AGI - L'America sta vivendo uno dei momenti più difficili della sua storia con l'esplosione del conflitto razziale (e sociale) più violento e imprevedibile di sempre. L'omicidio di George Floyd da parte di un poliziotto bianco ha scatenato l'ira di chi per generazioni ha subito (o comunque ha ritenuto di subire) le angherie dei bianchi.
Il tema del razzismo è oggi in primo piano e così accade che il film da record 'Via col vento' venga ritirato dal catalogo della piattaforma di pellicole in streaming Hbo Max. "'Via col vento' è un prodotto del suo tempo e raffigura alcuni pregiudizi etnici e razziali purtroppo diffusi nella società americana. Queste rappresentazioni erano sbagliate allora e lo sono oggi", ha dichiarato un portavoce di Hbo Max al sito Variety. 'Via col vento' sarà rimesso in linea nella sua versione integrale, accompagnato da una nota sul contesto per restituire l'opera alla sua epoca, in quanto "procedere diversamente significherebbe fare finta che questi pregiudizi non siamo mai esistiti" ha precisato il portavoce di Hbo Max.
Quando Trump disse: "Ridateci Via col vento"
Una decisione dettata dall'emergenza e dalla convenienza, certo, ma che ha anche un fortissimo significato politico. Lo scorso 20 febbraio, infatti, il film di Victor Fleming fu citato da Donald Trump che, contestando l'assegnazione dell'Oscar per il miglior film al sudcoreano 'Parasite', aveva dichiarato: "È tempo di tornare ai classici dell'epoca d'oro di Hollywood. Possiamo tornare per favore a 'Via col vento'? Ci ridate 'Via col vento' per favore?". La battuta, fatta durante un comizio elettorale a Colorado Spring, aveva un significato particolare perché veniva dal presidente degli Stati Uniti, massimo paladino del sovranismo Usa e modello dei suprematisti bianchi.
La sua elezione nel 2016 è stata definita come la prima di un 'presidente bianco' dato che ha ricevuto i due terzi dei voti dai bianchi di entrambi i sessi, le età e le classi sociali di appartenenza e pochissimi suffragi dai latinos, dai neri e dagli altri americani 'di colore'.
Ma cosa ha spinto Hbo Max a ritirare dal catalogo 'Via col vento'? Di cosa ha paura? Di essere spazzata via - il gioco di parole è inevitabile - dal vento della protesta antirazzista. Per capirlo basta tornare indietro nel tempo, al 1939 quando il film di Victor Fleming usciva in America facendo incetta di Oscar e conquistando platee di tutto il mondo.
La premiere del 1939 per soli bianchi
Il tema del razzismo, così evidente nel film ambientato durante la guerra di secessione, fu protagonista anche della fortunata e celebre première del 15 dicembre 1939 al Loew’s Grand Theatre di Atlanta. Quell'evento, infatti, viene ricordato anche per il divieto di partecipazione agli attori di colore del cast del film, che rappresentavano tra l'altro una parte integrante della storia.
La prima proiezione ufficiale ebbe una risonanza mediatica immensa e il sindaco di Atlanta, William B. Hartsfield, organizzò giorni e giorni di festeggiamenti. Migliaia di persone sfilavano in strada vestite come i due protagonisti Rossella O'Hara (interpretata da Vivien Leigh) e Rhett Butler (Clark Gable). Per la Georgia fu una sorta di festa di Stato. Le cronache dell'epoca parlano di centinaia di migliaia di persone accalcate di fronte al teatro.
Hattie McDaniel (Mami) non potè partecipare
C'erano anche le star, ma mancava Hattie McDaniel, che per il ruolo di Mami nel film avrebbe poi vinto un Oscar, prima attrice di colore della storia. Non poté partecipare, come gli altri dalla pelle nera, per via delle leggi razziali che negli States sarebbero state abolite solo 25 anni dopo.
Si racconta che Clark Gable avesse perfino minacciato di boicottare la première in segno di protesta verso la collega e che fu proprio l'attrice a convincerlo a presenziare. Gable, infatti, era molto amico della McDaniel con cui aveva già lavorato in precedenza in 'Sui mari della Cina' e 'Saratoga'.
'Via col vento' si basa su stereotipi razzisti
'Via col vento' è un film che adotta pienamente il punto di vista degli schiavisti degli stati del Sud ai tempi della guerra di secessione ed è pura espressione della cultura segregazionista americana della prima metà del Novecento. La pellicola, dunque, è interamente basata su stereotipi razzisti, particolarmente evidenti nella rappresentazione degli afroamericani (nei loro modi, nei loro atteggiamenti, nel loro linguaggio). Non a caso la schiava Mami parla anche (doppiata in italiano da Anita Laurenzi) con un'inflessione ridicola alle orecchie di uno spettatore di oggi.
Un film dirimente, dunque, realizzato 80 anni fa quando i bianchi erano i soli cittadini di serie A mentre i neri erano ancora poco più che ex schiavi. Una situazione destinata a cambiare negli anni a seguire, fino all'elezione di un presidente nero. Un cambiamento costituzionale più che sociale, però, visto che il razzismo, il mito del suprematismo bianco e le discriminazioni razziali (e sociali) sono sempre presenti e negli ultimi hanno ripreso vigore.