Ora speriamo che non lo trasformino in un piccolo fenomeno da baraccone, perché l’impresa lui l’ha compiuta davvero: a 12 anni, con il fisico ancora quasi mingherlino che si ritrova, ha avuto la meglio sul mare. Che dalle parti dell’alta costa livornese è cosa seria, e non sempre ti concede una seconda possibilità.
Tancredi di cognome fa Mazzei e non vive in Italia, ma negli Stati Uniti. È qui che probabilmente sviluppa la passione per il surf, perché questo sport in Italia è praticato, ma per vederlo assurgere a fenomeno di massa si deve arrivare sull’altra parte dell’Atlantico, e magari fino al Pacifico.
Per far pratica, comunque, anche il Tirreno va benissimo, soprattutto per chi come lui ha iniziato da appena un anno, e torna in Italia l’estate per le vacanze. E poi poco più in là, sulla strada di Pisa, c’è la base di Camp Derby, con tanti militari americani che d’estate vanno al mare a Vada, alle Spiagge Bianche, non lontano da Rosignano. Talmente bianche che, a due passi, c’è un posto chiamato non a caso La California. Il posto migliore per sentirsi a casa, e fare surf. Lo cantavano anche i Beach Boys: “We'll all be gone for the summer / We're on surfari to stay”. Vada, California.
Allarme dalla spiaggia
Prendi la tavola, dai quattro bracciate, aspetti il cavallone e torni indietro. Una due tre volte, quattro: è il fascino del surf, pratica che non a caso esplode negli anni sessanta, quando la giovinezza si sposa con la scoperta degli orizzonti sconosciuti. Un tumulto di sensazioni adolescenziali, e Tancredi è proprio nell’età in cui l’adolescenza irrompe nell’esistenza.
Solo che ieri, mentre è a dare di braccia per allontanarsi dalla riva (e farsi anche il bicipite, che a quell’età langue di una magrezza ancora tutta infantile) sente il richiamo dei bagnini.
Fischiano, i baywatcher, e indicano nella sua direzione. Agitazione sulla battigia, qualcuno è in pericolo. Ma non è lui, perché lui sta benissimo e saldo con la sua tavola. Allora guarda più in là e vede che a venti metri più al largo c’è un uomo con le braccia alzate. È la postura di chi sta per affogare, e infatti la testa fa su e giù rispetto al pelo dell’acqua. Un crampo, che quando ti prende che sei nell’acqua ci mette poco ad essere letale.
In equilibrio sulla tavola
Tancredi, che porta un nome che più toscano non si può, arriva prima di tutti. Tende la mano, carica addirittura l’uomo sulla tavola. E a dispetto del bicipite ancora in formazione si mette a nuotare, tira e spinge, soprattutto riesce (ed è questa la cosa più difficile, in una situazione del genere) a far sì che la tavola strattonata dai cavalloni non perda l’assetto, ributtando in mare il carico.
Negli ultimi metri lo aiutano quelli dalla spiaggia, perché la fatica è tanta. Arrivato sulla spiaggia riceve i complimenti dei bagnini, e qualcuno azzarda un “gimme five”. Ha vinto sul mare. Ora, per favore, non lo si trasformi in un orribile saputello che perde l’equilibrio, come su una tavola da surf, per eccesso di applausi. Domani a Vada sono previsti cavalloni e mare increspato. Ottimo per il surf di un ragazzo di 12 anni. Le onde del Pacifico possono ancora aspettare.