R oma - L'antica Roma è uno dei periodi storici più amati, visitati e saccheggiati dal cinema. I titoli di pellicole che in oltre 100 anni di storia della settima arte hanno trattato vicende dell'epoca dei Cesari, della Roma repubblicana o quella mitologica di Romolo e Remo si sono susseguite senza sosta. Tra le tante, abbiamo deciso di selezionarne 10, più un paio molto significative nella nostra cinematografia. Senza pretesa di voler dare una classifica di importanza, popolarità, qualità o altro, ci siamo limitati a indicare alcuni titoli che hanno fatto la storia del cinema, accanto ad altri che hanno avuto il grande consenso del pubblico e altri ancora che, per diversi motivi, occupano un posto particolare nella storia del cinema.
Per motivi cronologici, partiamo da 'Cabiria', film muto del 1914 diretto da Giovanni Pastrone, considerato il più grande kolossal e il più famoso film italiano (e uno dei più noti al mondo) del cinema muto.
Girato a Torino negli stabilimenti sulla Dora Riparia e nelle Valli di Lanzo, fu il più lungo film italiano prodotto dei suoi tempi (3.500 metri di lunghezza circa per tre ore e dieci minuti di spettacolo) e anche, di gran lunga, il più costoso: un milione di lire-oro, a fronte del finanziamento medio per un film dell'epoca di cinquantamila lire. Partendo da un suo soggetto che narrava le vicende di una fanciulla durante la seconda guerra punica, Pastrone ricavò delle "scene" intervallate da didascalie "letterarie" per le quali volle al suo fianco come sceneggiatore Gabriele D'Annunzio, che accettò l'incarico per ripianare parte dei propri debiti, e che conferì alla storia una nobiltà altrimenti assente. Fu proprio D'Annunzio a ideare il nome "Cabiria", "nata dal fuoco", e a volerlo come titolo della pellicola, in quanto nome della protagonista che il dio Moloch vuole sacrificare. Sebbene però l'intera sceneggiatura sia stata attribuita a D'Annunzio, in realtà il poeta si limitò ad inventare i nomi dei personaggi e a comporre le auliche didascalie. Una curiosità: in 'Cabirià comparve per la prima volta il personaggio di Maciste, l'imbattibile gigante buono coi deboli e spietato coi cattivi, interpretato dallo scaricatore del porto di Genova Bartolomeo Pagano, nato dall'idea di Giovanni Pastrone e di Gabriele d'Annunzio.
Dal primo kolossal a quello più famoso: 'Ben-Hur' del 1959 diretto da William Wyler, con Charlton Heston nel ruolo del protagonista.
Ispirato all'omonimo romanzo del generale Lew Wallace, narra la storia del principe ebreo Judah Ben-Hur (in italiano detto Giuda), tradito dal suo vecchio amico d'infanzia, il tribuno romano Messala. Ben-Hur troverà la sua vendetta in occasione della grandiosa corsa delle quadrighe al Circo di Gerusalemme, una delle più spettacolari scene d'azione della storia del cinema. Assieme a 'Titanic' (1997) e a 'Il Signore degli Anelli - Il ritorno del re' (2003) è il film premiato con il maggior numero di Oscar, ben 11.
Altro film la cui fama non si è mai attenuata è 'Quo vadis?', pellicola del 1951 di Mervyn LeRoy, adattamento di S.N. Behrman, Sonya Levien e John Lee Mahin del romanzo storico omonimo di Henryk Sienkiewicz, vincitore del premio Nobel per la letteratura nel 1905.
