Roma - "C'è una certezza assoluta del rapporto diretto di causa effetto tra l'esposizione all'uranio impoverito e le neoplasie che hanno portato alla morte 333 ragazzi ed oltre 3600 malati". Lo rende noto l'Osservatorio Militare commentando la sentenza con la quale la Corte d'appello di Roma ha condannato il ministero della Difesa al risarcimento dei danni per condotta "omissiva", dando così ragione a Giuseppina Vacca, 'madre coraggio' del caporalmaggiore Salvatore morto a 23 anni nel settembre del 1999 per una leucemia dovuta agli effetti dell'uranio impoverito senza che il ragazzo, fante del 151esimo reggimento della Brigata Sassari, "avesse adeguata informazione sulla pericolosita' e sulle precauzioni da adottare". Salvatore Vacca aveva prestato servizio in Bosnia nel 1998 e nel 1999. Il suo caso era stato uno dei primia far esplodere lo scandalo delle munizioni all'uranio impoverito.
Nella sentenza, i giudici di secondo grado spiegano che "la pericolosità delle sostanze prescinde dalla concentrazione" e denunciano "la condotta omissiva di natura colposa dell'Amministrazione della Difesa" e il "comportamento colposo dell'autorita' militare per non aver pianificato e valutato bene gli elementi di rischio". E ancora, per la Corte d'appello civile di Roma vi è "compatibilita' tra il caso ed i riferimenti provenienti dalla letteratura scientifica" ed è evidente "l'esistenza di collegamento causale tra zona operativa ed insorgenza della malattia". Con questa di oggi - si legge nella nota - salgono a 47 le sentenze di condanne ottenute dall'avvocato Angelo Fiore Tartaglia dell'Osservatorio Militare nei confronti del Ministero della Difesa. "E' stato un crescendo di presa d'atto da parte della magistratura che oggi ha emesso questa sentenza unica in Europa che potrebbe chiudere definitivamente il caso uranio impoverito. Questa sentenza dara' certamente una spinta maggiore alla missione di questa quarta Commissione Parlamentare che voleva essere l'ultima, come promesso dal Presidente Scanu e certamente lo sara', considerata la sua sensibilita' all'argomento e la determinazione di porre la parola fine alla questione". La sentenza giunge proprio alla vigilia dell'audizione in commissione d'inchiesta del ministro Pinotti (prevista per giovedì), "che certamente prendera' atto delle evidenti ed impetuose motivazioni in essa contenute. La sentenza definisce anche un ulteriore problema sollevato dal ministero della Difesa sulla distinzione netta tra indennizzi (già ricevuti) e risarcimenti (sanciti in sede giudiziaria già in primo grado). Anche su un caso così complicato, che ha scavato un solco profondo nel terreno comune di popolo e istituzioni, la magistratura ha saputo intervenire con determinazione e terzieta' nell'argomento riportando in giusto equilibrio quella fiducia necessaria in un ordinamento democratico tra cittadini ed Istituzioni". (AGI)