C ampobasso - Comparsa con i sanniti, raccontata da Plinio il Giovane, Gabriele D'Annunzio e Ignazio Silone, oggi la Transumanza, è praticata da una secolare famiglia di allevatori: i Colantuono di Frosolone (Isernia). Partiti il 25 maggio, circa 300 bovini di razza podolica che hanno svernato a San Marco in Lamis, in provincia di Foggia, sono arrivati sui pascoli della provincia di Isernia, a 1.400 metri di altitudine, dopo aver attraversato ventidue comuni e tre province (Foggia, Campobasso e Isernia). Circa 180 chilometri che gli animali e i 19 mandriani, tutti discendenti dei Colantuono, hanno percorso insieme, lentamente, sulle 'strade d'erba', oggi in gran parte asfaltate o cementificate. "Il 60% del percorso non esiste piu'" dice all'Agi Carmelina Colantuono, che da anni ha assunto il ruolo di capo carovana, caso piu' unico che raro per un lavoro riservato ai soli uomini.
La dura vita del buttero, centinaia di animali e di chilometri
"In Puglia - spiega - i Tratturi sono scomparsi inghiottiti da strade e case - mentre in Molise sono ancora quasi interamente intatti". Le 'autostrade della pastorizia' fino agli inizi del novecento sono state fonte di ricchezza, di dazi e di interscambi commerciali e sociali. Il fenomeno piu' consistente, in Italia, era quello che interessava l'Abruzzo e il Molise con la Puglia. Centinia di migliaia di ovini e bovini attraversavano il Celano-Foggia il L'Aquila-Foggia, il Castel di Sangro-Lucera e decine di altri tratturelli di collegamento in autunno per raggiungere i miti pascoli pugliesi, a primavera per tornare all'erba fresca in quota.
L'avventura dei butteri, cowboy all'italiana - FOTO
"Durante i quattro giorni di viaggio - aggiunge la signora Colantuono - praticamente non si dorme mai. Alla mandria bastano due ore di riposo; la notte dobbiamo tenerla a bada perche' non possiamo attraversare le strade. Dove il percorso e' in campagna, allora ci muoviamo alle primi luci dell'alba". Un incedere lento, ma costante, scandito dalle soste per abbeverare e dare il foraggio agli animali.
Quando Buffalo Bill fu sconfitto dai cowboy all'italiana
"Cosi facciamo da almeno cinque generazioni - sottolina con soddisfazione la cow-girl -, per quello che siamo riusciti a ricostruire". Nei decenni i Colantuono si sono divisi tra la Puglia dove possiedono un azienda di 500 ettari in corpo unico e il Molise, con una proprieta' che raggruppa circa 400 ettari in piu' appezzamenti. "Il nostro allevamento - rimarca - non supera i 500 capi perche' non ci interessa l'intensivita'. Dalle nostre mucche vogliamo solo latte con proprieta' organolettiche superiori, che rende il doppio nella caseificazione, lavorato a crudo e rigorosamente a mano, da cui ricaviamo circa 10 quintali di formaggi al giorno. Per questo il prodotto finale e' unico, perche' dipende dalle stagioni, dal clima e da quello che mangiano gli animali, che non conoscono le stalle, vivono all'aperto e pascolano tra le essenze che seminiamo secondo le loro preferenze. La nostra filosofia - conclude Carmelina Colantuono - resta quella che abbiamo ereditato dai nostri avi e non la cambieremo mai". (AGI)