S ette italiani su dieci fanno errori grammaticali. “Pultroppo”. Lo rivela un’indagine condotta da Libreriamo, in occasione della XVII Settimana della lingua italiana nel mondo, su circa 8000 italiani di età compresa tra i 18 e i 65 anni. Tra gli errori più frequenti, ci sono “qual’è”, “pultroppo”, “propio”, “avvolte”, “al linguine” senza dimenticare gli imperdibili “c'è ne” e “c'è né”. Per dirla in numeri, gli errori degli italiani variano dall’apostrofo (45%), al congiuntivo (34%) fino alla punteggiatura (31%). Secondo la ricerca, il problema è frutto dell’abuso di internet, che ha reso gli italiani incapaci di scrivere e di formulare a volte un ragionamento sensato.
A lezione di italiano
Ma quali sono gli errori più comuni? E quale la forma giusta?
“Qual è" o "qual’è"? (76%)
L’apostrofo in questo caso non va messo, infatti “QUAL È” si scrive senza. Sempre.
L’apostrofo (68%)
Quando si mette? Semplice, con tutte le parole femminili, quindi: “UN'amica" sì e “UN amico" no.
L’uso del congiuntivo (69%)
Mette sempre a dura prova gli italiani. L’importante non è "che HAI superato l’esame” ma “che tu lo ABBIA superato”.
I pronomi (65%)
Un altro grande scoglio degli italiani. “GLI ho detto che era molto bella”. In questo caso, in riferimento ad una persona di sesso femminile, bisogna usare il pronome “LE”: “Le ho detto che era molto bella”.
Uso della C o della Q (58%)
Se nella lingua parlata l’errore non si nota, nello scritto è tutta un’altra storia. Non si scrive “evaquare l’edifico”, ma “EVACUARE l’edificio”. Allo stesso modo “il mio reddito è profiquo” è sbagliatissimo. Si scrive “il mio reddito è PROFICUO”.
Ne o né (47%)
Questo è un altro di quegli errori “da penna rossa”. L’accento su “NÉ” si utilizza quando questo vuole essere utilizzato come negazione.
Un po, un po’ o un pò? (39%)
La parola “pò” con l’accento risulta sempre più diffusa. La grafia corretta è “UN PO'” con l’apostrofo, perché la forma è il risultato di un troncamento: “Un po’ di formaggio grazie”.
Quale congiunzione usare tra “e o ed” e “a o ad” (35%)
La semplice aggiunta della ‘d’ eufonica deve essere fatta solo nel caso in cui la parola che segue cominci con una vocale. Quindi: “Vado AD Amburgo” o “Era felice ed entusiasta” sono frasi corrette. I
Daccordo o d'accordo (31%)
In italiano la parola esatta si scrive con l'apostrofo: "andare D'ACCORDO”.
Gli italiani e la grammatica creativa
Molti degli strafalcioni hanno un non so che di affascinante. Gli italiani riescono a superarsi e a confezionare parole nuove in maniera creativa. Vediamo un po' di 'chicche'.
- Non è raro che un’estetista scriva in chat che deve “fare la ceretta al linguine” (13%)
- C’è chi persino “avvolte si arrabbia” (27%) e “avvolte lascia perdere” dimenticandosi che “a volte” è meglio restare a casa “avvolti dalla coperte”
- “Pultroppo” (23) è un altro errore che purtroppo si nota spesso nei commenti della gente
- Allo stesso modo molte volte capita di leggere “propio bene” (19%) al posto di “proprio bene”
- “Andiamo a mangiare una salciccia” (17%). La forma corretta è “salsiccia” perché la parola deriva dal latino salsicia.
- E per tagliarla molte volte, soprattutto a Roma, viene usato il “cortello” (15%) invece del “coltello”.
La lingua italiana prevede anche tante abbreviazioni, tutte figlie della messaggistica sms. Ecco le più diffuse:
- “X concludere”: l’uso inappropriato della x, sarebbe da abolire e ritrovare la forma più corretta “per concludere”.
- “Mi piace tt questo” (35%) invece di “mi piace tutto questo”
- “Nn sopporto chi scrive così” (34%) al posto di “non sopporto chi scrive così”.
Quanti sono gli analfabeti funzionali
Secondo uno studio realizzato dal Survey of Adult Skills (PIAAC) in Italia solo gli analfabeti funzionali, ovvero le persone capaci di leggere e scrivere ma con difficoltà nel comprendere testi semplici, raggiungono il 28%, uno dei tassi più alti in Europa. Un dato preoccupante, che rappresenta lo specchio di una situazione ben più grave. Ma come si può affrontare la problematica della grammatica in Italia? Leggere con regolarità (76%), scrivere a mano (43%) ed evitare neologismi nel parlato (35%) sono alcuni dei segreti per migliorare.
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La colpa è di Internet (ma non solo)
“Questo è un problema che viene troppo spesso sottovalutato – afferma Saro Trovato, sociologo e fondatore di Libreriamo –. Non è possibile commettere certi errori e soprattutto non è accettabile che a farli siano soprattutto i giovani. Questo è figlio di un cattivo uso di internet e dei social, che oramai sono diventati la prima fonte di svago per i giovani, sottraendo tempo allo studio della nostra lingua. La rete invece, se utilizzata nel modo corretto, può contribuire a risollevare questa tendenza negativa. Infatti l’obiettivo di Libreriamo è quello di rendere il mondo della letteratura meno elitario tramite i social, utilizzando la rete per avvicinare le persone ai libri, perché solo attraverso la cultura e lo studio della lingua è possibile risolvere questa problematica.”