“Il Pd non vuole il voto, ma considererebbe un vero harakiri un governo che non governa e che debba subire tutti i santi giorni un’interdizione da parte dei nostri alleati. Non può reggere” e nel sostenere questo “Zingaretti è stato molto chiaro, lineare e coerente”.
In un’intervista a la Repubblica il senatore Luigi Zanda, tesoriere del Pd, nel rispondere all’intervista al leader di Italia viva Matteo Renzi, il giorno prima sulle stesse colonne, sostiene che “un governo in tempi difficili può trovare una mina al giorno. Ma è chiaro che quelle più grosse sono Ilva, Alitalia, la manovra di bilancio, le elezioni regionali in Emilia Romagna. E poi c’è la messa a punto di una nuova legge elettorale”.
E su quest’ultimo aspetto, Zanda ricorda agli alleati che “bisogna votare prestissimo le norme connesse alla riduzione” in quanto – aggiunge – “non vorrei che arrivassimo all’elezione del presidente della Repubblica con una platea squilibrata a sfavore del Parlamento e a favore delle Regioni”.
"Se vero, scorretto il comportamento di Renzi"
Poi Zanda accusa Renzi e la sua area di dirigenti che “starebbero tuttora telefonando a parlamentari, assessori, consiglieri regionali e militanti del Pd, spingendoli ad abbandonarci per andare da loro”. Per poi aggiungere: “Io non ci credo, perché se fosse vero sarebbe un comportante grave, anzi molto scorretto”. E sul futuro di Italia viva si limita a dire: “Non so se resterà al palo o diventerà più forte”, per poi dire che “in troppi si sono dimenticati che l’Italia è tuttora in una grave crisi economica e che il Pil non cresce sufficientemente da decenni, che la produttività langue e che, dopo la chimica e l’auto, potremmo presto perdere anche l’acciaio e l’aviazione civile”.
Un’analisi della realtà economica e sociale, quest’ultima, che fa esclamare a Zanda: “Si immagini se in queste condizioni un partito responsabile come il Pd può aspirare alle elezioni politiche. Nel Pd non ci sono né guerriglieri armati di emendamenti, né crociati che puntano alla crisi di governo. Forse sono altri che lavorano a crisi sì/ crisi no, badando al proprio futuro”, con esplicito riferimento all’ex presidente del Consiglio e leader di Italia viva, Matteo Renzi.
"Su Ilva la soluzione dovrebbe darla Di Maio"
Poi su Ilva e scudo penale dice che dovrebbe essere Di Maio a “dirci cosa fare per garantire il funzionamento dell’acciaieria e il lavoro a 10 mila operai” perché – sottolinea Zanda – “non vorrei che Di Maio si perdesse in inutili ultimatum al Pd”. Anche perché lui o qualcun altro “si rifiuta di prendere atto che quando cadrà questo governo, non vi sarà altra alternativa che nuove elezioni politiche e che nessun’altra maggioranza oggi è possibile in Parlamento”. E sul futuro delle alleanze elettorali Pd-M5S, Zanda si limita a dire polemicamente che “un partito politico che è presente in Parlamento con un gruppo numeroso e che poi sceglie se e quando presentarsi alle elezioni regionali può determinare una lacerazione nel rapporto tra Stato e Regioni” con riferimento alla retromarcia di Di Maio sull’alleanza elettorale.
Perché “la democrazia non è un menu à la carte, nel quale si partecipa alle elezioni dove si spera di vincere e si disertano quando si teme di perdere”. Ciò che vale “per i 5Stelle, ma anche per Italia Viva che non partecipa alle elezioni regionali e dopo distribuisce voti sui risultati”, chiosa Zanda.