AGI – Si è aperta, oggi, a Ivrea (Torino) l’ottava edizione de “La grande invasione “, festival dedicato alla lettura, ai libri, ai lettori, agli autori. In apertura, in occasione della quotidiana “Rassegna stampa” Darwin Pastorin ha ricordato Gianni Mura, più volte ospite della manifestazione nelle edizioni precedenti. “Avremmo voluto averlo con noi anche quest’anno – dice Marco Cassini che con Gianmario Pilo ha ideato la manifestazione – ci manca. Abbiamo voluto ricordare così ancora una volta il suo sorriso”.
Attesi, tra gli altri, Valeria Parrella, Teresa Ciabatti, la poetessa indiana Tishani Doshi e Tibor Fisher
La formula del Festival, una tra le prime manifestazioni culturali in Piemonte che torna in presenza, ricalca quella delle edizioni precedenti. Tra gli scrittori attesi Teresa Ciabatti, Valeria Parrella e Tito Faraci. Tra gli stranieri la poetessa indiana Tishani Doshi autrice de “Giorni e notti fatti di piccole cose” (Feltrinelli) e Tibor Fischer, autore de “La gang del pensiero” oltre al tedesco Thomas Girs e Manuel Vilas.
“Alcuni di loro verranno qui – spiega ancora Marco Cassini - non per presentare i propri libri ma per raccontare quelli che hanno letto. I libri che sono stati fondamentali nella loro formazione, che li hanno fatti diventare lettori e lettrici e successivamente scrittori e scrittrici. Più della loro carriera di scrittori ci racconteranno la loro carriera di lettori”.
Ed ancora “uno degli appuntamenti di cui andiamo più fieri è quello sugli esordi, quest’anno sono 9 gli autori che ospiteremo . Si tratta di scrittori che hanno pubblicato il loro libro nell’ultimo anno e in questa edizione il loro numero è aumentato perché molti di loro hanno presentato i loro volumi a ridosso del lockdown. Per molti di loro si tratterà quindi della prima uscita”. Non manca poi anche quest'anno la parte dedicata ai bambini e ragazzi la cosiddetta “Piccola invasione”.
"Lo spirito è lo stesso, cambia l'approccio. L'importante è che la cultura non stia ferma"
“Lo spirito, il tipo di incontri, - sottolinea Cassini - è lo stesso, ovviamente cambia l’approccio. Il nostro Festival si chiama ‘La grande invasione’ perché ci divertiamo a raggiungere il maggior numero possibile di luoghi della città, nelle scorse edizioni abbiamo fatto incontri nei negozi, al ristorante, addirittura in farmacia, mentre per questa edizione ci saranno appena sei, sette i luoghi in cui si svolgeranno gli eventi. Chiaramente anche i posti sono notevolmente ridotti: il cortile del Museo Garda che normalmente ospita fino a 500 persone quest’anno ne ospiterà 190, nel Teatro comunale si passa da oltre 400 posti a 170, alla sala Santa Marta da 100 a 45 persone. In tutti gli spazi all’aperto è vivamente consigliata la mascherina". "Vogliamo avere – aggiunge - quell’eccesso di zelo in più per stare tranquilli tutti. C’è molta voglia di tornare a fare le cose in presenza e questo non può essere fatto con leggerezza. Vogliamo lavorare di più dietro le quinte noi perché sia una festa di gioia e condivisione, senza che nessuno corra dei rischi”.
I mesi del lockdown pesano ma c’e’ voglia di riscatto. Sembra essere questo il messaggio che arriva dal Festival apertosi oggi a Ivrea. “La cultura ha sicuramente subito un danno, - osserva Marco Cassini – ma credo che tutti ci si siamo rimboccati le maniche, consapevoli che in quel momento l’attenzione andava spostata altrove: gli eroi sono altrove ed in altre categorie professionali”. “L’importante – aggiunge - è che la cultura non stia ferma. A giugno abbiamo fatto incontri online e il 1 maggio avevamo fatto un comunicato annunciando quella serie di appuntamenti e chiedendo un piccolo contributo simbolico di 5 euro per chi li seguiva. Lo abbiamo fatto per dare un segnale, per dire che la cultura stava subendo un danno, che era giusto offrire, come è stato fatto, tantissimi eventi online gratuiti che hanno anche consentito di riempire quelle giornate, ma bisognava anche pensare anche ai milioni di lavoratori del settore. Volevamo ricordare che i contenuti culturali hanno un valore ”.
“Allo stesso modo – conclude - da oggi siamo a Ivrea. Bisognava lavorare dietro le quinte per fare sì che non manchi continuità con quello che abbiamo fatto in passato. Ci auguriamo che il risultato ci dia ragione”.