Una targa personale, della durata di 15 anni, riconducibile al proprietario e non più all’automobile: questa la proposta del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Danilo Toninelli, deciso a portare a termine una norma inattuata dal 2010. “Si tratta di una di quelle innovazioni che avvicinano il mio Ministero alla vita di tutti, e di cui vado fiero”, ha detto in Senato. Ma di cosa si tratta nello specifico?
La targa esiste già
La targa personale, teoricamente, esiste da quasi nove anni, spiega il Sole24Ore. “La introdusse la “miniriforma” del Codice della strada (legge 120/2010), aggiungendo all’articolo 100 il comma 3-bis. Ma da allora non è mai stato emanato il Dpr (decreto del presidente della Repubblica) necessario come regolamento attuativo, che comunque non entrerebbe in vigore subito ma dopo dopo sei mesi”. Se lo schema di regolamento scritto ora sarà approvato definitivamente, “a partire dalla sua entrata in vigore chi acquisterà (anche in leasing o con patto di riservato dominio o usufrutto) un mezzo nuovo (autoveicolo, motoveicolo o rimorchio) dovrebbe ottenerlo completo di una targa nuova come oggi, ma quella diventerà la sua targa personale da quel momento per i successivi 15 anni, dopo i quali alla prima pratica burocratica che coinvolge la carta di circolazione dovrebbe chiedere il rinnovo della targa (verrebbe ristampata uguale)”.
E se si vuole cambiare auto?
Cosa succede se si cambia auto? Nulla. La targa personale vene trasferita sulla nuova vettura. Basta segnalare al concessionario che se ne possiede già una, in modo che il nuovo mezzo venga consegnato senza essere dotato di una targa ulteriore. Il che comporta un risparmio di 41,78 euro, ma il fastidio di staccare e riattaccare le targhe. “In caso di passaggio di proprietà di un usato, invece, la targa del mezzo dovrebbe restare al cedente, mentre l’acquirente dovrebbe mettere quella che aveva sul suo veicolo precedente (se non ne aveva o se intende tenersi anche il mezzo vecchio, dovrebbe chiedere una nuova targa)”.
Le eccezioni
Ci sono però dei casi particolari, spiega ancora il Sole. “Ovviamente la targa personale si trasferirà da un veicolo all’altro solo se si tratterà di mezzi soggetti allo stesso regime di targatura. Quindi, autoveicolo con autoveicolo, motoveicolo con motoveicolo e rimorchio con rimorchio”. Per “i veicoli d’interesse storico e collezionistico (quindi con le caratteristiche previste dall’articolo 60, comma 4, del Codice della strada) è prevista un’eccezione: manterranno sempre e comunque la targa attuale”.
Personale o personalizzata?
Si potrà scegliere il nome della targa come accade nel Stati Uniti? No. La targa voluta da Toninelli è personale non personalizzata. In realtà la targa personalizzata in Italia c’è già da 17 anni (Dlgs 9/2002, che introdusse nell’articolo 100 del Codice il comma 8). “Ma anche in questo caso mancano le norme attuative: a parte le difficoltà pratiche, si è reputato che interessasse a pochi”. E nonostante consentirebbe allo Stato di guadagnarci su, fissando prezzi anche di centinaia o migliaia di euro, non è mai andata in porto: “Il comma 8 limita fortemente la personalizzazione, imponendo che la sequenza alfanumerica resti in ogni caso di due lettere, seguite da tre numeri, seguiti da altre due lettere. A quanti può interessare?”
Quali sono i benefici?
Che cosa ci guadagnerebbe il cittadino, a fronte di tutto questo? Dovrebbe pagare più di rado i 41,78 euro necessari per avere una nuova targa perché se anche cambiasse veicolo frequentemente, dovrebbe solo ristampare la targa ogni 15 anni. “A ogni cambio di mezzo dovrebbe comunque versare tutti gli altri oneri attuali: diritti Motorizzazione, emolumenti Pra, imposta di bollo ed eventualmente la gravosa Ipt (Imposta provinciale di trascrizione)”. Da parte sua, nemmeno lo Stato non ci guadagnerebbe: “verrebbero stampate meno targhe, il che fa bene all’ambiente ma fa calare il lavoro per lo stabilimento del Poligrafico di Foggia (dove più volte in passato ci sono stati allarmi occupazionali) e gli introiti (i 41,78 euro di costo fissato per decreto comprendono un margine di guadagno)”.