Nel film, distribuito dalla Metro-Goldwyn-Mayer e girato prevalentemente a Roma, recitano attori di fama internazionale come Robert Taylor, Deborah Kerr, Leo Genn e Peter Ustinov. A differenza di 'Ben-Hur', la pellicola ebbe un rapporto pessimo con gli Oscar: ottenne 8 nomination senza riuscire a vincere alcun premio. Per il ruolo di Nerone, Peter Ustinov vinse il Golden Globe come miglior attore non protagonista. La pellicola, come tutti i film americani sulla storia di Roma, contiene numerose inesattezze. Per esempio, Nerone prima di uccidersi strangola la moglie Poppea. In realtà Nerone uccise sua moglie nel 65 d.C. con un calcio in pancia, tre anni prima della sua morte. San Paolo è un martire e quindi morto per decapitazione secondo la tradizione evangelica, ma nel film sopravvive, mentre Tigellino, guardia del corpo di Nerone, viene ucciso da un pretoriano poco prima della morte dell'imperatore. In realtà fu costretto al suicidio l'anno dopo la morte di Nerone, nel 69 d.C.. In quanto al filosofo Seneca, fu costretto da Nerone a tagliarsi le vene, ma nel film sopravvive. Nel finale, Nerone, si uccide aiutato da Atte nel 65. d.C. in realtà, muore 3 anni dopo, il 9 giugno del 68. d.C. aiutato da un suo schiavo e segretario Epafrodito all'età di 30 anni. L'incendio di Roma del 64. d.C., infine, è durato in realtà 9 giorni (18-luglio) mentre nel film dura un giorno.
Passando di mito in mito, segnaliamo un film in cui teatro e cinema si sposano egregiamente e trovano l'apoteosi nell'interpretazione di un gigante, Marlon Brando. Si tratta di 'Giulio Cesare', film del 1953 di Joseph L. Mankiewicz che vede nel cast anche James Mason, John Gielgud e Louis Calhern.
Mankiewicz fu il primo a trasporre per il cinema la celebre tragedia teatrale di William Shakespeare, ottenendo nel 1954 l'Oscar per la migliore scenografia ed altre 4 nomination. Nel cast ricco di grandi attori affermati, si distinse per potenza quella del giovane Marlon Brando nel ruolo di Marco Antonio. Per Brando si trattò della terza nomination consecutiva all'Oscar dopo 'Un tram che si chiama desiderio' del 1952, 'Viva Zapata!' del 1953 e prima dell'Oscar vinto nel 1955 per 'Fronte del porto'.
Nella storia del cinema un posto importante lo ricopre 'Cleopatra', kolossal del 1963 anch'esso diretto da Joseph L. Mankiewicz su sceneggiatura dal libro di Carlo Maria Franzero. Il film è famoso, al di là del suo valore, perchè nel corso della lavorazione a Cinecittà Elizabeth Taylor incontrò Richard Burton (che sostituì sul set Stephen Boyd per il ruolo di Antonio) e i due iniziarono una burrascosa relazione che divenne immediatamente di dominio pubblico e scatenò uno scandalo.
Il film, nel cui cast ci sono anche Rex Harrison (che sostituì Peter Finch nel ruolo di Cesare), Roddy McDowall e Martin Landau, narra delle lotte di Cleopatra, la giovane regina d'Egitto, per resistere alle ambizioni imperialiste di Roma e dei due amori della sua vita, Giulio Cesare e Marco Antonio. Il film è celebre per aver quasi mandato in fallimento la 20th Century Fox: il costo iniziale stimato era di 2 milioni di dollari, ma ne costò oltre 44 milioni. Le riprese iniziarono a Londra nel 1960. Mankiewicz entrò nella produzione dopo le dimissioni del precedente regista (Rouben Mamoulian), che aveva in mente l'attrice afroamericana Dorothy Dandridge per il ruolo principale. Mankiewicz "ereditò" un film che aveva già superato di 5 milioni di dollari il budget previsto, oltre ad avere moltissimi problemi, soprattutto perchè i due attori originariamente scelti per impersonare Cesare (Peter Finch) ed Antonio (Stephen Boyd) lasciarono il film per altre produzioni. Mankiewicz fu inoltre licenziato durante la lavorazione, salvo essere riassunto quando nessun altro volle assumersi la responsabilità di portare a termine la pellicola. Elizabeth Taylor venne scritturata con un contratto pari a un milione di dollari, un record per l'epoca, con l'aggiunta di altri sette milioni di dollari come percentuale sugli incassi (il tutto pari a oltre 47 milioni di dollari odierni). L'attrice si ammalò di polmonite durante le riprese e fu necessario ricoverarla d'urgenza in ospedale, dove le venne praticata una tracheotomia per salvarle la vita. La produzione dovette essere trasferita a Roma dopo sei mesi, in quanto il clima inglese pregiudicava la guarigione della Taylor e deteriorava i set, particolarmente le piante esotiche.Il taglio ed il montaggio delle scene girate da Mankiewicz ridusse dapprima il film alla durata di quattro ore (delle sei totali) ma, su richiesta degli studios e nonostante le obiezioni del regista, furono operati ulteriori tagli che lo ridussero a poco più di tre ore.
