AGI - L'apparenza, il desiderio, la ricerca del proprio ruolo, il perbenismo, la perfezione e imperfezione. Sono gli elementi che conducono il lettore alla scoperta della personalità di Anna, donna della buona borghesia, moglie, figlia, amante, madre.
Una donna che fatica ad entrare nel ruolo di mamma perché a tratti sembra vederlo come una prigione, ma che alla fine di un percorso anche doloroso, ritrova la sua centralità, la consapevolezza di essere determinante per i suoi figli e se stessa.
E’ un caleidoscopio di ruoli e sentimenti femminili il romanzo “Le imperfette”, con cui Federica de Paolis, ha vinto il premio Dea Planeta, edizione 2020, contestualizzato in ambiente dove trovano posto le figure maschili che siamo abituati a conoscere.
Con Anna, la protagonista, c'è suo marito ricco e affascinante, uomo di successo, pronto a tradire senza avere intenzione di lasciare davvero la famiglia per convenienza, c'e' un padre premuroso verso una figlia che cresce nella bambagia a cui nasconde avventure e amanti di uomo rimasto vedovo troppo presto.
E c'è un amante bello, passionale, misterioso, pronto poi a tornare al suo nido per il bene dei figli. Il romanzo è fluido, si legge tutto d’un fiato anche perché Anna suscita un misto di tenerezza e rabbia in chi legge la sua storia.
Ti verrebbe voglia di scuoterla o di invidiarla per il coraggio che riesce a mostrare in determinati contesti. Finisci per fare il tifo per lei e alla fine, hai la sensazione di aver capito, ancora una volta, che la figura femminile è sempre al centro di tutto. Muove e decide tutto.
Sullo sfondo in cui si muovono i personaggi del romanzo, tutti alla ricerca di se stessi, c’è un tema attuale, quello della chirurgia estetica, della smania di essere belle, perché “imperfette”.
“Ma è solo un caso – afferma all’AGI Federica De Paolis – all’inizio volevo usare come ambientazione una clinica ortopedica, sono finita invece a scegliere quella di chirurgia estetica prendendo spunto da una vicenda drammatica accaduta in Francia, in tema di protesi al seno. Ma sia chiaro – sottolinea – non ho assolutamente nulla contro la chirurgia estetica. Il mio è stato solo un pretesto”.
Le “imperfette” è il ritratto di una famiglia borghese dove i personaggi, donne e uomini insieme, sono tutti duplici, vivono di apparenze, e la clinica di chirurgia estetica, “fa da cassa di risonanza – spiega l’autrice - al fatto che tutti vogliono apparire quello che non sono. Il titolo originale era ‘Apri gli occhi’, poi ho scelto ‘le imperfette’ che però, non fa il palio con la chirurgia estetica ma con la ricerca della perfezione che secondo me e’ una chimera. Ho scelto la clinica estetica perché alla fine ho pensato fosse più adatta al tema.
Ognuna di noi puoi essere Anna, Maria Sole o Gigliola, sono declinazioni della donna, mille facce di una donna con tutti i suoi pregi, difetti e debolezze. Ho provato a descrivere la donna a 360 gradi”. Nei personaggi del libro domina l’apparenza, un elemento contemporaneo al vissuto quotidiano. Le imperfette alla fine, sono le donne che hanno la continua necessità di cambiare, di modificare i propri ruoli, di accettare o no il ruolo di madri che non è detto riesca a tutte alla “perfezione”.
"Le donne e gli uomini sono imperfetti - continua De Paolis - aspirano magari alla perfezione ma l’essere imperfetti è connesso alla natura umana. Anna e' l’eroina con cui siamo in empatia, e’ in una zona grigia fra il tradire o no il marito e il trattenerlo, vaga in una nebbia di inconsapevolezza, che e’ il tema centrale del libro. I miei, sono personaggi che non sono in contatto con loro stessi, sono presi da desideri che magari considerano non nobili ma fanno finta che lo siano. Sicuramente la meno ‘sporca’ e’ Anna, noi alla fine siamo dentro Anna e capiamo di piu’ cosa le sta succedendo. I personaggi tutto sommato sono dei vinti, lo stesso Guido, il marito di Anna, ha vissuto un inferno, si è trovato a vivere una situazione complicatissima, ossessionato dal suo lavoro, dal successo. E Maria Sole, alla fine e’ quella che fa piu’ pena di tutti, sfruttata, illusa. Aveva un ruolo centrale nella vita del padre di Anna e del marito, ha avuto il suo lutto, sfiora il posto di Anna ma tutto alla fine le viene sottratto con violenza”.
Anna, continua l’autrice “e' mossa dal senso del dovere, non dalla gioia della maternità. Vuole andare avanti, ha euforia, c’e’ qualcosa che la toglie dalla sua palude ma poi sceglie il figlio passando pero' attraverso una rottura molto forte che poi è una cosa che avviene in tutte le persone non in contatto con se stesse. Accade infatti - aggiunge De Paolis - che a volte si debba rompere qualcosa per cui si arriva a capire che la vita che stai vivendo non è la tua. E allora, senza ferire gli altri bisogna andare a prendersi cosa è nostro”.
C’è qualcosa di autobiografico? “Forse qualcosa si - aggiunge l'autrice - mi sono ispirata ad un amico spagnolo per il personaggio di Javier ad esempio, anche se gli altri sono tutti nati sulla pagina”. Federica De Paolis, romana, diaologhista cinematografica e autrice televisiva ha scritto altri sei romanzi fra i quali ricordiamo “Lasciami andare”, “Ti ascolto”, “Rewind” e “Notturno Salentino”.
Ha vinto la seconda edizione del premio Dea Planeta, riconoscimento che lo scorso anno e’ andato a Simona Sparaco. “E’ stata una grande emozione vincere questo premio – racconta - in piena era covid senza poter andare li. Nonostante tutto, è stata una vera infusione di adrenalina, il coronamento di un sogno. Il conferimento del premio e’ arrivato senza le persone intorno, per via delle regole imposte, ma non posso negare che nonostante tutto, mi sia arrivata una tale ondata di affetto e di interesse che alla fine, va bene anche cosi. Un film con questo libro? Lo immaginano in tanti, non solo io. Speriamo che succeda”.