AGI - "Mi sono reso conto che l'opera stava andando in una direzione nella quale il direttore di orchestra perdeva autorevolezza" e che sul podio oggi "c'è "gente che salta, capelli che volano di qua e di là, ma Karajan non si muoveva quasi, e Strauss diceva 'è inutile che vi scalmanate, in partitura c'è già tutto'. E' il lavoro di preparazione importante non il clown sul podio. Io non sono quaresimale quando salgo sul podio, ma" sottolinea "vengo dalla scuola italiana che ha una sua eleganza e nobiltà che punta solo all'efficenza".
Così il maestro Riccardo Muti, durante la presentazione della settima edizione della sua Italian Opera Academy, organizzata per la prima volta in collaborazione con Fondazione Prada, che si svolgerà a Milano dal 4 al 15 dicembre. Un'occasione per trasmettere quanto imparato nella sua lunga carriera e "che non si impara sui libri".
La prima 'osservazione' è su come si è trasformata la figura del direttore: "Oggi molti direttori orchestra non mettono un dito al pianoforte. 'Battere il tempo' come diceva Toscanini, 'lo fanno anche gli asin'". E aggiunge "di direttori ne stanno nascendo come funghi". E seppure ci siano delle "eccezioni" molti pensano che poichè non sanno suonare uno strumento, possono dirigere. "Ma muovere il braccio, anche se si ha una certa tecnica, non ha nulla a che fare con il risultato musicale della conoscenza in un'opera del senso teatrale, del libretto, del lavoro con il regista". "Le braccia come diceva Toscanini, sono l'estensione del nostro pensiero musicale. Oggi sta diventando l'inverso, le braccia sono il punto di riferimento dell'attenzione di gran parte del pubblico, perchè siamo diventati una società visiva più che auditiva".
E ancora "il direttore di orchestra e il regista devono essere una unità. Il mio suggerimenti ai ragazzi è: lì c'è il cantante guardalo negli occhi, c'è una trasmissione di amorosi sensi attraverso la comunicazione degli occhi". Certo, aggiunge tra le risate in sala, "oggi il cantante è dietro il direttore di orchestra: non si comunica più con gli occhi ma con un'altra parte del corpo".
Nella conferenza stampa di Riccardo Muti che si è trasformata in una sorta di lezione, il maestro sottolinea che "Il grande teatro non è fatto dal cantante di turno, che viene canta e il giorno dopo se ne va, il grande teatro è fatto da una grande orchestra, un grande coro e corpo di ballo. Se si perde questa prospettiva, si va verso il divismo". Quanto al suo rapporto con Milano, riconosce "Questa città mi ha dato molto, sono arrivato tanti anni fa qui, come Toto' e Peppino con la nebbia, ma grazie al Conservatorio di Napoli e di Milano ho potuto fare la strada che ho fatto".