AGI - Si intitola Il testamento del Capitano Grandi. Vita breve di una leggenda degli alpini (Edizioni Ares, pp. 240 - euro 15,00): il libro fa luce su aspetti ancora inesplorati della vita di un ufficiale dell’esercito italiano entrato nell’immaginario collettivo per la capacità di condividere fino all’ultimo la sorte dei propri uomini, da cui era rispettato e amato come un padre, sebbene fosse solo di una manciata di anni più anziano di loro. Comandante di unità nella sacca di Arnautowo, Giuseppe Grandi morì – resta magistrale il racconto-testimonianza di Eugenio Corti, nel Cavallo rosso, al riguardo – alla testa della propria colonna, ferito dopo sanguinosi combattimenti, dopo avere condotto i suoi uomini fuori dalla sacca di Arnautowo.
“La storia è fatta dagli uomini e capirne a fondo uno sprigiona sempre una luce che contiene anche qualcosa di universale" si legge nella nota introduttiva.
Il testo poggia su materiali dell’archivio familiare - l’autore ha conosciuto e frequentato Guglielmo Maleci, figlio di Anita Grandi, sorella del capitano e custode delle sue carte - e presenta, per la prima volta, documenti a oggi inediti: le sue lettere dalla Russia, le lettere dei suoi familiari a lui indirizzate, le lettere dei commilitoni alla famiglia dopo la morte del capitano, tutta la sua documentazione: dal certificato di nascita e battesimo, alle pagelle, alle tessere FISI etc., la relazione della sua attività bellica stesa dal suo comandante di battaglione; lo stato di servizio militare recuperato dall'Ufficio Personale dell'Esercito e infine le fotografie originali.
Di Grandi in molti,hanno raccontato la morte. Nuto Revelli, Eugenio Corti, don Carlo Gnocchi, don Carlo Chiavazza, Mario Rigoni Stern, Giuseppe Bedeschi: sono solo alcuni dei più celebri estensori di scritti e memorie che hanno consacrato nell’immaginario la fine di un comandante eroico dell’esercito italiano. Mancava, pure, un testo capace di parlare della formazione, della vita, delle aspirazioni di Grandi precedenti la campagna di Russia.
“Il modo in cui Grandi è morto lo ha reso una ‘leggenda’ degli alpini. Attraverso queste pagine, però, spero di avergli restituito la sua dimensione umana, coraggiosa, altruista ma anche scanzonata. Non è necessario pensare a un eroe solo in chiave di austerità e rigore" spiega l’autore Marco Dalla Torre. Che ha idee chiare anche sul futuro della memoria di Grandi.
“Continuiamo a essere assetati di storie. Cioè di figure umane convincenti, in cui riconoscerci o a cui aspirare. Sono attratto dalla guerra non perché mi piaccia di per sé, anzi; ma perché costringe l’uomo a togliersi le maschere, lo mette a nudo. Emerge allora molto egoismo e vigliaccheria, ma anche grandi atti di lealtà, nobiltà, abnegazione. Che è quello a cui tutti, magari solo segretamente, aspiriamo. Per questo cerchiamo gli eroi. Grandi credo sia stato uno di loro”.
Il libro sarà presentato martedì 9 marzo alle 21.00 in diretta sulla pagina Facebook delle Edizioni Ares: con l’autore Marco Dalla Torre dialoga Alberto Leoni. Modera: Chiara Telmon.