È il nono Paese per grandezza, talmente vasto che nei suoi confini lunghi ben 13.000 km si trovano molti dei climi presenti nel mondo, eppure sono altri i motivi per cui è noto, soprattutto tra gli addetti ai lavori: le immense risorse minerarie di cui è dotato, praticamente l’intera tavola periodica. È il Kazakistan, 18 milioni di abitanti in 2,7 milioni di km quadrati, che dall’indipendenza dall’Unione Sovietica nel dicembre 1991, sotto il primo presidente in carica da allora fino allo scorso marzo Nursultan Nazarbayev, ha cominciato un’ascesa che lo ha portato ad aprirsi verso l’esterno e si va gradualmente estendendo anche al turismo. Il Paese offre infatti diversi scenari, soprattutto per chi ricerca una meta dove cultura e natura si incontrano. Al di là delle visite alle città principali Nur-Sultan, Almaty e Shymkent, più a portata di “piede”, sono infatti l’outdoor, l’etnoturismo e persino il turismo estremo buoni validi motivi per recarsi in Kazakistan; e trattandosi di una destinazione ancora poco nota al turismo di massa, consente visite godibilissime soprattutto da maggio a settembre.
Almaty è la più grande città kazaka. Fortificazione militare russa fondata nel 1854 con il nome prima di Zailiyskoye, poi di Vernoye, è nota anche con il russo Alma-Ata: è la cosiddetta “capitale del sud” da quando nel 1997 ha ceduto lo scettro dopo quasi settant’anni a favore di Akmola (la russa Tselinograd), per l’occasione rinominata Astana che, in kazako, significa proprio “capitale”.
A favore di quest’ultima la centralità (quindi la vicinanza alla Russia) e il fatto che Almaty è meno sicura, situata com’è alle pendici delle montagne del Tian Shan e già distrutta da due terremoti nel 1887 e nel 1911, e soprattutto troppo vicina ai confini. Tra le due, il primato della bellezza va ad Almaty, decisamente più attraente anche nei dintorni. La catena montuosa del Trans Ile Alatau che la circonda è di un indubbio effetto scenico culminante, per gli amanti degli sport invernali, a Shymbulak, esclusiva località sciistica dai duemila ai tremila metri di altezza, per raggiungere la quale si sorvola in funivia la più alta pista di speed skating del mondo a Medeu (quasi 1.700 metri) inaugurata nel 1951. Qui si sono tenuti i Giochi invernali asiatici del 2011 e per soli 4 voti Pechino si è aggiudicata le prossime Olimpiadi invernali del 2022. Non solo neve però: a fine agosto a Medeu è stato tagliato il traguardo del settimo Tour di Almaty, la gara ciclistica su strada che da sei edizioni è vinta dall’Astana Pro Team.
In città valgono una visita il parco Panfilov, nel quale si trova il monumento ai 28 fucilieri del reggimento 1075 della divisione 316, che persero la vita nel 1941 contro i carri armati tedeschi durante la battaglia per Mosca; la cattedrale dell’Ascensione, nota anche come Zenkov dal nome dell’architetto che supervisionò i lavori agli inizi del secolo scorso e unico edificio sopravvissuto al terremoto del 1911, forse poiché costruita interamente in legno, inclusi i pochissimi chiodi presenti; il museo statale Kasteev, il più grande museo d’arte dell’Asia centrale, fondato nel 1976, con dipinti e opere di arte applicata, grafica e decorativa kazaka, sovietica e occidentale nonché dello stesso Abylkhan Kasteev; e, per godere del panorama, vale la pena prendere la funivia sino alla collina di Kok-Tobe per spaziare lo sguardo sulla città (e dare un’occhiata all’altra attrazione del parco: la statua in bronzo dei Beatles).
Mete immancabili nelle vicinanze sono il canyon di Charyn e l’Ozero Bolshoe Almatinskoe, nel parco nazionale di Ile Alatau. Il primo si deve all’opera millenaria del fiume Charyn, che ha scavato nella steppa un canyon profondo da 150 a 300 metri. Il secondo è un lago alpino, noto anche come Big Almaty Lake, contenuto a 2500 metri di altezza da una diga naturale: nelle giornate di sole assume un’incredibile tonalità turchese, anche grazie al divieto di avvicinamento alle rive poiché principale fonte d’acqua della città.
