I l genio dell'impressionismo Claude Monet custodiva un tesoro segreto di opere d'arte, che solo da oggi - nuovamente riunito - sarà visibile a tutti nella sua totalità.
Per la prima volta si potranno ammirare assieme capolavori di Renoir, Cézanne, Boudin, Delacroix che l'artista collezionò nel corso della vita. Sono i quadri che comprava per se stesso: "Sono un egoista. La mia collezione è solo per me e per qualche amico" dichiarò ad alcuni giornalisti in visita al suo casolare normanno di Giverny. Alcuni tra loro ebbero il privilegio di ammirare le opere raccolte e di apprendere da Monet stesso le circostanze della loro acquisizione.
L'ìnventario distrutto nella guerra
Eppure, malgrado tali testimonianze, "molto poco si sapeva di questa collezione", ha raccontato Marianne Mathieu, che assieme a Dominique Lobstein ha curato la mostra che si inaugura oggi al Museo Marmottan Monet di Parigi, dove resterà aperta fino al 14 gennaio 2018.
Quando Monet morì, nel dicembre 1926, i periti ne inventariarono i beni ma la documentazione andò distrutta durante la seconda guerra mondiale. Si è dovuto ricominciare da zero. Per ricostruire la collezione artistica di Monet, Mathieu e Lobstein hanno fatto appello a tutte le fonti documentarie accessibili: cataloghi, verbali di vendita, inventari, corrispondenze, libri mastri delle gallerie. Un lavoro da formiche che ha portato a ricostruire una lista di 120 opere, e una cronologia che "mette in prospettiva la formazione della collezione con la vita di Monet", spiega ancora la Mathieu.
Regali, scambi e acquisti
Al principio della carriera, Monet non aveva i mezzi per acquistare i quadri, e quelli che acquisì gli venivano regalati da artisti amici. A questa fase seguì quella degli scambi. Nel 1884, per esempio, Monet dona alla pittrice Berthe Morisot un bel paesaggio italiano di Bordighera per la casa che lei sta mettendo su. Nel 1895, alla morte di Berthe, la figlia Julie Manet in accordo alle volontà della madre offre a Monet la scelta di un quadro fra i 300 di una retrospettiva. E lui prenderà "Julie Manet et sa Levrette Laërte".
Più complessa la storia dell'acquisizione di un quadro da Camille Pissarro. Monet gli aveva prestato 15 mila franchi per l'acquisto di una casa, ma in cambio volle il quadro "Paysannes plantant de rames", già assai apprezzato dalla critica dell'epoca. Però c'era un problema: Pissarro lo aveva regalato alla compagna Julie, che si rifiutava di cederlo. Ostinato, alla fine Monet la spuntò. Particolare significativo è che il quadro richiama fortemente artisti come Seurat e Signac e s'ispira al neoimpressionismo, movimento con cui Monet si rifiutava di esporre: è la testimonianza del differente approccio fra il suo io artistico e quello collezionistico.
Arriva, poi, la fase in cui Monet dispone dei mezzi per permettersi di comprare bene. E prenderà quegli artisti che finalmente riconosce come "suoi maestri". Compra presso gallerie o alle vendite all'asta: Eugène Boudin, paesaggi di Delacroix e Corot (per "Ariccia, Palazzo Chigi" sborsa la somma consistente di 5 mila franchi).
Ma dal 1890 si orienta verso i suoi contemporanei e ricerca i Renoir e i Cézanne. Del primo predilige i nudi, genere in cui lui non si è cimentato, ma anche tele di gusto orientalista come "La Moschea. Festa araba" del 1881, che non esita a pagare 10 mila franchi. Di Cézanne acquisterà complessivamente dodici opere, spendendo 6.750 franchi per la sola "Neve sciolta a Fontainebleau" (oggi al MoMA). E in camera da letto appese l'olio "Il negro Scipione", che da San Paolo del Brasile ha fatto momentaneo ritorno a Parigi per la mostra: "Monet collectionneur".