La storia del cinema riserva anche delle sorprese. E così si scopre che uno dei registi di culto italiani, inventore degli spaghetti-western come Sergio Leone diresse il suo primo film nel mondo dell'antica Roma. Nel 1959 subentrò infatti alla regia di 'Gli ultimi giorni di Pompei' a Mario Bonnard.
Il film è una trasposizione del romanzo storico 'Gli ultimi giorni di Pompei' del 1834 di Edward Bulwer-Lytton. Sullo sfondo dell'eruzione del Vesuvio del 79 d.C., che distrusse le città di Ercolano e Pompei, si svolge la storia d'amore fra un centurione romano ed una giovane cristiana. Realizzato negli stabilimenti Cea di Madrid e Cinecittà di Roma, il film, inizialmente diretto da Mario Bonnard, fu portato a termine da Sergio Leone, alla sua prima regia (precedentemente era stato aiuto-regista o direttore della seconda unità), per il forzato abbandono del primo regista a causa di una malattia. La sceneggiatura del film è di Sergio Corbucci, Ennio De Concini, Robert Dillon, Luigi Emmanuele, Sergio Leone, Sandro Leoni, Ray Russell, Duccio Tessari.
L'ultimo film-culto in ordine di tempo ad aver conquistato pubblico e Oscar è 'Il gladiatore', diretto nel 2000 da Ridley Scott e interpretato da Russell Crowe, Joaquin Phoenix, Connie Nielsen, Richard Harris, Oliver Reed e Tomas Arana.
Crowe interpreta il fedele generale Maximus (italianizzato in "Massimo"), che viene tradito quando Commodo, l'ambizioso figlio dell'imperatore, assassina il padre e s'impossessa del trono. Ridotto in schiavitù, Massimo ricompare nell'arena tra le file dei gladiatori per vendicare l'assassinio della sua famiglia e del suo imperatore. La pellicola ha ottenuto un grosso successo al botteghino, ricevendo recensioni generalmente positive e risultando vincitore di cinque Premi Oscar e di molti altri riconoscimenti. Benchè la verosimiglianza dell'ambientazione storica sia stata oggetto di molta cura, il film ha spesso interpretato in modo molto libero quanto tramandato dalle fonti storiche e vi sono vari dettagli che presentano incongruenze e numerosi falsi storici. Il periodo nel quale il film viene ambientato, rappresenta la fine del regno dell'imperatore romano Marco Aurelio e quello successivo del figlio Commodo, ultimo princeps della dinastia degli Antonini (dal 180 al 192 d.C.). Una di queste incongruenze è, per esempio, la morte di Marco Aurelio, padre di Commodo, che nel film muore soffocato dal figlio; nella realtà storica, invece, Marco Aurelio muore a causa di una malattia (forse della stessa peste antonina che flagellò l'Impero romano per un ventennio) nella fortezza legionaria di Vindobona o nella città di Sirmium, il giorno 17 marzo 180 d.C. Commodo succedette sul trono a Marco Aurelio nel 180 d.C. e, dodici anni dopo, fu effettivamente ucciso da un gladiatore, anche se non nell'arena: fu strangolato nel bagno dal suo istruttore, il maestro di gladiatori Narcisso, coinvolto in una congiura in cui ebbe un ruolo chiave la cristiana Marzia, cugina e amante di Commodo.
