I 40 anni di "Heroes", quando Berlino salvò Bowie
I 40 anni di "Heroes", quando Berlino salvò Bowie
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La nascita della canzone

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Il disco che cambiò il panorama musicale

Oggi, un altro universo

"Berlino, il mio rifugio"

Oggi accanto al portone di Hauptstrasse 155 c'è un fiore che qualcuno ha lasciato per David, scomparso poco più di un anno fa. E c'è un targa: "Qui abitò dal 1976 al 1978 David Bowie. In questo periodo nacquero gli album "Low", "Heroes" e "Lodger", entrati nella storia come "Trilogia berlinese"". David viveva qui, al primo piano, con la sua assistente (con la quale ogni tanto divise, così si dice, anche il letto), e per qualche mese anche con l'amico di sempre, Iggy Pop. Un "edificio ordinario di vecchia data, dipinto di un desolante colore grigiastro e di giallo", come concedono finanche le guide turistiche berlinesi più affabili. Pare che quando la sua assistente gli mostrò la casa la prima volta, Bowie abbia risposto "stai scherzando?". Dopo imparò ad amarla. Tanto da dedicarle un verso importante di uno dei brani più importanti di "Low", ossia Sound & Vision: "Blue, electric blue, that is the color of my room?". Pochi metri avanti c'è un locale chiamato "Neues Ufer". Ai tempi di Bowie il nome era, non per caso, "Anderes Ufer", l'altra sponda: era il primo locale gay-lesbo di Schoeneberg. Qui David e Iggy consumavano le loro colazioni, normalmente in orari in cui altri avevano pranzato da ore, e la sera affogavano, più o meno, nel whisky. Oggi è, comprensibilmente, un locale "a tema": foto di Bowie su tutte le pareti, persino delle piccole statuine con il volto segnato dal fulmine colorato di uno dei suoi alter-ego, Aladdin Sane.

Via da Berlino senza lasciarla

Il crollo del Muro

"La vergogna stava dall'altra parte"

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