I calcoli matematici? Lasciamoli ai computer. Gravare ancora gli studenti con complesse divisioni, o con la soluzione di equazioni fatte a mente, è “un grave errore”, una perdita di tempo clamorosa. Lo sostiene da sempre l’esperto di tecnologie britannico Conrad Wolfram, 47 anni, fondatore di CBM (Computer-Based Maths) il cui scopo è la ‘rifondazione’ della didattica matematica, il quale rilancia oggi la sua tesi in una intervista pubblicata dal quotidiano spagnolo ‘El Pais’, in cui afferma che l’80% di quel che si apprende nei corsi di matematica non serve a niente.
“I matematici mi odieranno perché dico questo, ma prima dei computer - osserva Wolfram - le matematiche non erano molto utili per la quotidianità, per la vita in generale. In qualsiasi campo in cui si usino molti dati, come la fisica, la biologia o la sanità, il calcolo ha elevato le matematiche a uno stadio nuovo. I problemi reali del XXI secolo si possono risolvere soltanto utilizzando i computer e perciò devono entrare nel sistema educativo come parte fondamentale dei corsi di matematica. Tenere i bambini nelle aule a calcolare a mano equazioni di secondo grado ormai non ha senso: bisogna insegnare loro a interpretare i dati e a trarre utilità dalle matematiche". Secondo Wolfram, insegnare i procedimenti di base è giusto ma complicarli "fino all’estenuazione è una strategia sbagliata" che allontanerà per tutta la vita dalla matematica. "Sono solito fare l’esempio della guida: per condurre un veicolo non è necessario capire il funzionamento dei motori”.
Il cervello? Col computer lavora lo stesso
Wolfram non condivide la classica tesi che il calcolo aiuta ad afferrare meglio il significato dei numeri e che si tratta di un buon training per allenarsi nella scelta delle decisioni. “Quando è stata l’ultima volta che avete moltiplicato 3/17 per 2/15? Probabilmente lo imparaste a scuola ma non lo avete messo mai in esecuzione. Molti esperti diranno che moltiplicando le frazioni stai imparando, ma in realtà stai solo ricordando un procedimento. In realtà non stai capendo perché lo fai né a cosa serve”.
Non basta: secondo Wolfram lasciare che un computer esegua il calcolo non presume meno lavoro per il cervello: “Al contrario. I problemi da risolvere sono molto più complessi ed è su questo che bisogna esercitare i bambini". Oggi la programmazione corrisponde al calcolo a mano di una volta: "Saper dire al computer con codici e numeri quel che precisamente deve fare. Matematiche, programmazione e pensiero computazionale devono essere la stessa materia”.
Un esempio nella vita reale?
“Se ti mostro i dati di due siti web e ti domando quale sta funzionando meglio, la prima domanda che devi farti è cosa significa meglio. Può essere il tempo che gli utenti passano su ognuno dei due o le volte che cliccano su qualcuna delle finestre... Nel mondo reale puoi usare il machine learning o l’analisi statistica per misurare e analizzare risultati. Scegliere quale opzione funziona meglio caso per caso è complicato e questo tipo di conoscenze non si insegna a scuola. Le matematiche sono molto più che il calcolo, benché sia comprensibile che nel corso dei secoli gli si abbia dato tanta importanza, peché c’era una sola maniera per farlo: a mano. Le matematiche si sono liberate del calcolo, ma questa liberazione non è ancora arrivata all’istruzione".
Intanto Wolfram è riuscito a introdurre la sua didattica della matematica in Estonia. “Con un milione 300 mila abitanti, l’Estonia si considera il paese più digitale d’Europa. I suoi cittadini possono votare, pagare le tasse, controllare archivi medici o registrare un’impresa dal computer di casa in pochi minuti”. Oggi, l’Estonia ha superato la Finlandia nel settore delle scienze e matematiche e ha introdotto il progetto di Wolfram come pilota nel 10% delle scuole secondarie.