Ha ammesso tutto Mattia Del Zotto. È stato lui ad aver ucciso "per punire soggetti impuri" i nonni e la zia. A dichiararlo oggi in conferenza stampa il procuratore di Monza Maria Luisa Zanetti, nel descrivere il momento in cui è stata notificata l'ordinanza di custodia cautelare in carcere. Il 27 enne ha ammesso di aver commesso il fatto e manifestato il suo carattere "introverso", come ha descritto il capitano Mansueto Cosentino, dei carabinieri di Desio
Mattia Del Zotto pianificava di avvelenare la sua famiglia fin da giugno: analizzando il suo computer i carabinieri hanno trovato i primi contatti con la ditta fornitrice con una mail risalente al 22 giugno. Poi è passata l'estate e il ragazzo è andato a Padova a ritirare il veleno: il 15 settembre il suo telefono ha agganciato le celle della cittadina veneta, mentre alla famiglia ha raccontato di dover andare a fare un colloquio. Ai carabinieri ha ammesso di aver agito in diversi momenti, continuando ad avvelenare gli elementi della famiglia per una questione di "opportunità".
Le boccette comprate erano sei: l'ipotesi è che avesse intenzione di colpire anche i genitori, per il momento graziati.
Viveva isolato da due anni Mattia Del Zotto: stava davanti a un computer tutto il giorno e proprio attraverso la rete ha cercato il veleno con cui avvelenare la sua famiglia. Prima ha chiesto informazioni a un'altra ditta per ottenere dell'arsenico, quindi ha virato sul tallio. Esperto di informatica come era ha però poi cancellato ogni traccia dal suo computer per rendere più difficili le indagini agli inquirenti: ha dimenticato però di cancellare la bozza di una mail in cui sollecitava la ditta padovana a fargli arrivare il metallo pesante, preoccupandosi che non gli venisse addebitata due volte l'IVA.
Trecento euro circa il valore delle boccette: sei per la precisione, ma solo con una è riuscito ad uccidere tre persone e farne ricoverare altre 3. Avrebbe quindi colpito ancora. È stato lo stesso Mattia a portare i carabinieri nella cantina di via Fiume dove custodiva e nascondeva il veleno. I familiari hanno descritto la personalità del 27 enne fin dall'inizio come un ragazzo chiuso e riservato, ma nessuno di loro ha mai manifestato la preoccupazione che fosse lui l'autore dell'omicidio plurimo.
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Cos'è e come agisce il Tallio
Ma cos'è il Tallio? Risponde il professor Carlo Locatelli Tallio, direttore del Centro antiveleni di Pavia dell'Ics Maugeri, che ha identificato la sostanza nei casi mortali di Desio (Mb). “Il Tallio è un costituente minore di molti minerali, ubiquitario in natura in piccole concentrazioni, anche nell’organismo umano: normalmente presente, in piccolissime quantità, anche nei prodotti di combustioni che escono da camini/canne fumarie. È un veleno importante e potente: meno di 15 mg/kg possono essere letali, probabilmente anche solo circa 200 mg in persone anziane".
È un veleno che entra nelle cellule e provoca danni interagendo con molecole a livello subcellulare: è innanzitutto neurotossico (a livello del sistema nervoso centrale e di quello periferico), ma è anche cardiotossico e dannoso su molti altri sistemi e apparati.
Il centro di Pavia in quanto Centro nazionale di informazione tossicologica, offre consulenza 24 ore su 24 ai pronto soccorso e ai dipartimenti di emergenza-urgenza in tutta Italia che debbano affrontare intossicazioni di ogni tipo, avendo anche la responsabilità di gestire la Banca dati nazionale degli Antidoti. È stata la struttura di Locatelli a individuare il Tallio come responsabile dell’intossicazione dei due pazienti deceduti all’Ospedale di Desio e dei due congiunti ancora ricoverati.
Come si manifesta
"Nell’intossicazione acuta i primi sintomi sono gastrointestinali: violenti dolori addominali, vomito, diarrea. Dopo 24-48 ore possono progressivamente comparire confusione mentale, convulsioni, coma, parestesie importanti specie agli arti inferiori, debolezza muscolare progressiva e neuropatia periferica sensitivo-motoria, insufficienza respiratoria. Nei casi non letali, dopo circa quindici giorni si ha perdita dei capelli”.
Fonti di intossicazioni
“Da molte parti, si è insistito sulle deiezioni dei piccioni, come fonte di intossicazione. Ma è un’interpretazione del tutto fantasiosa. Non conosco lavori scientifici che lo riportino ma essendo una sostanza fortemente intossicante la presenza negli escrementi sarebbe essa stessa un marker di avvelenamento. Probabile che, in passato, sia stato usato per avvelenare i piccioni. Il Tallio era infatti in commercio prevalentemente come topicida ma oggi è proibito e non più disponibile, a meno che qualcuno abbia conservato per decine di anni vecchi prodotti in cantina/garage. Era presenta anche in alcune creme depilatorie ma, anche questo caso, proibite e non più disponibile da decine di anni)".
Casistica
“I casi (sempre rari) che abbiamo avuto negli ultimi 20-30 anni sono risultati tutti correlati a ingestione (accidentale o non accidentale) di sali di Tallio finiti in qualche modo in alimenti/bevande”.
Cure
“Prima di tutto è difficile da diagnosticare - ecco il ruolo unico nel Paese dei Centri Antiveleni della Maugeri, specie di quelli in grado di disporre di diagnostica analitica anche per veleni rari, come in questo caso del Tallio -, e poi è difficilissimo da trattare”.
Antidoti
“Non esiste un antidoto con azione rapida: oltre ai trattamenti sintomatici e di supporto, si può solo cercare di decontaminare il tratto gastrointestinale per prevenire l’assorbimento (entro poche ore dall’ingestione, al momento dei sintomi gastroenterici) e poi favorire e velocizzare l’eliminazione del Tallio già assorbito attraverso un meccanismo particolare di “dialisi gastrointestinale” attraverso somministrazione continua di un antidoto particolare (che in questo caso abbiamo fornito in urgenza all’ospedale che ne necessitava). Questo trattamento può richiedere mesi.
Nei casi che sopravvivono, non sempre il recupero è totale (specialmente per quanto riguarda gli effetti neurotossici)”.