E' una delle domande più frequenti, e più importanti, nel mondo dell'oncologia degli ultimi 20 anni: i cellulari causano il cancro? Ormai, a due decenni dall'inizio della diffusione di massa dei telefonini, gli studi epidemiologici sono numerosi, e i possibili "pazienti" di questa eventuale correlazione sono alcuni miliardi. Eppure una risposta a questa domanda non c'è. O perlomeno, un chiaro nesso tra l'uso dei telefonini e l'insorgenza dei tumori non c'è. Ma sembra non tenerne conto il tribunale di Ivrea che con una sentenza di primo grado, resa nota il 20 aprile, ha scavalcato il parere della comunità dei medici dando ragione a un dipendente Telecom colpito da cancro.
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I casi in cui i giudici sono intevenuti su questioni scientificamente controverse
- Il 16 dicembre 1997 Carlo Madaro, all'epoca Pretore a Maglie (in provincia di Lecce) obbligò l'azienda sanitaria salentina a somministrare la somatostatina a un bambino di soli due anni colpito da un tumore al cervello. Dopo di lui, sempre in Puglia, firmarono decreti analoghi anche altri 16 suoi colleghi. Furono proprio queste prese di posizione da parte di un numero sempre crescente di pretori, non solo in Puglia, ma in tutta Italia, a favorire la diffusione della terapia Di Bella, che non aveva però ottenuto nessun tipo di riconoscimento da parte della scienza.
- Nel 2012 la magistratura è intervenuta anche sul caso stamina. Con la sentenza del giudice del lavoro di Venezia, venne scardinato il divieto di somministrazione della controversa terapia a base di cellule staminali che era stata imposta dalla Agenzia Nazionale del farmaco (Aifa). Anche in questa occasione, a favore del professor Vannoni e della sua terapia, che non aveva superato nessun percorso di validazione scientifico e sperimentale, intervennero anche altre numerose sentenze di tribunali in diverse parti d'Italia:
- Catania
- Trento
- Marsala
- Firenze
Sentenze emesse esplicitamente "pur in assenza di evidenza scientifica", come appariva nel dispositivo adottato dal giudice del lavoro di Venezia.
- Interventi della magistratura, anche in assenza di evidenze scientifiche, si sono verificate anche in altri settori. Per esempio nel campo delle biotecnologie, e, più specificamente, sulle questioni legate agli organismi geneticamente modificati e ai cloni. Clamoroso, nel 2000 il sequestro del toro Galileo, il primo toro nato con tecniche di clonazione.
- Sempre nel 2012 ci fu un intervento della magistratura che impose la distruzione delle piante geneticamente modificate che venivano studiate presso gli impianti dell'Università 'La Tuscia' di Viterbo.
Cosa sappiamo fino a questo momento
I campi elettromagnetici sono presenti ovunque nell'ambiente, generati:
- Da sorgenti naturali come elettricità nell'atmosfera e campo magnetico terrestre.
- Da sorgenti artificiali come:
- elettrodomestici
- radio
- televisioni
- telefoni cellulari
- dispositivi medicali
Il principale effetto biologico della penetrazione delle onde elettromagnetiche nel corpo umano è il riscaldamento. Tuttavia i livelli cui siamo normalmente esposti sono troppo bassi per causare un riscaldamento significativo. Attualmente non sono noti effetti sulla salute causati dall'esposizione a lungo termine.
Le radiazioni elettromagnetiche emesse dai cellulari, in particolare, sono non ionizzanti, quindi non hanno l'energia sufficiente a rompere i legami del Dna e a indurre mutazioni potenzialmente pericolose (tra cui quelle cancerogene). Al contrario questo è quello che può succedere a un essere vivente esposto a radiazioni ionizzanti, come quelle emesse dal decadimento radioattivo. Gli studi epidemiologici e sperimentali condotti fino a oggi, rileva l'Istituto Superiore di Sanità nei suoi documenti relativi a questo tema, non hanno mostrato correlazioni significative tra l'esposizione a campi magnetici e un'aumentata insorgenza di cancro, né nei bambini e né negli adulti.
I cellulari fanno male? E aumentano il rischio di cancro?
Nel caso dei cellulari l'unico effetto fisiologico che è stato ripetutamente confermato da studi indipendenti è il riscaldamento dei tessuti attraversati dalle radiofrequenze. A oggi, tuttavia, non esiste nessuna indicazione che questo debole riscaldamento abbia qualche effetto sulla salute. La diffusione capillare dei cellulari non può però essere ignorata: anche se non è chiaro il meccanismo attraverso il quale le frequenze dei cellulari potrebbero causare gravi malattie come il cancro, la prudenza impone comunque di eseguire studi epidemiologici che possano evidenziare l'associazione tra il loro uso e la malattia.
Cosa diono i principali studi epidemiologici
Lo studio più importante per numero di soggetti coinvolti è lo studio Interphone. Complessivamente l'analisi, cominciata nel 2000, non è riuscita a trovare un'associazione tra il cancro e l'utilizzo del telefonino, ma avrebbe evidenziato un aumento del rischio di sviluppare il glioma (un tumore cerebrale) tra chi aveva passato al cellulare più di mezz'ora al giorno negli ultimi 10 anni. Come evidenzia l'Oms, anche questo dato è da prendere con le molle perché i ricercatori stessi concludono che è complicato stabilire un nesso causale tra le due cose.L'ultimo studio importante sull'argomento è stato condotto in Australia e ha confrontato i dati di oltre 35mila persone con cancro al cervello con quelli sulla diffusione dei cellulari negli ultimi 29 anni. Anche in questo caso non è stato possibile trovare un incremento statisticamente significativo dei tumori associato all'utilizzo dei telefonini, né negli uomini, nè nelle donne, per nessuno degli intervalli di età considerati. I ricercatori hanno anche provato a testare le ipotesi dei lavori pubblicati secondo cui avremmo dovuto assistere a un aumento dei casi di tumore tra gli utilizzatori più assidui, invece il numero di nuovi casi che si sono verificati è stato molto inferiore rispetto a quelli attesi.
La posizione ufficiale dell'Oms
L'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (AIRC), che fa parte dell'Oms, ha classificato i campi elettromagnetici come cancerogeni di gruppo 2B, ovvero come sospetti agenti cancerogeni per i quali vi è una limitata prova di cancerogenicità negli esseri umani e un'insufficiente prova di correlazione nei modelli animali. In pratica sono in questa lista tutte le sostanze sulle quali sono state fatte sperimentazioni ad altissimi dosaggi in laboratorio, ma per le quali non c'è al momento alcuna prova di pericolosità per l'uomo alle concentrazioni comunemente presenti nell'ambiente.