Così ribattezzata lo scorso marzo in onore dell'elbasy, il "primo presidente", Nur-Sultan può invece contare sull’architettura contemporanea, essendosi sviluppata fortemente negli ultimi venti anni. Basti pensare all’intero quartiere dell’Expo 2017: 174 ettari di area totale, di cui 25 di area espositiva per 1 milione e 200 mila metri quadrati costruiti là dove fino a meno di quattro anni fa c’era solo terra. È ora il centro finanziario della città, dominato dal padiglione nazionale Nur Alem (“luce del mondo”) che mantiene la funzione originaria di museo dell’energia. Secondo i dati ufficiali, più di 5 milioni di persone hanno visitato l’Expo, approfittando del regime visa-free istituito per l’occasione per i viaggi di meno di 30 giorni, ancora vigente; da gennaio, il governo sta inoltre testando l’e-visa, per agevolare maggiormente i flussi turistici, il cui trend proprio da allora è in aumento.
Ispirato a una yurta, per rievocare il concetto di ospitalità nomade in un clima spesso di molto sotto lo zero, il Khan Shatyr ("tenda reale") è un centro commerciale progettato dall’architetto inglese Norman Foster, che ha recentemente firmato la biblioteca Nazarbayev Centre e nel 2006 il Palace of Peace and Reconciliation, sede permanente del triennale Congresso delle religioni mondiali e tradizionali nonché centro per la promozione dell’uguaglianza umana e rinuncia alla violenza.
Le firme dei religiosi sono riprodotte in una piccola scultura (per la chiesa cattolica romana, il cardinale Tomko) nella Bayterek Tower, senz’altro il monumento più rappresentativo della capitale. Bayterek è in lingua il pioppo, albero della vita su cui l’uccello sacro Samruk depone un uovo d’oro. Per il panorama vale la visita sospesi nel vuoto a 97 metri di altezza alla base dell’“uovo”, rappresentativi dell’anno in cui la città è divenuta capitale. Vicino ci sono inoltre il palazzo presidenziale Ak Korda, la moschea Hazret Sultan, il Teatro dell’Opera ma soprattutto il National Museum of the Republic of Kazakhstan, incentrato sulla storia etnografica di questo popolo, che dal nomadismo si è proiettato nel futuro più di altri Paesi ex Urss. Qui è possibile vedere la riproduzione del “golden man”, rinvenuto nel 1969 nella necropoli di Yesik, presumibilmente appartenente alla tribù dei Saci e vestito di un’armatura completamente d’oro risalente al V secolo d.C. conservata nella Banca nazionale ad Almaty.
Tra steppa e urbanizzazione, vicino a Shymkent, terza città più popolosa del Paese e su una delle rotte della Via della Seta, si trova la città di Turkistan già nota come Yasi: un mix di tradizioni di nomadi e contadini stabilitisi qui per via della fertilità apportata dal Syr Darya (la cui sconsiderata gestione, insieme a quella dell’Amu Darya, ha generato la crisi del lago d’Aral, del quale sono immissari). Mozzafiato il mausoleo di Khoja Ahmed Yasawi, maestro sufi e poeta mistico del XII secolo: costruito tra il 1389 e il 1405 per ordine di Timur (Tamerlano), è meta di pellegrinaggio e esemplare notevole di architettura timuride, assurto a patrimonio Unesco. Aspira invece a diventarlo il sito archeologico di Otrar, città distrutta nel 1219 da Gengis Khan e nella quale trovò la morte Tamerlano due secoli dopo; vicino si può inoltre visitare il mausoleo di Aristan-Bab, eretto sopra la tomba di questo primo maestro di Yasawi. La città di Turkistan è capitale spirituale del mondo turco e, proprio per dotarla di un’infrastruttura turistica efficiente e accrescerne il numero di visitatori, è la più recente località divenuta SEZ (zona economica speciale), aggiungendosi alle 11 già presenti: unica però con spiccata vocazione turistica.
