Sting ha suonato per gli operai dell’ex stabilimento Pirelli - ora di proprietà di Bekaert - dove era andato su invito di Andrea Brunori, il leader del sindacato che gli aveva scritto per raccontargli della situazione dei lavoratori.
Dopo che la sua 'performance' ('Una vita da mediano' di Ligabue suonata da lui e intonata dagli operai e 'Message in a bottle') è stata ripresa sui media e sui social, il cantante inglese ha deciso di raccontare al Corriere le ragioni della sua scelta. Ecco i passaggi chiave della sua lunga lettera.
Come è cominciata
Andrea mi ha invitato ad unirmi agli operai al loro picchetto fuori dai cancelli della fabbrica. Sono stato felice di mostrare il mio sostegno, poiché questa è una storia universale e ha una risonanza personale per me.
Perché lo ha fatto
Mia moglie Trudie e io abbiamo una casa sulle colline sopra la città e ci sentiamo entrambi molto vicini alla gente di Figline, che nel corso degli anni è stata molto gentile con noi. Stare sulla linea del picchetto ha una risonanza emotiva per me.
Sono nato e cresciuto a Wallsend, una città nel nord-est dell’Inghilterra. C’erano solo due fonti di impiego nella città, una miniera di carbone (ora chiusa) e un cantiere navale alla fine della mia strada, famoso per aver costruito alcune delle navi più grandi e più belle del mondo. Ma quando l’industria navale britannica declinò negli anni Ottanta e Novanta il cantiere navale a Wallsend chiuse, lasciando l’intera comunità senza lavoro.
Una questione di responsabilità
Questa storia oggi a Figline e la storia della mia città natale sono ovviamente collegate, ma anche indicative di una questione mondiale, che deve essere affrontata con urgenza dai nostri economisti e dai nostri responsabili politici.
Ovviamente le fabbriche si chiuderanno, poiché certi prodotti fabbricati diventano obsoleti, tuttavia ciò che viene raramente riconosciuto è l’importanza e il valore economico delle comunità che sono supportate quasi interamente da quelle fabbriche.
Le multinazionali sanno come trarre vantaggio dalle comunità cresciute intorno a un luogo di lavoro, non si dovrebbero assumere la responsabilità della sostenibilità di tali comunità?
Equità vs Legalità
Potrebbe essere legale chiudere un’intera fabbrica per ragioni economiche... ma è giusto? Cosa faremo noi umani se il lavoro, come lo definiamo attualmente, non esistesse più? Identità, dignità umana e comunità sono parte integrante dell’equazione macroeconomica. A mio avviso, l’economia, scollegata per ragioni di opportunità dai bisogni umani di base, diventerà insostenibile a lungo termine. Ringrazio le persone di Figline, i lavoratori della Fabbrica Bekaert e il sindaco della città per aver condiviso con me la loro storia. Mi impegno a raccontare questa storia ovunque io pensi che possa essere utile.