"Uno scandalo terrificante. Ho addirittura paura a restare qui". E ancora: "Ci sono state manovre, quello che mi hanno fatto lo considero un vero tradimento. Una roba che neanche all'asilo". Così Bruno Rota, ormai ex direttore generale di Atac, si sfoga in una serie di interviste pubblicate oggi da alcuni dei maggiori quotidiani italiani. "Come può pensare la signora Raggi di dire che mi ha silurato, quando io ho presentato una lettera ufficiale di dimissioni una settimana fa? - dice indignato Rota a La Repubblica -. Basta, adesso mi sono stufato".
Rota ribadisce di non essere stato rimosso ma di aver presentato lui stesso le dimissioni. "Eccolo il numero del protocollo della lettera di dimissioni: 0117314. La sindaca Raggi mi ha scongiurato di restare e di mantenere il più stretto riserbo sulle dimissioni. Io l'ho fatto. Stavo lavorando alla procedura per il concordato preventivo sotto la vigilanza del tribunale, la procedura ritenuta da me necessaria per risanare l'azienda evitando il fallimento. Ero riuscito anche a spiegare ai grillini cos'è un concordato".
"Una gravissima situazione finanziaria"
Rota ha deciso di mollare tutto "per la gravissima situazione di tensione finanziaria della società. Una situazione che può essere risolta soltanto con il pieno riconoscimento di quanto accaduto. Avrei dovuto sentire attorno a me un clima di totale fiducia. E così non e' stato". Atac, secondo l'ex direttore generale, è "un'azienda in cui può succedere di tutto e dove chi fa i turni ancora non timbra il cartellino. "La battaglia per le timbrature ha cercato di farla due anni fa l'ex direttore Francesco Micheli, che veniva dai vertici di Intesa San Paolo. Se ne è andato nel giro di un paio di mesi. Di poco, ma io sono durato di più".
Un debito da 325 milioni solo con i fornitori
Al Messaggero Rota parla di uno stato dei conti già senza ritorno, con un debito accumulato pari a 1,38 miliardi di euro: "La deadline è già superata. Qui c'è un'azienda che l'ultima volta è riuscita a pagare gli stipendi nell'ultimo quarto d'ora. È una situazione che deve essere analizzata dal tribunale fallimentare. La quantità di decreti ingiuntivi che ha accumulato è spaventosa. C'è un debito di 325 milioni soltanto con i fornitori. Lo dice l'ultimo bilancio e anche nel 2017 la cifra rimarrà la stessa. Questo fa capire che il rapporto con i fornitori è ormai deteriorato. Non si può migliorare il servizio e fare manutenzione efficace senza comprare i pezzi di ricambio".