I primi segni della presenza di 'xylella fastidiosa', il batterio che porta al disseccamento, comparvero sugli ulivi del Salento nel 2008. Per certificarne la presenza in maniera scientifica fu necessario attendere il 2013, quando fu chiaro che il batterio, portato da un insetto chiamato 'sputacchina', poteva essere tra le cause del disseccamento rapido di centinaia di alberi. Anche sull'origine non ci sono certezze, l'ipotesi più accreditata vorrebbe che, a innescare la batteriosi, sia stata l'importazione di piante ornamentali dal Costarica, anche se è difficile dare, in proposito, risposte certe.
La situazione resta grave
A distanza di quattro anni dalle prime misure emanate per cercare di arginare la diffusione della malattia, la situazione in Puglia resta grave. La linea che separa le zone con alberi malati da quelle ancora indenni si è alzata parecchio, attestandosi appena al di sotto della provincia di Bari. La fascia denominata 'cuscinetto' è tracciata lungo una linea ideale che va dal mar Ionio all'Adriatico e attraversa i territori di Taranto, Statte, Crispiano, Martina Franca, Locorotondo, Cisternino, Fasano. La zona comprende pezzi delle province di Brindisi e Taranto e anche un piccolo quadrato nell'agro di Locorotondo in provincia di Bari. Il pericolo fa tremare gli olivicoltori pugliesi ancor più che in passato, considerato che nelle province Bari e Bat si concentra il maggior numero di aziende olivicole della regione.
L'impatto sulla produzione
Stando ai dati forniti recentemente dal presidente del Cno (Consorzio nazionale olivicoltori), Gennaro Sicolo, per la stagione 2018-19 in Puglia si prevede un calo della produzione olivicola attorno al 60% a causa dei danni provocati dalla xylella nella Puglia meridionale e dalle gelate in quella centro-settentrionale. È da ricordare che la Puglia è la regione dove maggiore è la produzione olivicola di cui l'Italia, con la Spagna, detiene la leadership nel mondo. La riduzione più significativa delle produzioni, legata al batterio killer, è quella del Salento.
Quanti sono gli alberi colpiti?
La xylella in realtà non intacca le olive, quindi non inficia la qualità dell'olio, ma fa seccare gli alberi, portandoli alla morte nel giro di pochi anni. Il primo focolaio di malattia fu scoperto nel Gallipolino ed è lì che oggi molti uliveti sono veri e propri cimiteri. Il numero degli alberi ammalati non è definibile, considerato che non è mai stato fatto un vero e proprio censimento. Il Cnr nel 2016 indicò il numero di 2 milioni ma, tra disseccamenti ed eradicazioni, è difficile fare un conteggio. Di sicuro c'è che attualmente la Regione ha individuato come "da eradicare" circa 3.000 ulivi nella cosiddetta "fascia di contenimento" (al di sotto della "fascia cuscinetto"), che si estende sempre dal mar Ionio all'Adriatico ma comprende un territorio più ampio.
Alcune stime parlano di circa 11 milioni di piante da considerarsi perdute. Nella fascia in cui rientrano molti paesi della Valle d'Itria: da Ostuni a Fasano, Ceglie, Cisternino, si trovano molti parchi di ulivi monumentali che risultano tutelati. Proprio la presenza di forti vincoli - stando a quanto ha spiegato il direttore del Dipartimento agricoltura della Regione Puglia, Gianluca Nardone - rappresenta un limite alla possibilità di eradicare velocemente gli alberi malati. "Per ogni albero bisogna chiedere singoli permessi al ministero - ha detto Nardone durante un convegno a Bari - e questo rallenta moltissimo le operazioni".
La giravolta di Emiliano
Per cercare di aggirare tale ostacolo, il governatore Michele Emiliano ha chiesto al Governo un decreto, che autorizzi l'eradicazione di tutti gli ulivi malati dalla fascia di contenimento. Tale presa di posizione ha determinato attacchi durissimi nei confronti di Emiliano, considerato che proprio il governatore pugliese nel 2015 aveva preso posizione contro i tagli chiedendo la fine del commissariamento e la presa in carico dell'emergenza xylella da parte della Regione.
A spingere, invece, per eradicazioni diffuse e rapide fu, all'epoca, il commissario del governo, Giuseppe Silletti (generale del Corpo Forestale da qualche settimana in pensione), che aveva elaborato un piano per eliminare 3.000 piante malate nelle province di Lecce e Brindisi. Quel piano, a dicembre 2015, fu bloccato dalla Procura di Lecce, che sequestrò gli alberi e inviò avvisi di garanzia a dieci persone, tra cui lo stesso commissario Silletti, ricercatori del Cnr e dell'Università di Bari e funzionari della Regione. I reati contestati furono diffusione colposa della malattia delle piante, violazione dolosa e colposa delle disposizioni in materia ambientale, falso materiale e ideologico commesso da pubblico ufficiale, getto pericoloso di cose, distruzione di bellezze naturali.
Le tante questioni in sospeso
A distanza di due anni e mezzo dal sequestro, l'inchiesta non è ancora arrivata alla sua conclusione. Così come non è finita la battaglia tra alcuni agricoltori salentini, spalleggiati dagli ambientalisti, che si oppongono, nel nome della tutela dell'ambiente, alle eradicazioni, e altri agricoltori, sostenuti invece dalle categorie produttive, che sollecitano l'applicazione immediata delle norme sui tagli. Allarmi ripetuti sulla perdita di prodotto sono stati lanciati da Coldiretti, Copagri, Cna agricoltura, Cno. A Presicce, nel Basso Salento, è stata avviata la sperimentazione relativa a varietà di ulivi che sembrano essere resistenti alla xylella fastidiosa, poiché l'Unione Europea ha eliminato il divieto di reimpianto imposto nel 2014 e dunque molti imprenditori sperano di poter sostituire interi uliveti malati con alberi più resistenti.
Intanto, tra indecisioni e incertezze, polemiche e inchieste senza conclusione, l'Italia rischia di un deferimento alla Corte di giustizia europea per non essere adeguatamente intervenuta per contrastare la Xylella, ovvero oltre al danno la beffa.