Probabilmente l’epoca delle prese in giro ai cantanti neomelodici, etichettati immediatamente e a prescindere come musica di scarsa qualità, non finirà mai. E certe manifestazioni esageratamente pompose, come quella messa in scena dal cantante Tony Colombo in occasione delle sue nozze, e per la quale ne pagherà il conto (o più probabilmente multa) alle autorità, sono quasi sempre archiviate come l’ennesima consacrazione del trash.
Ammettiamolo: il riflesso artistico della malavita, il sentimentalismo antico delle cosche, che crea lo stesso effetto distopico degli altari alla Madonna che vediamo nelle immagini dei Tg quando illustrano le case dei boss. Niente di più sbagliato.
Lasciando da parte la mera critica musicale e la storia stessa di un genere che vanta annali di tradizione che i più ignorano - probabilmente perché legati essenzialmente a una singola città - considerare il neo-melodico in certi termini non è solo semplicemente errato ma ci toglie l’opportunità di affrontare l’analisi di un fenomeno culturale, che, oltreché interessantissimo, si porta dietro numeri che decidiamo aprioristicamente di snobbare, ma che stanno lì, nero su bianco, mentre noi facciamo finta di nulla.
E Tony Colombo ne è l’esempio lampante; perché chi pensa che abbia raggiunto la notorietà solo dopo la sua partecipazione all’edizione del 2014 di Ballando con le Stelle, si sbaglia di grosso. Quella è stata la conseguenza, la più visibile, ma neanche la più clamorosa. Tony Colombo, nome d'arte di Antonino Colombo, intanto è palermitano, il che già la dice lunga su come il neo-melodico già da tempo abbia smesso di chiedere il certificato di “napoletanità”, e andando a spulciare la sua pagina Wikipedia, ci rendiamo conto che si tratta di un artista che pur essendo un classe ’86, ha già alle spalle una carriera lunga e solida.
Lunga. sì, considerando che quando è salito per la prima volta sul palco era il 1993, e durante quella festa in piazza a Palermo, venne pubblicamente battezzato una promessa da quello che possiamo tranquillamente considerare l’Elvis del genere, “Re” Mario Merola, che gli disse “Da oggi tu sarai Tony. Tony Colombo. E la prossima volta che tornerò a Palermo, tu sarai famoso”. E così fu.
“La cosa buffa – ricorda lo stesso Colombo in un’intervista - è che la mia carriera di cantante è cominciata per scherzo. Una scommessa fra mio padre e mio zio. Fino a quel giorno non è che io cantassi più di tanto, non ero neanche il tipico bambino che si faceva esibire in famiglia. La scommessa la vinse mio zio, riuscendo a convincere Merola, non so come, a farmi cantare con lui. Ricordo che Merola mi regalò cinquantamila lire della fortuna. Lo faceva sempre. Mio padre le usò per comprare biscotti e pannolini per mia sorella, che aveva appena un anno. Eravamo una famiglia umilissima. Mio padre aveva un banco al mercato e mia madre casalinga. Da quel giorno incontrai altre volte Merola, altre volte ebbi occasione di esibirmi con lui”.
Il primo disco arriva che ha solo sette anni, si intitola “A Villeggiante” e vende 23mila copie. A nove anni la prima tournée europea, chiamato a commuovere gli immigrati di ogni angolo d’Europa con quei classici napoletani che per chi è stato costretto a lasciare l’Italia hanno un valore che va ben oltre il mero entertainment, e anche questo è un aspetto della questione neo-melodica da non dimenticare o sottovalutare.
La carriera di Tony Colombo, così prematura eppure così di successo prosegue con una collezione di sold out e riconoscimenti degli di una star dello showbiz musicale americano: quattromila persone a Catania, seimila al Velodromo di Palermo, 30 mila a piazza Mercato a Napoli… Numeri simili, spesso di molto superiori, a quelli ottenuti nelle stesse location da fenomeni come Tiziano Ferro e Fiorello. Nel frattempo lui ci prova pure ad imporsi sui più popolari canali mainstream come Sanremo e X-Factor, ma viene regolarmente lasciato sulla porta.
Poco male, nel frattempo Colombo in rete sbanca letteralmente, i suoi video su YouTube, veri e propri capolavori della controcultura trash, raccolgono milioni di visualizzazioni, e per milioni non intendiamo 1 o 2 ma 24, 11, 9, numeri che raramente vengono anche soltanto sfiorati dal 90% degli artisti italiani che vengono giornalmente trasmessi in altissima rotazione nelle radio.
Viene spontaneo storcere il naso dinanzi all’idea di poter (dover?) considerare il neo-melodico come musica underground, come quell’”Indie” che sta spopolando negli ultimi anni, che sta creando le star della musica italiana del futuro, pensare che Tony Colombo sarebbe giustissimo considerarlo un Tommaso Paradiso, e che meriterebbe la stessa attenzione di un Calcutta, personaggi ai quali il pubblico si sta attaccando come un’ancora di salvezza in pena per le sorti della musica italiana, ma è esattamente così.
Il mainstream invece si ricorda di loro solo quando compiono gesti come quello di Colombo in occasione delle sue nozze, quei gesti così lontani dal perbenismo al quale il mondo della cultura italiano ci ha abituati, distanti anni luce dal politically correct riflesso ogni sera in tv. Ma esiste un pubblico, affatto di nicchia, per il quale tutto ciò ha un senso, ignorarlo non rappresenta altro che il continuare a rifiutarci di esercitare un revisionismo culturale sempre più necessario.