AGI - Due civiltà accumunate dal fuoco dei vulcani e dall'energia dei terremoti. E un allestimento evocativo, che consente un viaggio nel tempo attraverso una contestualizzazione capillare di molti dei 160 reperti che, dal Museo archeologico nazionale di Napoli, hanno popolato, divisi in cinque sezioni, il Tokyo national museum per una mostra, 'Pompeii', che festeggia i 150 anni del museo più importante del Giappone per poi andare in tour, sino a dicembre 2022, a Kyoto, Miyagi e Fukuoka.
Un evento che ha ha già visto nei primi due giorni di apertura del botteghino 3.500 biglietti staccati in un paese alle prese con le restrizioni per il Covid e la chiusura al turismo straniero. "Con il Giappone abbiamo intrapreso un importante viaggio culturale, iniziato ormai due anni fa", spiega all'AGI il direttore del Mann, Paolo Giulierini, che della mostra è anche curatore. Infatti l'esposizione nasce da una convenzione quadro del 2019 che prevede una serie di sinergie istituzionali e ha già visto l'avvio del restauro del mosaico della battaglia di Isso con il volto di Alessandro Magno, grazie anche al quotidiano The Asahi Shimbun, che ne è tra i finanziatori; il quotidiano, poi, insieme a Nippon Hoso Kyokai - Japan Broadcasting Corporation, è tra gli organizzatori di 'Pompeii'.
È la prima volta che un nucleo così importante delle collezioni permanenti del Mann varca i confini del Giappone, conferma Giulierini, "e che, soprattutto, arrivano nel paese del Sol levante pezzi iconici dell'immaginario pompeiano". Nelle vetrine infatti sono presenti, tra gli altri, il famoso bronzetto del Fauno da cui ha preso il nome la domus omonima, e anche il Dioniso con pantera e una peplophoros in marmo bianco che vengo dalla villa di Augusto a Somma vesuviana, terreno di scavo di archeologi italiani e giapponesi.
"L'operazione che abbiamo messo in piedi nell'allestimento è complessa - racconta Giulierini - per chi è giapponese l'interpretazione del nostro antico passa da codici culturali radicalmente diversi dai nostri e non genera immediata riconoscibilità come per un europeo, che se ne sente erede. Per questo abbiamo focalizzato due temi, il vulcano e i terremoti, che uniscono il nostro Occidente con questo Oriente. E il racconto della tragedia pompeiana provocata dal sisma e dal Vesuvio attraverso una contestualizzazione degli oggetti diventa il vaso comunicante che favorisce il dialogo. Per entrambi i popoli, il vulcano è insieme fonte di paura e rispetto, vita e distruzione".
Realizzata ad hoc per la mostra, in questa ottica, c'è l'esclusiva ricostruzione delle pareti della villa di Cicerone a Pompei, grazie alla combinazione di frammenti di decorazioni parietali, come i famosi satiri funamboli, un progetto firmato dall'archeologa Rosaria Ciardiello e dai fotografi Luciano e Marco Pedicini.
L'impatto empatico dell'esposizione dei reperti consente, sottolinea il direttore del Mann, di "rendere la mostra una sorta di servizio pubblico, senza intaccarne la correttezza scientifica. E' forse su questo versante che dovremmo lavorare anche qui in Italia, per mostre che comunichino in maniera più laica, cosa che non significa necessariamente farle scadere di livello. In questo modo, probabilmente, come è accaduto qui a Tokyo, potremmo avere maggiori risposte anche in termini di sponsor".
Il progetto scientifico della mostra ha visto, tra l'altro, la cooperazione del Ministero della Cultura Giapponese, dei Musei di Tokyo, Fukuoka e Kyoto, dell’Ambasciata d’Italia a Tokyo e della Fondazione Italia Giappone, e la collaborazione con il Parco Archeologico di Pompei.
“Le storie della città antica di Pompei e del Mann sono indissolubilmente legate. Non è possibile, infatti, comprendere gli accadimenti che interessarono Pompei senza conoscere le collezioni pompeiane conservate in quel museo e, viceversa, una visita alle sale del Mann non preceduta dagli itinerari percorribili nella città antica risulterebbe priva di senso - sottolinea Gabriel Zuchtriegel, direttore generale del Parco - è nell’ottica di promuovere la conoscenza di questo straordinario patrimonio culturale che il Parco archeologico di Pompei e il Mann hanno la fortuna e l’onere di gestire, che si muove da sempre la collaborazione tra le Istituzioni del territorio e quelle straniere. I recenti rinvenimenti pompeiani, dagli scavi della villa di Civita Giuliana a quelli che stanno riportando alla luce intere insule della città antica, gettano una luce nuova sulla storia della città e dei suoi abitanti, e generano, in chi la guarda, uno stupore pari solo a quello che devono aver provato i primi scopritori di Pompei. E’ questo stesso stupore che ci auguriamo possa accendersi negli occhi degli amici giapponesi che verranno a visitare la mostra".