AGI - Su che base facciamo le nostre scelte estetiche”, si chiede un articolo il New York Times. Se dovessimo attenerci al saggio del 1959 di Vance Packard dal titolo “Cercatori di status”, la risposta è semplice quanto scontata: le facciamo nel contesto del nostro status. Almeno così in America, dove il sociologo ha indagato il nesso tra i comportamenti di classe e tutto ciò che influenza “te, la tua comunità e il tuo futuro”.
Ma stando ad un aggiornamento di questo concetto-base, scritto nel 1983 da Paul Fussell (titolo dell’opera: “La classe: una guida attraverso il sistema dello status americano” – pamphlet per gli addetti ai lavori per riconoscere i dettagli che separano i ricchi dai ricchi davvero dai ricchi pacchiani - Fussell termina con un quiz: a quale classe appartiene "un uomo di 50 anni su un ponte di 35 piedi, che beve una lattina di Bud, assistito da tre ragazze sensuali che indossano bretelle e berretti bianchi da yachting poco costosi?” La risposta è: alta classe! E chiosa: “A meno che non stia bevendo birra da un bicchiere, allora potrebbe passare per classe media".
L’articolo, tuttavia, evita un simile osceno paragone e si concentra invece sulla spiegazione delle scelte che facciamo ogni giorno: “Dal jeans che indossiamo a come prendiamo il caffè, alla sedia su cui ci sediamo”. Tutte le tendenze, si legge, “iniziano attraverso l'influenza combinata tra outsider ed élite”, che sono “ben pagati (capitale economico), ben collegati (capitale sociale) e ben istruiti (capitale educativo e culturale). Inoltre, sono cosmopoliti”. Nel recente libro il “Grande Mistero della Cultura”, W. David Marx, ad esempio, divide invece l’analisi del tema in quattro parti: lo stato in quanto colpisce l'individuo; creatività e grandi tendenze culturali come la moda; cambiamento culturale; e status nel XXI secolo.
David Marx, suggerisce il quotidiano, “è coinvolgente nel tracciare l'evoluzione dei prodotti, come la democratizzazione del cioccolato e della Perrier, dalle prelibatezze gourmet alle specialità gastronomiche” ed è però “interessante apprendere che i costosi cani di razza sono una passione relativamente recente, una curiosità che è diventata popolare”. Quindi la tesi di Marx, che il Times definisce “convincente”, è che “il denaro possa, in effetti, comprare la classe”. Poi l’autore sfotte: “Solo le élite informate sanno... viaggiare a Marfa, in Texas", che non è per l’appunto un posto di classe… “I fan del genere potrebbero interrogarsi su determinate scelte”, chiosa il giornale.
Tuttavia Gertrude Vanderbilt, scultrice statunitense, mecenate e collezionista d’arte scomparsa nel 1942, ha messo in guardia la sua progenie proprio “contro gli uomini che fanno soldi con il petrolio e gli animali da fattoria perché ‘ci vogliono tre generazioni per lavare via l'olio e due per sterminare l'odore di maiali’” come lei stessa si è espressa. Non foss’altro, almeno, per vivere a Park Avenue.
Insomma, la morale è poi sempre la stessa: la classe non è acqua… ma può far acqua da tutte le parti…