Perquisizioni e sequestri sono stati effettuati dai carabinieri del Noe nelle sedi Tap di Roma, Lecce e Melendugno, nell'ambito di un'inchiesta della Procura di Lecce sulla realizzazione del gasdotto che partirà dall'Azerbaijan e approderà a Melendugno. Il filone che ha portato all'emissione dei provvedimenti di sequestro riguarda il presunto inquinamento da metalli della falda acquifera e dei pozzi del cantiere San Basilio. Tale parte del cantiere è attualmente bloccata da due ordinanze del sindaco di Melendugno, Marco Poti', che vietano l'emungimento delle acque e i lavori. Proprio due giorni fa il Tar Lazio aveva esaminato il ricorso di Tap per ottenere la revoca delle ordinanze, chiedendo all'Arpa Puglia di mettere a disposizione i risultati delle analisi sulle acque e rinviando la discussione al 5 dicembre.
Sono tre gli indagati nel filone d'inchiesta su Tap, che ha portato all'esecuzione di un provvedimento di sequestro da parte della Procura di Lecce. L'indagine è coordinata dal procuratore della Repubblica Leonardo Leone de Castris e dalla pm Valeria Farina Valaori. È stata perquisita anche la sede del laboratorio di analisi Sgs Italia Spa a Villafranca Padovana (Padova) in cui sono state effettuate le analisi sulle acque per conto di Tap. In tutte le sedi è stata acquisita documentazione cartacea e informatica, di rapporti di prova e analisi effettuate da novembre 2017 ad oggi. L'ipotesi al vaglio è che i lavori nel cantiere di San Basilio abbiano provocato l'aumento della concentrazione di alcuni metalli nelle acque, tra cui il cromo esavalente.