C ome nei tempi antichi, sul Colosseo si danno battaglia il Comune e il ministero dei Beni Culturali. Motivo del contendere, l'istituzione dell'omonimo Parco Archeologico promossa dal dicastero guidato da Dario Franceschini. Una scelta "calata dall'alto", ha denunciato la sindaca Virginia Raggi, mettendo in discussione la gestione "in totale autonomia" da parte del governo, anche rispetto agli incassi del sito.
La querelle prende avvio all'inizio dell'anno con la decisione del Mibact di riorganizzare la Soprintendenza speciale per il Colosseo e l’Area archeologica centrale di Roma.
- 12 gennaio 2017, decreto del Mibact pubblicato sulla Gazzetta ufficiale il successivo 10 marzo 2017 in merito all'adeguamento delle soprintendenze speciali agli standard internazionali in materia di musei e luoghi della cultura
- 27 febbraio 2017, decreto n.149 con cui è stata indetta la selezione pubblica internazionale per il conferimento dell’incarico di direttore del Parco
L'accusa della sindaca Raggi, "una decisione calata dall'alto"
Il 21 aprile 2017, la Raggi, insieme al vice sindaco Luca Bergamo, annuncia di aver presentato ricorso al Tar contro il decreto del Mibact. "Sembra che il governo - afferma la sindaca - voglia gestire in totale autonomia, senza concertazione con il Comune, il patrimonio culturale dell’amministrazione stessa. Una situazione inaccettabile, che ci ha spinto a presentare ricorso”.
Tra i punti contestati dall'amministrazione M5S, la questione dei ricavi della "bigliettazione di Colosseo e Fori, che portano 40 milioni nelle casse del nuovo ente ministeriale: prima andavano per l’80% alla Soprintendenza speciale, oggi invece sono tutti del Parco e solo il 30% torna al Comune, a cui resta molto poco”.
“Io non posso accettare scelte calate dall’alto sulla città prese senza consultazione, eppure avevamo parlato con il ministro Franceschini più volte”, conclude la Raggi.
Franceschini, "solo fake news, l'incasso resta a Roma come prima"
Le fake news come strumento di lotta politica. L'incasso del Colosseo resta a Roma esattamente come prima, eppure..https://t.co/H4nyJt8B4F
— Dario Franceschini (@dariofrance) 22 aprile 2017
La risposta di Franceschini non si fa attendere: il ministro attacca la giunta capitolina, sostenendo che sono solo "fake news": "Gli incassi del Colosseo restano a Roma esattamente come prima". Il ministro sottolinea che "dopo la riforma l'80% degli incassi resta su Roma per il Colosseo, i Fori e il resto del patrimonio statale, mentre il 20% va al fondo di solidarietà nazionale, come fanno tutti i musei statali italiani a favore dei musei più piccoli", una gestione identica a quella "prima della riforma".
"Il Colosseo come gli Uffizi e la Reggia di Caserta: M5S contro il cambiamento"
"E' davvero incredibile che i 5 stelle, che si riempiono quotidianamente la bocca di cambiamento, trasparenza e innovazione, ricorrano davanti al Tar per bloccare a Roma una riforma che sta dando frutti in tutta Italia. Con il provvedimento che la Giunta Raggi ha impugnato davanti al Tar, il Parco archeologico del Colosseo diventa finalmente un istituto autonomo dotato di un proprio bilancio e con un direttore scelto con una selezione internazionale, che è già in corso e a cui hanno presentato domanda 84 candidati italiani e stranieri".
"Il percorso adottato per il Colosseo è lo stesso identico che ha portato in Italia profondi cambiamenti al sistema museale, apprezzati in tutto il mondo e che stanno dando importanti risultati". "Il Colosseo come gli Uffizi, la Reggia di Caserta, Brera, Pompei e tutti gli altri musei e parchi archeologici autonomi", ricorda Franceschini con un post sul suo profilo Facebook, sottolineando che "tutti i sindaci delle città coinvolte hanno apprezzato e collaborato, da Napoli, a Milano, a Torino. A nessuno è venuto in mente di ricorrere al Tar contro l'autonomia e la selezione internazionale dei direttori!".
L'accordo del 2015 tra Franceschini e Marino
L'anfiteatro, con i suoi 6,4 milioni di visitatori, nel 2016 ha incassato quasi 60 milioni di euro, risorse che vengono utilizzate in parte anche per la manutenzione del resto del patrimonio archeologico cittadino. Il ricorso del Campidoglio sulla creazione ad inizio anno del Parco Archeologico del Colosseo - che gestirà anche la porzione del Foro Romano di competenza del Mibact, il Palatino e la Domus Aurea - prende le mosse dal possibile mancato rispetto dell'accordo di valorizzazione comune dell'area monumentale siglato il 21 aprile 2015.
Un'intesa sottoscritta "per superare la divisione di competenze e funzioni tra Stato e Comune nell’Area archeologica di Roma e assicurarne la gestione unitaria, dinamica ed efficiente. Si ricompone così una frattura storica nel nome di un patrimonio culturale da tutti percepito come unico e indivisibile".
La giunta a 5 Stelle contesta che la creazione del nuovo ente chiamato a gestire Colosseo e Foro venga meno a quell'accordo, un iter che però non era mai andato oltre la firma del protocollo di intesa. Il Mibact invece sostiene che il percorso disegnato per il Colosseo coincide con quello di tutti i monumenti di grande rilievo a cui è stata conferita autonomia gestionale.
Bergamo: "Mai dette balle, proposta una gestione comune"
La polemica non accenna a spegnersi: domenica 14 maggio, Franceschini è ospite di 'In 1/2', il programma di Lucia Annunziata, e lì ribadisce che "si può criticare, ma non dire balle".
Un'accusa che il vice sindaco Bergamo rispedisce al mittente, ricordando che "nel momento in cui abbiamo presentato il ricorso al Tar, l'unico atto compiuto dal ministro Franceschini era il decreto di costituzione del Parco archeologico con cui si prescrive che il 30% dei ricavi derivanti dal nuovo parco archeologico vada alla riformata Soprintendenza che deve gestire tutto il resto della città. Nessun riferimento alle risorse che restano in seno al Parco archeologico è negli atti".
Il vice sindaco accenna anche a "ragioni di altra natura" alla base dell'opposizione del Comune, ricordando la proposta avanzata per "la costituzione di un unico organismo su tutto il territorio di Roma dove Comune e Stato possono insieme amministrare il patrimonio archeologico", "senza gli spezzatini di competenze che fanno solo guai".