Il mondo dell'antica Roma ha affascinato anche grandi autori. Tra questi Federico Fellini che nel 1969 ha realizzato una sua versione del Satyricon di Petronio basandosi su 'La vita quotidiana a Roma all'apogeo dell'Impero' del 1939 di Jerome Carcopino.
Scritto e diretto dal regista riminese e co-sceneggiato da Bernardino Zapponi, liberamente tratto dall'omonima opera dello scrittore latino Petronio Arbitro, 'Fellini Satyricon' è per definizione dello stesso regista "un saggio di fantascienza del passato". La critica, però, fu spiazzata dallo sperimentalismo narrativo di tipo onirico che Fellini adottò nel film. In realtà il regista aveva intenzione di prendere l'opera petroniana semplicemente come spunto per descrivere, attraverso il fasto decadente della Roma imperiale dell'epoca, la decadenza stessa insita nella nostra civiltà occidentale moderna e contemporanea. Una curiosità: in questo film fece il suo debutto un giovane Alvaro Vitali nel ruolo di Giulio Cesare.
In tema di grandi autori, nel 1960 anche Stanley Kubrick si cimenta in una storia ambientata nell'antica Roma., 'Spartacus'. Tratto dall'omonimo romanzo di Howard Fast del 1952, narra la vita dello schiavo che nel I secolo avanti Cristo sfidò la Repubblica romana.
Fortemente voluto da Kirk Douglas, protagonista e produttore, 'Spartacus' fu affidato inizialmente alla regia di Anthony Mann, che però dopo breve tempo fu licenziato da Douglas e sostituito alla regia da Kubrick, dal quale Douglas era già stato diretto tre anni prima in 'Orizzonti di gloria'. Si tratta del primo lungometraggio a colori del regista (che aveva già diretto il cortometraggio 'The Seafarers'" a colori). Una nota importante: la sceneggiatura è di Dalton Trumbo, costretto a scrivere sotto falso nome perché finito nel mirino della commissione del senatore McCarthy; fu lo stesso Douglas a volere che lavorasse per questa pellicola e in seguito, fece reinserire il suo vero nome nei titoli. Con l'inserimento del nome di Trumbo nei titoli, s'incrinò per la prima volta la regola non scritta che vietava di far lavorare a Hollywood coloro che fossero finiti nelle liste maccartiste. In seno al film allestì la magistrale scena in cui l'arrogante generale Crasso pronuncia la celeberrima e minacciosa frase comunicando a Sempronio Gracco ciò che la sua vittoria significherà: "In ogni città e provincia liste di dissidenti sono già compilate."; Gracco risponde di immaginare che il suo nome sarà presente nella lista; Crasso risponde "In testa!".
Tra i film ambientati nell'antica Roma, un posto particolare lo occupa 'Caligola', pellicola successivamente ridistribuita con il titolo 'Io, Caligola'. In sintesi si può dire che è un'opera del 1979 diretta da Tinto Brass, con scene aggiunte riprese da Giancarlo Lui e dall'editore di Penthouse, Bob Guccione, che ne fu il produttore.
