Si è tolto la vita la notte scorsa l'uomo accusato di aver violentato la figlia di 14 anni. La vicenda familiare dell'uomo, un agente di polizia penitenziaria di 53 anni, che viveva a Roccasecca, paese del Cassinate, è venuta alla luce il 19 gennaio quando gli è stata notificata l'ordinanza di custodia cautelare da parte della Polizia. Era stato indagato dopo che il preside dell'istituto superiore frequentato da una delle sue quattro figlie aveva portato in commissariato un tema in cui la ragazzina raccontava quanto da mesi era costretta a subire da parte del padre. Alcuni mesi di indagini, i riscontri investigativi e la decisione di arrestarlo. Questa mattina il drammatico epilogo.
Una vicenda sconvolgente: il padre da sette mesi non le risparmiava nulla e il gip nell'ordinanza di misura cautelare parlava di "rapporti sessuali continui ed in ogni occasione che vedono protagonista l'adulto e la figlia in stato di sudditanza". Il sostituto procuratore Roberto Bulgarini Nomi, magistrato che ha seguito la delicata inchiesta, a conclusione della rapidissima indagine da parte della polizia di Stato di Cassino, aveva anche chiesto l'allontanamento dell'adolescente dal nucleo familiare. Dalle indagini era emerso che l'uomo negli anni passati aveva avuto lo stesso atteggiamento con la figlia maggiore.
“Nella sua composizione la ragazzina rivela che gli abusi si sono verificati sei-sette volte (anche se la polizia avrebbe trovato riscontri solo su due), mentre la madre, convocata dal preside della scuola che la 14enne frequenta, avrebbe riferito di aver avvertito la ragazza di non rimanere da sola con il padre fin dall’estate scorsa e che anche la figlia maggiore avrebbe subito in passato le medesime attenzioni", spiega il Corriere della Sera, "allora il marito avrebbe giurato che non si sarebbe ripetuto mai più. Dettagli importanti rivelati agli investigatori dal dirigente scolastico, ma non confermati dalla madre della giovane”.
A colpire sono stati i dettagli che compaiono nella prova scritta, scrive il Corriere, che hanno indotto subito gli insegnanti a prendere provvedimenti e segnalare l’accaduto. Il tema che era stato dato per il compito in classe si intitolava: "Racconta quello che, a parole, non riesci a dire a tua madre". Un invito che la ragazza ha colto senza esitazione, anche forse per liberarsi di un peso insostenibile. I particolari di quel tema hanno scosso la professoressa di italiano che ha immediatamente informato il preside.
Lo scenario della vicenda è quello della villetta dove abita la famiglia dell’agente, alle prese - scrive ancora il Corriere - con seri problemi economici, aggravati dalla propensione del cinquantenne, in servizio in un istituto di detenzione, al gioco d’azzardo, tanto che gli è costato l’allontanamento anche dal posto di lavoro. Un provvedimento disciplinare che ha reso ancora più complicata la vita in casa, fino ai presunti episodi di violenza sulla figlia minorenne.