AGI - La sua radice antropomorfa e la sua tossicità l'hanno sempre messa al centro di leggende e racconti noir. E in alcuni testi di alchimia medievali è riprodotta con le sembianze di un uomo o di un bambino: la mandragora o mandragola, è stata l'ingrediente principe di pozioni magiche e protagonista di grandi opere letterarie, anche per i suoi effetti allucinogeni.
Il nome, probabilmente di derivazione persiana (mehregiah), venne assegnato a questa pianta erbacea perenne dal greco Ippocrate, il padre della medicina. E fin dall'antichità le venivano accreditate virtù afrodisiache e la capacità di curare la sterilità. Ma anche la facoltà di indurre pazzia o paralasi, se raccolta in primavera, appena nata, o la morte, se presa dai campi quando era maturata.
Secondo le credenze popolari, le mandragole nascevano dallo sperma e dall'urina degli uomini impiccati, emessi in punto di morte. Già gli antichi romani credevano che dentro la radice ci fosse un demone nascosto, che, se sollecitato, avrebbe ucciso chi aveva raccolto la pianta.
Per estirparla dal terreno, bisognava disegnare 3 cerchi intorno la radice con un ramo di salice, e dopo aver fatto urinare una fanciulla vergine sul terreno, permetterle di raccoglierla, guardando ad ovest; oppure, secondo Teofrasto di Lesbo e Plinio il vecchio, dopo aver versato del sangue di mestruo o dell'urina di una fanciulla sul terreno, con le orecchie coperte per non sentire, si poteva legare al piede della radice una corda, dall'altro capo serrata al collo di un cane nero che, correndo, l'avrebbe dissotterrata. Se purificata in un bagno di vino rosso, conservata e alimentata di sangue e sperma, con una moneta d'oro accanto avrebbe aumentato le ricchezze di chi la possedeva.
A propagare il mito della mandragora in grado di far concepire è la Bibbia, nella Genesi, quando Lia, grazie a questo infuso, riesce a concepire Issacar. Ed è il fiorentino Niccolò Machiavelli, nell'omonima commedia, all'inizio del '500, a rilanciare questa presunta proprietà della radice.
Il servo Callimaco volendo trascorrere una notte di passione con l'amata sua signora Lucrezia, che non era riuscita ad avere figli dal marito, racconta a questi, messer Nicia, che esiste un infuso miracoloso, ma che chi giacerà per primo con la donna che lo ha bevuto è destinato a morire; così travestito da mendicante, potrà avere Lucrezia, convinta dalla madre e da un frate a sacrificare la sua purezza in nome di una buona causa, riuscendo a rivelarle il suo amore e donandole un figlio. Nel 1615, in alcuni trattati sulla licantropia, un magico unguento a base di mandragola era considerato in grado di provocare la trasformazione in animali.
La mandragora compare anche fra le piante magiche del romanzo fantasy 'Harry Potter e la camera dei segreti' e dell'omonimo film tratto da quel volume della saga del maghetto che ha stregato il mondo. Alla lezione di Erbologia nella serra numero 3, la professoressa Pomona Sprout, che la coltiva, la fa studiare ai suoi alunni, e in questo caso la radice viene anche usata per guarire le pietrificazioni. La pianta compare anche nel nome di due personaggi dell'anime e manga 'I Cavalieri dello zodiaco'.
Poi c'è il film del 1965 'La Mandragola', diretto da Alberto Lattuada, con Totò e Rosanna Schiaffino, versione cinematografica della commedia di Machiavelli. Guillermo del Toro nel 'Labirinto del Fauno' del 2006 ripropone la mandragola come valido aiuto nelle gravidanze difficili. La piccola Ofelia ne mette una pianta nutrita con latte e con il suo sangue sotto il letto della madre, che ha difficoltà di gestazione.