Il film, basato su una sceneggiatura di Gore Vidal, venne co-finanziato dal magazine per adulti Penthouse e prodotto da Guccione con l'italiano Franco Rossellini. La fama di 'Io, Caligola' è legata alle vicissitudini, agli scandali e alle azioni giudiziarie che lo hanno accompagnato fin dalle prime fasi realizzative. Lo scrittore Gore Vidal aveva realizzato una sceneggiatura per Roberto Rossellini, intenzionato a fare una miniserie televisiva su Caligola. Il nipote Franco Rossellini pensò di servirsi della sceneggiatura di Vidal per produrre un film storico a basso costo. Per trovare dei fondi, Vidal si rivolse all'editore di Penthouse, Bob Guccione, che accettò di finanziare il film a condizione di inserire più scene erotiche e di nudità per promuovere la sua rivista. Lo scenografo di Federico Fellini, Danilo Donati, venne chiamato ad occuparsi dei set e dei costumi. Attori di talento come Malcolm McDowell, Helen Mirren, Peter o'Toole e Sir John Gielgud entrarono a far parte del cast. Il ruolo di Drusilla andò inizialmente a Maria Schneider, ma questa, a causa delle numerose scene di nudo e di sesso presenti nel copione, decise di abbandonare il film e venne sostituita da Teresa Ann Savoy, che aveva già lavorato con Brass in 'Salon Kitty'. Le riprese cominciarono nel settembre 1976 e subito iniziarono i problemi. Lo scenografo Donati fu costretto a lavorare frettolosamente, Brass intervenne pesantemente sul copione e, per non perdere tempo e denaro, improvvisò nuove sequenze. La produzione subì diversi ritardi a causa dei disaccordi tra Brass e Donati scaturiti dal fatto che Brass non utilizzò i set completi di Donati e da quelli tra Brass e Guccione che erano in disaccordo sul contenuto sessuale del film. Inoltre Brass non era per niente contento della sceneggiatura di Vidal. Quando il film entrò in fase di post-produzione, Guccione assunse il totale controllo della pellicola, licenziò Brass e chiese all'amico Giancarlo Lui di aiutarlo a rimontare la pellicola. Alcune delle scene riprese da Brass vennero rimpiazzate con del materiale pornografico girato ad hoc da Lui. Il film che ne venne fuori risulta molto lontano dalla visione originale di Brass e dello stesso Vidal. Nel 1981, Anneka Di Lorenzo, che interpretò il ruolo di Messalina, denunciò Guccione per molestie sessuali. Dopo una lunga controversia, nel 1990 un tribunale dello stato di New York ha condannato Guccione a pagare un risarcimento danni di 60 mila dollari più 4 milioni di dollari.
Tra i film sull'antica Roma girati in Italia, due sono particolarmente interessanti perchè affrontano il tema in maniera comica e sono ormai dei cult-movie: 'Mio figlio Nerone' e 'S.P.Q.R. - 2000 e 1/2 anni fa'. Il primo è un film del 1956 diretto da Steno e interpretato da Alberto Sordi, Vittorio De Sica, Gloria Swanson e Brigitte Bardot.
E' la storia rivista e grottesca dell'imperatore Nerone secondo Steno: un uomo immaturo e sciocco influenzato dalla madre Agrippina e dal tutore Seneca. Questi due, inizialmente avversari, si alleano e coinvolgono Poppea alla quale concedono di sposare Nerone a condizione che quest'ultimo smetta di cantare, definendolo vocalmente un cane. Nerone, ascoltate queste parole, in preda alla follia brucia l'intera città di Roma e uccide Agrippina, Poppea e Seneca, continuando a tormentare col suo canto i loro busti marmorei. Il rapporto tra attori e produttori del film non fu facile da gestire. Come dichiarò Steno molti anni dopo, Gloria Swanson (Agrippina) non legò nè con Sordi, nè soprattutto con Brigitte Bardot (Poppea), verso la quale dimostrò un'inequivocabile e costante gelosia. Il regista affermò inoltre che la Swanson non capì per nulla l'umorismo nero del film, al punto di giudicarlo come il peggior film della sua carriera. Per il ruolo di Poppea era inizialmente stata pensata la più famosa Anita Ekberg, al posto dell'allora semisconosciuta Brigitte Bardot
Di diverso tenore è 'S.P.Q.R. - 2000 e 1/2 anni fa' diretto nel 1994 da Carlo Vanzina e scritto insieme al fratello Enrico.
La sceneggiatura è basata sulla trasposizione delle vicende di 'Mani pulite' nell'età della Roma antica, nel tentativo semiserio di dimostrare che l'allegra gestione della cosa pubblica ha subito ben poche mutazioni negli ultimi due millenni. La critica è stata decisamente positiva nei confronti del film, ma generalmente rimproverando al regista l'impiego di Leslie Nielsen, poco convincente nei panni dell'antico romano e la mediocre riuscita della satira politica e di costume rispetto al potenziale che il soggetto offriva. Christian De Sica e Massimo Boldi sono i mattatori nella pellicola che incassò l'equivalente di 10 milioni di euro, al punto che fu realizzata una serie tv con Antonello Fassari e Nino Frassica. (AGI) .