N apoli - Un anno senza Pino Daniele. La sera del 4 gennaio il cantautore napoletano moriva stroncato da una crisi cardiaca e oggi l'Agi ha chiesto a un altro cantore della Napoli più amata - lo scrittore Maurizio de Giovanni - di ricordare cosa abbia rappresentato per la città e la cultura di un intero Paese.
"Chiunque sia stato in piazza Plebiscito in quella sera di pioggia fine del sette gennaio del 2015 sa bene quello che in centomila pensammo, e sentimmo in cuore: ad andarsene non era stato un qualsiasi cantante, per quanto amato, per quanto ascoltato e cantato. E nemmeno un simbolo della città, o un pezzo dei ricordi di una generazione. Quello che sentivamo in piazza era un’amputazione collettiva. Il senso di smarrimento e di angoscia che stringe il cuore di chi perde il se stesso che si è stati, e la coscienza precisa che quel ricordo, quel volto e quella voce, entravano a far parte di un’identità collettiva.
Pino Daniele non immaginava forse tutto quell’amore. Non era a conoscenza del fatto di aver cambiato per sempre il suono di una città, che del suono e del canto fa fondamenta di se stessa da sempre. Lui prendeva la chitarra e cantava, ma cantando cantava tutti noi e il vento e il mare e la pioggia sporca di una città che sopprime il proprio incanto sotto una costante automortificazione. Come ogni genio aveva annusato il cambiamento e lo aveva seguito, diventandone parte e indicando la strada agli altri: era questo che si sentiva a piazza Plebiscito, sotto la pioggia fine: la malinconia di un cambiamento già avvenuto e percorso, e la nostalgia per chi dentro al cambiamento ci aveva portato per mano.
E a distanza di un anno, quella nostalgia è ancora intatta".
(AGI)