R oma - L'archeologia e la ricerca scientifica come un ponte fra la civilta' italiana e persiana: le racconta una mostra inaugurata oggi al Museo d'Arte Orientale a Roma in occasione della visita del presidente iraniano, Hassan Rohani. Patrocinata dall'AGI, la mostra e' stata promossa dall'Ismeo, dall'Istituto Culturale dell'Ambasciata della Repubblica Islamica dell'Iran e dal Museo Nazionale d'Arte Orientale 'Giuseppe Tucci': "La ricerca archeologica italiana in Iran. Scavi e restauri" ripercorre con l'esposizione di centinaia di fotografie per lo piu' inedite le innumerevoli attivita' degli studiosi. "Gli archeologi italiani ci hanno aiutato ad accrescere la consapevolezza di essere iraniani, un Paese ricco di storia ed antica civilta' proprio come il vostro", ha affermato Hesamodin Ashna, consigliere culturale del presidente Rohani, inaugurando la mostra.
Il vice presidente e direttore scientifico dell'Ismeo, Adriano Rossi, ha ricordato i viaggi che il fondatore dell'Eni Enrico Mattei e il grande orientalista Giuseppe Tucci "fecero alla fine degli anni Cinquanta del secolo scorso nell'Iran ormai entrato nella fase della modernizzazione dell'industria petrolifera". "La gratitudine iraniana all'apertura egalitaria che - primo al mondo - Enrico Mattei propose nella divisione dei proventi del petrolio produsse i presupposti per una intensificata presenza culturale italiana in quel paese".
Gli scavi degli archeologi italiani in Iran cominciarono dal '58-59 nel Sistan. Poi segui' una feconda stagione di studi e restauri a Persepoli, Pasargade, Esfahan. "L'idea italiana di usare l'abilita' tecnica iraniana, i materiali iraniani, i suggerimenti degli antichi autori iraniani sui loro stessi monumenti - ha sottolineato Rossi - produsse una cosi' tenace esperienza di confronto tra le due grandi tradizioni artistiche da lasciare nel tempo tracce materiali e scuole di tecnologia italo-iraniane che ancora oggi ripetono e perfezionano la lezione di quei maestri". C'e' una massa documentaria ancora da esplorare, tramandata fino a oggi, che "e' eredita' comune dell'Iran, dell'Italia e del mondo e il rifondato Ismeo - ha proseguito Rossi - riconosce il proprio dovere di mettere a disposizione degli studiosi internazionali tutte le proprie esperienze e tutti i dati che sono rimasti finora inediti".
Ashna ha auspicato che la collaborazione scientifica con gli studiosi italiani prosegua "perche' si tratta anche di una collaborazione fra due civilta'"; si e' augurato, inoltre, che l'Iran possa dotarsi di un sistema museale anche attraverso il sostegno internazionale "perche' non solo i progetti relativi al petrolio sono importanti". "Nel nostro Paese c'e' bisogno di un cambiamento di mentalita' riguardo alla conservazione delle antichita' e dei beni paesistici - ha aggiunto - troppo spesso sacrificati nei processi di urbanizzazione. E' necessario pure sviluppare la tecnologia, l'esperienza e la sensibilita' per il restauro e la conservazione", settori in cui l'Iran ribadisce di contare sull'opera degli italiani. (AGI)