Negli Stati Uniti, Uber ha fatto scendere una grossa parte di pazienti dalle ambulanze. È quello che emerge uno studio condotto da David Slusky, professore di economia dell’università del Kansas e da Leon Moskatel medico dello Scripps Mercy Hospital di San Diego.
La ricerca è la prima nel suo genere sull’impatto dei sevizi di noleggio auto sull’utilizzo delle ambulanze. In particolare i due studiosi hanno preso in esame 766 città americane collocate in 43 Stati in cui Uber ha fatto il suo ingresso tra il 2013 e il 2015. E comparando i dati pre e post l’avvento di Uber in ognuna di queste realtà è emerso che il tasso di chiamata delle ambulanze è crollato. Secondo i due ricercatori il calo è almeno del 7%. E le previsioni sono in rialzo: “Il divario dovrebbe cresce ancora e stabilizzarsi intorno al 10%-15%”.
Uber prende le distanze
Dal quartier generale di San Francisco di Uber arriva la risposta che, in un certo senso, prende le distanze dallo studio. “Siamo felici di essere utili alle persone e di aiutarle a raggiungere il posto in cui devono andare. Ma è importante sottolineare che Uber non è un sostituto del personale paramedico. Di fronte a un’emergenza di tipo medico invitiamo tutti a chiamare il 911”, ha sottolineato il portavoce della compagnia Andrew Hasbun.
“Solo un paramedico ti salva la vita”
Moskatel assicura che molti dei pazienti che vede arrivare in ospedale “tendono a essere molto bravi nel riconoscere i sintomi e nell’agire tempestivamente”. Non è della stessa opinione Paul Kivela, presidente dell’American College of Emergency Physicians che conta 37mila membri. “La maggior parte delle persone non è in grado di distinguere un problema innocuo da una situazione di rischio per la vita”, spiega Kivela. “Un paramedico è stato formato per riconoscere tutti questi casi ed è in grado di fare tutto ciò che è necessario nel tragitto fino in ospedale. Temo che si diffonda la convinzione che un autista di Uber possa farlo”.
La chiamata a carico di tutti
Slusky e Moskatel affermano tuttavia che in molti casi chiamare un taxi, Uber o chi per loro, si rivela la soluzione migliore per raggiungere in fretta l’ospedale. Altri invece, conti alla mano, arrivano alla conclusione che conviene il trasporto con Uber che pagare un’ambulanza. “Prima di chiamare un’ambulanza bisognerebbe fare alcune riflessioni”, suggerisce Slusky. Ad esempio “a quanto costa per i cittadini quella chiamata”. “Perché se vogliamo ridurre la spesa sanitaria dobbiamo trovare alternative più economiche”.
La situazione in Italia
In Italia le cose stanno diversamente. Il trasporto in ambulanza in tutti i casi urgenti, e quindi di malori, è gratuito e previsto da Servizio Sanitario nazionale. Oltre ai pazienti a rischio, possono usufruire del trasporto a costo zero anche le seguenti categorie di persone:
- Pazienti barellati per inabilità al controllo posturale del tronco anche in posizione seduta, controindicazioni o impossibilità alla posizione seduta, movimentazione del paziente sicuramente o potenzialmente pericolosa
- Pazienti non deambulanti, portatore di inabilità temporanea o permanente in carrozzina ortopedica obbligata.
- Soggetti affetti da patologie oncologiche in fase attiva a breve aspettativa di vita, non deambulanti e con necessità di terapie specialistiche esclusivamente in ambito ospedaliero
- Pazienti con patologie oncologiche che necessitano di eseguire cicli terapeutici di chemio/radioterapia (certificazione del Medico specialista)
- Pazienti con patologie moto-neuropatiche in fase post acute che necessitano di eseguire cicli riabilitativi (certificazione del Fisiatra o Specialista pubblico di competenza)
- Soggetti impossibilitati a deambulare e non altrimenti trasportabili sofferenti delle seguenti patologie: tetraplegia; emiplegia; distrofia muscolare diffusa e invalidante
- Soggetti uremici cronici in trattamento dialitico
- Soggetti con qualsiasi tipo di invalidità accertata del 100 % ed indennità di accompagnamento in condizione di permanente non deambulabilità.