S pesso parla in prima persona identificandosi con gli Amici della Scala, associazione che ha fondato su invito della figlia di Toscanini, Wally, 40 anni fa. Ha occhi castani bellissimi e una risata allegra e frequente. Anna Crespi Morbio, fondatrice e presidente degli Amici della Scala, è ancora molto graziosa ed elegante e vive in un bellissimo palazzo del centro di Milano assieme ai ricordi suoi e dell'associazione, che ha sede nello stesso edificio.
tgEsprime un entusiasmo che la fa apparire giovane e allegra e mostra volentieri ai visitatori le foto dei suoi incontri più importanti, i direttori d’orchestra Georges Pretre e Claudio Abbado, entrambi recentemente scomparsi. Un’ombra di intenso dolore le appanna lo sguardo nel mostrare l’immagine della figlia, anch’essa scomparsa pochi anni fa. Gli ultimi 40 anni della sua vita si confondono con quelli della fondazione, così come i suoi mobili, i libri, le foto autografate e i molti ricordi di incontri con gli artisti e i soci, ma anche di rapporti burrascosi con alcuni dei sovrintendenti (con Carlo Fontana il più difficile).
“Ho vissuto 40 anni in mezzo alla bellezza”, dice con gratitudine. Ha molti progetti per il futuro, in particolare un libro sui suoi incontri che uscirà il prossimo autunno, nel quadro delle celebrazioni per i 40 anni degli Amici. Guarda il suo pc Apple sottilissimo e dice “quante cose faccio! Anche se ogni tanto sparisce tutto dallo schermo!”. È particolarmente orgogliosa di “un posto speciale”, che invita a visitare alla fine della conversazione in una delle sale dell'Associazione: un piccolo bagno rivestito di specchi, che riflettono all'infinito la sua immagine ridente.
Come è nata l’associazione Amici della Scala?
“Dopo la Guerra, Arturo Toscanini ha unito la società civile illuminata per ricostruire la Scala che era stata bombardata fondando gli Amici della Scala. Li scioglie una volta terminato il lavoro, nel 1946. Trent’anni dopo, sua figlia Wally mi ha regalato in un momento importante la foto del padre con la sua dedica a nome del padre e ha detto ‘tu sei l’unica a poter ricreare gli Amici della Scala’. Un’investitura che non mi aspettavo, ma è stato il mio futuro. Eravamo molto amiche. Con gli Amici della Scala, ho ricostruito la società civile anche con persone che alla Scala lavoravano, come il direttore George Pretre, ma anche l’allora sindaco Carlo Tognoli. In ogni caso, a noi Amici della Scala va sempre tutto talmente bene, che sono sicura che Toscanini ci protegge”
Come è stato il rapporto con il Teatro alla Scala in questi decenni?
“I problemi sono come i libri, o come gli incontri: aiutano a crescere, a diventare più intelligenti. In 40 anni di Amici della Scala il teatro ha cambiato 5 soprintendenti, completamente diversi l’uno dall’altro. I progetti che abbiamo presentato in questi anni potevano essere o no accettati: ma in ogni caso noi li portavamo avanti, anche se ho dovuto affrontare e risolvere problemi diversi con ciascuno di loro. Il primo era Carlo Maria Badini, che ha ottenuto dal sindaco la prima sede, una stanza a palazzo Marino. Badini voleva ‘la stampa’ e fra i soci fondatori c’erano diversi giornalisti fra cui Gaspare Barbiellini Amidei, Piero Ottone, Indro Montanelli. Il suo successore Carlo Fontana ha istituito una sua fondazione e non avevamo un buon rapporto, ma riuscivo comunque a fare quello che volevo. Con Stéphane Lissner è andata meglio, ha riportato i grandi nomi alla Scala, ma ha lasciato un teatro pieno di debiti. L’attuale sovrintendente Alexander Pereira ha soprattutto la funzione di cercare soldi per il teatro. Quanto ai politici, con il sindaco Pisapia andavamo d’accordo anche se con idee politiche molto diverse. Non sono comunista ma i comunisti mi hanno amata. In ogni caso, anche se mi è stato chiesto non ho mai voluto fare politica. Ma ora sono molto preoccupata dalla attuale situazione politica, anche se ho una grande fiducia nel presidente Mattarella ”.
Qual è stato il ruolo dell’Associazione nella realizzazione di una Orchestra Filarmonica della Scala?
