A molti sembrerà incredibile, ma quindici anni fa YouTube non esisteva: se vi foste persi la diretta di Sanremo del 2004, ad esempio, per riascoltare la canzone con cui Marco Masini vinse quell’edizione, L’uomo volante, avreste dovuto escogitare un piano diverso dal semplice digitare il titolo su Youtube.
Stessa cosa per rivedere il gol di testa di Angelos Charisteas che laureò la Grecia campione d’Europa contro il Portogallo. Niente video girati in maniera amatoriale e riversati online neppure del terrificante tsunami nel sud-est asiatico che, poche ore dopo il Natale, spazzò via 400 mila vite.
Tutti questi eventi risalgono a prima del 14 febbraio del 2005, il giorno di nascita di YouTube: la piattaforma sarebbe stata inaugurata il 23 aprile successivo, quando venne pubblicato il primo video, il famoso “Me at the zoo” di uno dei fondatori, Jawed Karim.
Da “Broadcast yourself” a macchina da soldi
“La cosa bella di questi animali qua è che hanno una proboscide davvero molto molto lunga”. Con queste poche parole si chiudeva il primo video caricato su YouTube, diciotto secondi di clip girata in bassa definizione che ancora oggi attirano migliaia di utenti che ogni ora lasciano un commento (ce ne sono più di 2 milioni, 800 mila in meno di quelli al video più cliccato di sempre, la canzone di Luis Fonsi, Despacito, che ha oltre 6 miliardi di clic).
Nato con lo slogan “Broadcast yourself”, letteralmente “Trasmetti te stesso”, YouTube si è presto trasformato in una routine quotidiana per centinaia di migliaia di persone (il sito colleziona un miliardo di ore di visualizzazioni di video ogni giorno) ed è in grado di generare milioni di dollari di profitto per chi lo utilizza per farsi conoscere, i cosiddetti YouTubers. Una vera e propria macchina da soldi, a patto di saper offrire qualcosa di innovativo: per informazioni chiedere a Ryan, 8 anni, lo YouTuber più ricco al mondo. Con le sue recensioni di giocattoli per bimbi, pubblicate sul canale Ryan ToysReview, guadagna 22 milioni di dollari all’anno.
Le stime arrivano da Forbes, che a dicembre ha pubblicato una classifica dei più ricchi influencer della piattaforma di streaming video.
La storia (e le disavventure) dei fratelli Paul, miliardari via web
Nella lista delle dieci web star su scala globale stupisce la contemporanea presenza di due fratelli, Logan e Jake Paul. Il primo, classe 1995, in un primo momento si era guadagnato la celebrità con Vine, il social network poi defunto che consentiva di pubblicare brevi video (massimo 6 secondi e mezzo). Una volta emigrato su YouTube, Logan ha continuato a raccogliere successo con video generalmente ironici: in uno degli ultimi si ricopre il corpo di burro di arachidi e va in un parco a farsi leccare dai cani, finendo però richiamato dalla polizia.
I guai, quelli veri, li aveva invece avuti a gennaio 2018 quando aveva pubblicato un video in cui si vedeva un uomo che si era appena suicidato. La trovata gli era costata una ramanzina di YouTube e la sospensione, per qualche tempo, da Google Preferred, il meccanismo che favorisce la raccolta pubblicitaria dei produttori di contenuti sul sito.
Poco male: secondo la rivista statunitense, lo scorso anno Logan ha guadagnato 14,5 milioni di dollari; una cifra sufficientemente alta da metterlo al riparo (si presume) dalla gelosia verso il fratellino Jake. Ha due anni di meno e in banca versa qualcosa come 21 milioni e mezzo l’anno. Merito dei suoi video, certo, ma anche della sua carriera da attore nella serie tv Disney Bizaardvark e del suo merchandising: magliette, felpe e berretti, ma anche slip e boxer e calzini sgargianti.
Videogiochi e make-up, l’oro di internet. E lo svedese che ama gli scandali
Alzi la mano chi non ha cercato un tutorial su YouTube: una ricetta di cucina, il sistema per allacciare la cravatta, o magari i suggerimenti per una pettinatura o il trucco. Già, il make-up: è questo il segreto di Jeffree Star, quinta nella classifica dei più ricchi di Forbes con 18 milioni annui. Diventata famosa ai tempi di MySpace, un’era di Internet fa, su YouTube ha rilanciato il suo business e ora incassa grazie a matite, rossetti e altri prodotti di bellezza venduti via web e in alcuni rivenditori sparsi in mezzo mondo, tra Messico, Filippine, Emirati Arabi Uniti e naturalmente Italia.
L’altra miniera d’oro degli YouTubers si chiama videogiochi: in rete milioni di utenti vanno pazzi per recensioni e video che mostrano giocatori alle prese con computer e consolle. Si occupano di questo business DanTDM , quarto in classifica (18,5 milioni), Markiplier (sesto, 17,5 milioni), il canadese Vanoss Gaming che lo incalza a quota 17, Jacksepticeye che dall’Irlanda ne incassa 16 e per concludere PewDiePie. Svedese, trent’anni il prossimo ottobre di cui quasi un paio trascorsi anche in Italia con la fidanzata, può vantare il maggior numero di utenti registrati al suo canale e una lunga sfilza di scandali alle spalle.
PewDiePie, all’anagrafe Felix Kjellberg, nel 2017 era stato accusato di antisemitismo per via di alcune battute sugli ebrei e sul nazismo e poi, pochi mesi più tardi, era tornato nell’occhio del ciclone per aver pronunciato la n-word (ovvero "nigger") in un altro video. Una serie di sviste che finirono per farlo diventare un tormentone ironico dell'alt-right – appartenenza politica da lui smentita – e che spinsero anche Brenton Tarrant, l’attentatore di Christchurch in Nuova Zelanda, a citarlo nel video trasmesso su Facebook mentre si dirigeva a uccidere i fedeli in moschea, lo scorso 15 marzo: l’uomo avrebbe invitato tutti a iscriversi al canale del ragazzo svedese (“Subscribe to PewDiePie”, le sue parole); PewDiePie si è detto “assolutamente disgustato dal fatto che il mio nome sia stato pronunciato da questa persona”.
Niente scandali, invece, per Dude Perfect: sono un team di cinque ragazzi appassionati di sport e si attestano al terzo posto tra i ricavi più alti (20 milioni di dollari). Nei loro video, spesso spiritosi, ci sono soprattutto sfide a suon di giochi.