Beccati, anche se hanno lasciato l'Italia qualche giorno fa. A fregarli sarebbe stato proprio il costume, come racconta Il Messaggero, acquistato poco prima in un negozio nei pressi di Piazza Venezia: "il pagamento è stato effettuato con una carta di credito e la commessa si sarebbe ricordata di quella comitiva di trentenni che si era rivolta a lei in spagnolo. Le telecamere della zona avrebbero fatto il resto. E il cerchio si stringe su alcuni giovani provenienti dal Regno Unito".
Secondo quanto scrive il quotidiano romano, sarebbero stati incastrati dal logo di una busta. "I bagnanti di piazza Venezia, che lo scorso 19 agosto si sono immersi nella fontana di marmo a ridosso dell’Altare della Patria, hanno le ore contate. A distanza di pochi giorni dalla bravata, le indagini intorno al gruppo di turisti, probabilmente inglesi, hanno avuto un’accelerata decisiva e si avviano verso la conclusione. Gli inquirenti non sono riusciti ancora ad avere i nomi e i cognomi dei tre", scrive il quotidano.
Stando invece alla ricostruzione del Corriere della sera, "fino a qualche giorno fa erano ancora in Italia. Una vacanza prolungata mentre a Roma erano scattate le indagini per identificarli e rintracciarli dopo il bagno proibito nella fontana di marmo davanti all’Altare della Patria domenica scorsa. Atti osceni e danneggiamento di sito protetto dai beni culturali, oltre che vilipendio al mausoleo del Milite Ignoto sono i reati che potrebbero essere contestati ai quattro ragazzi, sarebbero britannici, filmati per dieci minuti da un automobilista a bordo della sua vettura accanto al Vittoriano che ha poi postato sul web la bravata pomeridiana del gruppetto".
La svolta alle indagini sarebbe avvenuta tre giorni fa: "I vigili urbani hanno ricostruito con l’aiuto delle telecamere di vigilanza del centro gli spostamenti dei turisti prima e dopo il fattaccio. Sarebbe stato così possibile scoprire dove alloggiavano a Roma e cosa hanno fatto prima di partire per altre destinazioni e proseguire il loro tour italiano". Un ulteriore traccia in attesa di prenderli mentre i consolati di alcuni paesi anglofoni avrebbero fornito la loro collaborazione per arrivare all’identificazione dei quattro le cui fotografie sarebbero state diffuse anche ai posti di frontiera.