“Dobbiamo tener conto della nostra vulnerabilità. Rende pesante il nostro petto ma, misteriosamente, ci spinge ogni volta ad alzarci in piedi. È l’arma più forte che l’umanità possiede”. Chi fa questo mestiere può contare su un privilegio. Sono quasi sempre le storie a cercarti e a trovarti. Negli ultimi due giorni ho speso gran parte del mio tempo a raccontare il G7. Foto e video, articoli e virgolettati. Con i leader del mondo sempre davanti ai miei occhi. Elegantissimi, con vestiti firmati e cravatte pregiate, con volti sicuri e sorridenti, mentre si aggiravano per le strade di Taormina discutendo di migranti, futuro, clima. Questa mattina, per puro caso, mi sono imbattuto nelle opere di Abdalla Omari, 31 anni, esposte fino a luglio a Dubai. Abdalla è nato in Siria e si è laureato a Damasco prima che la situazione nel suo Paese precipitasse. È un pittore. Ma anche un regista. Un’artista, costretto a fuggire. Come tanti.
La vulnerabilità dietro il potere
Negli ultimi anni Abdalla ha trovato asilo in Belgio, a Bruxelles, e ha iniziato a lavorare a “The Vulnerability Series”. Nei suoi ritratti ci sono Donald Trump che cerca disperatamente la sua famiglia, emigrata tanti anni fa in America, tenendo una bimba sulle spalle; Barack Obama che appare come un homeless; Bashar Al Assad, in cerca di fortuna, stremato da una lunga fuga; Hollande e Sarkozy abbandonati in strada con una bottiglia di vino in mano; Kim Jong-Un, bambino, che nasconde dietro la schiena il suo giocattolo più prezioso: un missile. Vestiti strappati, volti vuoti, occhi tristi. L’artista siriano ha ritratto i potenti nella loro massima fragilità. Non per schernirli. Ma per mostrare, a tutti gli altri, quanto “la vulnerabilità sia un dono che tutti dovremmo celebrare”.
L’empatia
È una parola che Abdalla, parlando dei suoi quadri, ripete spesso. I leader del mondo, in questa mostra, sono un mezzo per raccontare cosa sta succedendo in Siria e nel mondo. Volti noti, disarmati e innocui, per parlare di chi rischia, ogni giorno, di venire dimenticato. Nel trailer di presentazione della mostra, ad esempio, l’artista è impegnato negli ultimi ritocchi del quadro che raffigura Assad, immerso nell’acqua, con una barchetta di carta in testa. Una delle immagini più emblematiche ma anche "tra le più difficili da realizzare".
Abdalla Omari
Dopo la laurea a Damasco, Abdalla ha lavorato per artisti importanti come Ghassan Sibai e Fouad Dahdouh. I suoi quadri, negli ultimi anni, sono stati venduti in diverse aste europee e sono approdate in collezioni, anche private, in giro del mondo. Oltre ad essere state esposte in gallerie e fondazioni come l'Institut du Monde Arabe; il Centro Culturale Strombeck, Belgio (2017); la NW Gallery, Regno Unito (2015); la Galleria Kozah, Libano (2014) e la Biennale di Berlino (2012).