Il governo sta infatti investendo molto su turismo e cultura, che rientrano nella strategia di sviluppo da qui a sette anni. Aktoty Raimkulova, nominata ministro nel giugno scorso, in conferenza stampa ha parlato dell’importanza del settore: “Abbiamo un programma statale fino al 2025 per promuovere quello che consideriamo un fondamentale driver economico. Nel 2018 su 8.9 milioni di persone che hanno visitato il Kazakistan, un milione lo ha fatto per turismo; nel primo semestre del 2019 500.000 su 6 milioni. Le nostre prime dieci location sono state visitate da centomila persone provenienti principalmente da Russia, Cina, India, Medio Oriente, Europa e Stati Uniti, e nostra volontà è incrementare nei prossimi sette anni questo numero da uno a tre milioni, creando infrastrutture turistiche ma anche di business come nuovi resort. Vogliamo inoltre promuovere i nostri parchi: al momento c’è una gara aperta finalizzata alla gestione; sono 13 per un totale di 3 milioni di ettari e includono montagne, foreste, laghi. Intendiamo, primi in Asia centrale, instaurare anche il meccanismo tax free per gli acquisti: ciò potrebbe aumentare il numero dei turisti, soprattutto da Cina, India e Medio Oriente”.
E per quanto riguarda il turismo interno? “È in linea con quello di molti Paesi, circa il 75%. Il Kazakistan è molto grande e incoraggiamo la popolazione a visitarlo: l’ultima misura introdotta è la possibilità per i minori di 16 anni di viaggiare gratis in treno e aereo”.
Raimkulova ha poi sottolineato il sempre maggiore desiderio di apertura verso l’estero. A tal fine il ministero è molto interessato all’industria filmica come occasione per solleticare la curiosità di potenziali turisti: "Il paese vanta incredibili scenari e girare dei film nelle nostre location ne aumenta senz’altro l’appeal turistico. Inoltre auspichiamo l’entrata della nostra industria locale nel mercato estero. Siamo pertanto disponibili a ospitare produzioni cinematografiche: abbiamo un apparato normativo che regola a più livelli i rapporti in ambito culturale e ci stiamo impegnando perché incontri gli standard esteri più elevati, con leggi specifiche che vanno dalla protezione di siti storici alla promozione del settore cinema. Quest’ultima in particolare risale allo scorso gennaio: il mondo cambia rapidamente e vogliamo essere pronti ad aggiornare gli atti regolatori all’apparire di nuove sfide e tecnologie. Abbiamo quindi provveduto a un regime di esenzione dall’iva, che qui è del 12%, e dall’imposta sul reddito delle società, che è del 20%; inoltre anche grazie all’esperienza di paesi come Regno Unito, Francia, Italia, abbiamo introdotto sussidi fino al 30%”.
Con l’Italia, la cooperazione nel settore culturale avviene soprattutto in campo teatrale: nel luglio scorso è terminata a Roma la tournée dell’Astana Opera, che ha portato in diverse città italiane il balletto “Spartacus”, con numerose performance tutte sold out già sei mesi prima. Per il governo, il teatro è strumento principe della multiculturalità che distingue il Paese e del continuo operato al fine di promuovere il patrimonio culturale proprio e delle minoranze presenti: “è stimolante l’esteso scambio tra il teatro nazionale e i teatri esteri, scambio di successo anche perché si porta una visione degli artisti kazaki su opere classiche”, continua il ministro.
L’interesse degli italiani si concentra soprattutto nel turismo etnografico e nell’ecoturismo: “La natura attrae molti italiani con luoghi quali la cima più alta del Kazakistan ad Almaty, il Khan Tengri, che arriva a 7000 metri; per gli amanti dello sport, sono 125 i km di piste da sci, a differenti altezze, accessibili a professionisti e dilettanti; per chi è interessato alla storia, ci sono infinite destinazioni: pochi per esempio sanno che ad Ulytau si trova il mausoleo di Jochi, primogenito di Gengis Khan”.
Il viaggio stampa è stato offerto dal governo kazako