E ' in libreria “Il Brigatista” di Antonio Iovane (Minimum fax, 402 pagine, euro 17), la storia romanzata delle Brigate Rosse in cui le vicende dei protagonisti della lotta armata si intrecciano con quelle di chi diede loro la caccia e dei giornalisti che raccontarono quegli anni.
E’ il luglio del ’79 e sulla spiaggia di Castelporziano è in corso il Festival dei poeti. Due militanti delle Br vengono arrestati in una sparatoria, uno dei due, Jacopo Varega riesce a scappare dall’ospedale in cui è stato ricoverato, e a Roma si apre la più grande caccia all’uomo dai tempi del rapimento Moro. Pochi giorni dopo la giornalista televisiva Ornella Gianca riceve una telefonata: dal suo nascondiglio in un appartamento disabitato della periferia romana, Varega ha deciso di rivelare il nome di chi lo ha tradito e di raccontare, davanti a una telecamera, il decennio dell’odio, iniziato il 12 dicembre del 1969 con la strage di piazza Fontana a Milano.
Alla fine dell’intervista, Ornella avrà in mano il suo scoop. Ma è andata davvero così?
“Volevo che fossero le storie a muovere la ruota della Storia" dice Iovane "Che il racconto privato fosse il pretesto per raccontare quegli anni terribili”. Così, nel romanzo, le storie di Renato Curcio, Carlo Alberto dalla Chiesa, Aldo Moro, Indro Montanelli, Luigi Calabresi, Mario Moretti, Gian Maria Volonté, si intrecciano con quelle personali di Ornella, Salvatore e Marina. E’ la storia eversiva delle stragi e della strategia della tensione. L’Italia della cacciata di Lama dall’università, dei poliziotteschi, dell’epidemia di colera a Napoli e della diffusione dell’eroina.