattici digitali diventano spazi psicologicamente sicuri e protetti dove poter studiare serenamente, e questo in determinate circostanze può fare la differenza”.