“Era il 1982 quando Claudio Abbado la inaugurava dirigendo la Terza di Mahler. Al teatro non volevano saperne di una seconda orchestra, e Abbado ci ha chiesto sostegno. Siamo riusciti a liberare il processo dalle chiacchiere di teatro, a trovare finanziamenti e rendere possibile la creazione di un'orchestra per il presente e il futuro. Sono orgogliosa di dire che, senza di noi, la Filarmonica non esisterebbe”
Com’è nata l’attività editoriale dell’associazione?
“Negli anni '80 non c'erano i Pc. Abbiamo creato una collana di libri. 124 di cui 56 monografie, di piccole dimensioni, illustrate, sugli artisti che per la Scala sono stati registi, scenografi, costumisti. E poi edizioni pregiate e cataloghi. Un grande lavoro l’abbiamo fatto sui bozzetti delle scene e i figurini dei costumi: ci siamo accorti che non erano inventariati perché erano considerati ancora materiale di lavoro per i laboratori. Abbiamo trovato originali firmati da De Chirico, Savinio, Casorati, Carrà e molti altri, ammucchiati ovunque, anche nei camerini. Abbiamo fatto un blitz ritirando bozzetti e figurini per salvarli: ne abbiamo inventariati e in parte catalogati 23 mila. E’ un patrimonio ora valutato 26 milioni 314 mila euro. Li abbiamo messi in un furgone della Scala con la collaborazione dell’Opificio delle pietre dure di Firenze, il cui soprintendente era Antonio Paolucci, in seguito direttore dei Musei Vaticani e custoditi in carta di Fabriano dentro gli armadi. Dopo averli restaurati, ci sono serviti per allestire 12 mostre. La più recente, sui costumi dagli anni Trenta ad oggi, è stata realizzata al Palazzo reale ed ha inaugurato le celebrazioni dei 40 anni dell’Associazione”
Gli Amici della scala sono noti soprattutto per gli incontri sugli spettacoli in scena alla Scala. Come sono cambiati?
“Inizialmente, l’associazione ha organizzato gli incontri ‘Prima delle prime’ nel Ridotto dei palchi del teatro. Poi sono stati anche al vicino teatro dei Filodrammatici e in altri luoghi. Abbiamo cominciato con Franco Fornari e i suoi studenti. Abbiamo avuto personaggi come Anthony Burgess e Giovanni Raboni. Adesso c'è un solo oratore che parla solo di musica mentre prima si affrontava la complessità dell’opera. Fra i nostri invitati abbiamo avuto Fedele D’Amico, Marcel Detienne, Anthony Burgess, Guido Lopez, Giulio Carlo Argan e Giovanni Raboni”
Tutti personaggi che saranno presenti nel suo libro Oltre il Foyer, che sarà pubblicato il prossimo autunno, assieme a tanti artisti. Che cosa racconta di loro?
“Non voglio rivelare niente per non rovinare la sorpresa. Ma contiene aneddoti ed episodi che riguardano tutti i grandi personaggi che ho conosciuto in questi 40 anni. Claudio Abbado, Jacques Pretre, Francio Fornari, Anthony Burgess, Umberto Eco, Gillo Dorfles. Sono Epifanie letterarie. La grande attrice Valentina Cortese mi invitò a trascorrere la notte nella sua camera di albergo a Venezia, perché non c’erano stanze libere, in una confusione di ritratti, ventagli, turbanti: un principe russo preparava i suoi bauli. Ci demmo appuntamento per la settimana successiva in una villa di campagna vicino a Milano: ‘Ci raggiungerà Gregory Peck’, mi disse”.
Che cosa pensa del momento attuale e come vede il futuro?
“Bisogna vivere la propria epoca, le qualità e i difetti che comporta, solo con la costanza si riesce a costruire. Il presente deve unirsi con il passato, e con il futuro. Dobbiamo accompagnare i giovani alle prese con tanta velocità: loro possono aiutare noi ad affrontarla. La velocità va benissimo se si sa sfruttarla, ci vuole un punto di riferimento. Non dobbiamo mai fermarci, ma andare avanti, proseguire il nostro lavoro. È vero che un tempo il mondo non era terribile da infarto, mozzafiato, come ora, anche per chi fa l’indifferente: basta guardare questa gente, questi ragazzi che arrivano dalla Siria…”.