AGI - “Alla vigilia delle elezioni presidenziali del 2022, che si annunciano tra le più incerte della storia, il presidente-monarca è sempre più potente, sempre più popolare e sempre più solo. Il Presidente è la risposta alla crisi della democrazia, ma anche la sua massima espressione”. Il giornalista Marco Damilano parte dai ricordi personali, da quando entrò a 16 anni, il 24 giugno 1985, a Montecitorio ad assistere dalle tribune all’elezione di Francesco Cossiga, per raccontare la storia e “la maledizione che pesa sul Quirinale e sul suo inquilino”. E lo fa in un libro, ‘Il Presidente’ (La nave di Teseo, pagg. 338 – Euro 19), in cui ripercorre la storia dei dodici presidenti della Repubblica italiana – da Enrico De Nicola (in realtà fu reggente e nominato dall’Assemblea costituente e non dal Parlamento) a Sergio Mattarella – le loro vite, i loro rapporti con i politici italiani e stranieri, le loro frustrazioni e le difficoltà che hanno dovuto superare in un ruolo di garanzia che presto è diventato di primo piano nella politica italiana. Secondo la definizione di Livio Paladin, il Presidente è “la più enigmatica e sfuggente fra le cariche pubbliche prevista in Costituzione” e Giuliano Amato, candidato mancato al Quirinale in diverse elezioni, sintetizza i suoi poteri nella formula della fisarmonica: “Se il presidente è forte, autorevole, popolare, i suoi poteri sono grandi e la fisarmonica si spalancherà fino all’estensione massima. Se è debole e il suo ruolo è contrattato con i partiti, la fisarmonica resterà chiusa”.
Damilano spiega meglio il concetto citando il politologo Gianfranco Pasquino: "Quando i partiti erano solidi e compatti avevano il potere di impedire al presidente di suonare la fisarmonica. Iniziata tra il 1992 e il 1994 una transizione, caratterizzata dal declino e dalla sostanziale e perdurante debolezza delle strutture partitiche, tre presidenti (ai quali potremmo gia' aggiungere Sergio Mattarella) hanno goduto di enorme discrezionalita' nell'uso dei loro poteri costituzionali. Scalfaro e Napolitano, entrambi sicuramente 'parlamentaristi', sono stati costretti / incoraggiati / facilitati dalle circostanze a suonare la fisarmonica dei loro poteri in chiave definibile come semipresidenziale". E proprio questo e' uno dei punti chiave del libro da cui Damilano parte per descrivere la figura del capo dello Stato. Una figura che a suo giudizio e' oggi completamente trasformata: "Mattarella ha portato a conclusione la trasformazione della figura del Presidente - scrive - dopo di lui sara' difficile tornare indietro, forse impossibile".
Nel suo libro, attraverso storie e aneddoti che riguardano la vita politica dei capi dello Stato che si sono succeduti in sessantacinque di vita repubblicana (dal 1948 al 2013), Damilano descrive un percorso dei vari inquilini del Quirinale che da semplici garanti della democrazia si sono trasformati spesso in protagonisti della politica. A volte anche in antagonisti del potere espresso dal Parlamento (come Scalfaro e Napolitano quando Berlusconi era premier), o in supplenti del Parlamento quando questo era incapace di esprimere un governo credibile in grado di affrontare una crisi (Napolitano quando chiamo' come premier Mario Monti o Mattarella con Mario Draghi). E proprio l'ultimo inquilino del Quirinale, sostiene Damilano, ha cambiato per sempre le regole e aprendo a un semipresidenzialismo di fatto. (AGI)
La storia d'Italia raccontata ne 'Il Presidente' non segue una cronologia ben precisa, ma parla dei vari Presidenti in relazioni a situazioni, contesti storici o avvenimenti che hanno condizionato la vita del nostro Paese (o del mondo intero). Un racconto che ha comunque un epilogo da scrivere che e' anche il motore narrativo del libro: chi sara' il tredicesimo presidente? Mattarella ha detto a piu' riprese che non accettera' un secondo mandato, spiega Damilano, "e' contrario alla rielezione del presidente e ancora di piu' a un mandato a termine che certificherebbe l'impossibilita' dei partiti di uscire dal loro impasse, coinvolgendo il Quirinale nei loro mercanteggiamenti e nelle convenienze. Ma le pressioni restano. E' l'effetto del cambiamento della figura presidenziale di cui lo stesso Mattarella e' stato artefice". E il futuro si chiama Mario Draghi. Una soluzione, aggiunge il giornalista, "fuori dagli scenari consueti", con il primo premier che potrebbe passare dal ruolo di capo del governo a quello di capo dello Stato con un ruolo, pero', di fatto semipresidenziale. Non piu' garanzia democratica ma anche - e soprattutto - garanzia di stabilita' politica.
"Le cancellerie internazionali - avverte infatti Damilano - temono la fine del governo guidato dall'ex presidente della BCE, in un momento di instabilita' continentale, e il ritorno dell'Italia al caos politico. Non sembrano condizioni insormontabili - conclude - se davvero ci fosse la determinazione di Draghi a trasferirsi al Quirinale. Un passaggio che significherebbe per l'Italia un cambiamento di fatto della Costituzione, in senso semipresidenziale". Avremmo cosi', aggiunge il giornalista, "una Repubblica semipresidenziale a elezione indiretta". Di certo, e' l'analisi di Damilano che affida ai suoi lettori, l'elezione del tredicesimo Presidente rappresenta uno spartiacque: "la presidenza della Repubblica si trova all'incrocio di spinte contrapposte: puo' essere il motore del cambiamento, che regola il ritorno a una democrazia piu' forte, legata a istituzioni autorevoli, partiti in grado di contrapporsi senza alimentare spirali distruttive - aggiunge - oppure proporsi come garanzia e supplenza di un Paese senza eroi e senza padri e percio' sempre in bilico tra la rivolta e il paternalismo".