AGI - Sono trascorsi quasi trent’anni dall’uscita nelle sale del film 'JFK – Un caso ancora aperto'. Uno dei maggiori successi cinematografici di Oliver Stone – incassò nel mondo oltre 200 milioni di dollari e ottenne 8 nomination agli Oscar.
Quasi nell’esatta ricorrenza, a fine novembre, arriverà ora su La7 'JFK: Destiny Betrayed', la versione integrale della durata di circa 4 ore, del nuovo documentario presentato lo scorso luglio dal regista, nella versione breve, al Festival di Cannes. Tortuga magazine ospita un’intervista a Stone a firma di Enrica Brocardo dove il regista spiega l'importanza di parlare ancora della morte dell'ex presidente americano.
"Continuano a dire: 'Che cosa c’è di fondamentale in questo documentario? Non ci sono nuove prove'. Certo che ci sono. Parecchie. Ma è lo stesso atteggiamento che i media hanno tenuto negli anni Sessanta. Un trucco che hanno usato, allora, con l’avvocato Mark Lane, convinto dall’inizio che l’uccisione del presidente fosse frutto di un complotto. Gli chiedevano con l’aria annoiata: ‘Allora, ha raccolto nuove prove?’. E lui che era uno sveglio, rispondeva: ‘Perché? Che cosa c’è che non va nelle vecchie?’.
Il regista non fa accuse specifiche ma mette ben in chiaro chi potesse avere interesse a eliminare Kennedy. In sostanza, secondo la tesi del suo documentario, aveva pestato i piedi a molta gente.
“Stava cambiando troppe cose. Era un riformatore. Avrebbe smantellato la Cia, cambiato radicalmente i servizi segreti americani. Aveva in programma di lasciare il Vietnam, di stabilire rapporti diversi con l’Unione sovietica, di normalizzare i rapporti con Cuba. Tutte cose che molti storici negano. Non posso fare il nome di una persona ma dietro la morte di Kennedy ci sono poteri chiaramente legati ai servizi segreti, forse a pezzi del sistema militare”.
JFK non è solo una questione di storia ma anche di attualità. C’è secondo Stone, in quella vicenda, qualcosa che parla al nostro presente. “Il punto è che qualcuno, nel 1963, ha privato gli americani del loro presidente con metodi illegali. È una questione ancora oggi di vitale importanza perché in discussione c’è la capacità da parte dei presidenti degli Stati Uniti di controllare i militari e i servizi segreti… La verità è che non sono in grado di farlo”.
Completano l’intervista la ricostruzione della conversione politica degli USA dopo l’omicidio di Kennedy, diversi retroscena relativi a JFK - Un caso ancora aperto , un chiarimento riguardo alla storia e alla formazione politica dello stesso Oliver Stone.