Veterano dello spazio, Paolo Nespoli è al suo terzo viaggio nello spazio. La prima volta fu nel 2007 quando prese parte alla missione Esperia a bordo dello space shuttle Discovery per il volo STS-120, occupandosi del coordinamento delle attività extraveicolari relative all’assemblaggio del Node 2. Complessivamente restò in orbita 15 giorni 2 ore e 23 minuti. Tre anni dopo, nel dicembre 2010, la seconda occasione con la Soyuz TMA-20 tornò sulla Stazione Spaziale Internazionale per la missione MagISStra. Allora trascorse nello spazio 159 giorni 7 ore e 17 minuti, una durata record. Nel 2015, ormai alla soglia dei 60 anni, arrivò la notizia del terzo volo nello spazio.
Alla vigilia di questa missione, il mensile Wired lo ha intervistato. Un colloquio bellissimo, firmato da Emilio Cozzi e postato sul sito della rivista, che potete leggere qui integralmente. Abbiamo extrapolato e riordinato per temi acune delle affermazioni di Nespoli.
UN ASTRONAUTA
"Mi ritengo un lavoratore in orbita, una sorta di idraulico, meglio, un elettricista spaziale: sperando di commettere meno errori possibili, il mio compito è eseguire un programma stabilito da Houston, concordato con i migliori laboratori e centri di ricerca della Terra. Se in orbita manca un dottore, occorre che qualcuno si prepari appositamente, a prescindere dalla sua formazione. Da ingegnere meccanico mi sono ritrovato in un ospedale a Houston per fare pratica. Mi è addirittura successo di essere in sala operatoria con il paziente davanti, o di dissezionare un cadavere per testare tagli, incisioni e conoscenze anatomiche. Potrà inorridire, ma sono competenze che nello Spazio risultano cruciali. Qualcuno deve averle”.
LO SPAZIO IN FUTURO
“i propulsori che abbiamo a disposizione hanno limiti chimico meccanici noti e pressoché raggiunti. Il volo spaziale cambierà solo quando troveremo il modo di sganciarci dalle costrizioni fisiche dei nostri veicoli. Quando inventeremo, che so?, il teletrasporto, o troveremo il modo di fare viaggi interplanetari senza doverne percorrere e sopportare tutta la lunghezza. Fin quando rimarremo legati alla necessità di spostare fisicamente una persona da un punto dell’universo a un altro saremo limitati; già oggi raggiungere Marte richiede uno sforzo al limite delle nostre capacità. Sia chiaro, sul Pianeta Rosso ci arriveremo, forse con 10 o 20 anni di lavoro. Ma se volessimo lasciare il nostro Sistema solare, be’, arrivederci e grazie”.
LO SPAZIO NELLO SPAZIO
"Proxima Centauri è a 150mila anni di viaggio con i propulsori attuali. Anche se lo accorciassimo di 100 volte, sarebbe ben oltre l’arco vitale di un essere umano. Dovremmo escogitare qualcosa di diverso. E a questo proposito mi piace ricordare una cosa che la Storia ci insegna: tutte le volte che un problema è sembrato insormontabile, qualcuno l’ha risolto. Prima o poi l’Uomo arriverà su Proxima Centauri. Si libererà dalla necessità fisica di compiere un viaggio e andrà ben oltre”.
LE BARRIERE
"È un tratto distintivo dell’Uomo: l’incapacità di accettare quello che sembra fissato una volta per tutte. Dobbiamo provare e riprovare ogni esperienza e proprio per questo siamo proiettati a un miglioramento progressivo. Se una cosa sembra impossibile, non siamo contenti finché non la facciamo e quando siamo finalmente in grado di farla, emerge una serie di prospettive prima invisibile: penso alla paura del primo uomo di fronte al fuoco, alla volontà di dominare un fulmine, al desiderio insopprimibile di volare. Siamo arrivati dove siamo solo perché qualcuno ha cominciato a sperimentare, ha iniziato a fare cose strane, anche pericolose. Sono quegli azzardi ad aver migliorato la vita di tutti”.
LA TERRA
"Però, a pensarci bene, siamo noi a essere fragili, non la Terra. Checché se ne dica, potremmo bruciare tutto il petrolio, radere al suolo ogni foresta e la Terra, in 3 o 4 milioni di anni, avrebbe risistemato ogni cosa. Magari con un paradigma diverso, ma sarebbe ancora lì. E noi? A ben vedere – e ci pensavo guardando un giardino a Tokyo – le piante sono più aggressive dell’essere umano. All’inizio non ne esistevano sul Pianeta, poi l’hanno colonizzato in maniera ben più estesa e radicale di quanto abbiano fatto gli animali. Eppure il pallido puntino azzurro è ancora lì. E sopravviverà a loro quanto a noi. Possiamo fare tutto quel che vogliamo. In un attimo la Terra può guardarci e dire: Che mi frega? Sparite! e scrollarci di dosso come pidocchi”.
GLI EXTRATERRESTRI
“In un Universo così vasto e con così tante cose che non riusciamo nemmeno a percepire, mi sembra impossibile che l’uomo sia il solo essere vivente. Lo dico anche da ingegnere: ai ragazzi delle scuole ripeto sempre che per farsi un’idea di quanti pianeti esistono si dovrebbero contare tutti i granelli di sabbia di tutte le spiagge di tutto il mondo. Quanto è probabile che due non siano uguali? E che possano avere caratteristiche simili? Sono convinto che da qualche parte forme di intelligenza extraterrestri esistano eccome. Il problema è incontrarle, o anche solo percepirne la presenza. E qui torniamo ai limiti dell’attuale volo spaziale”.
LA FEDE
"Il mio retaggio cattolico mi fa percepire come scandaloso dire di non credere. Allo stesso tempo riconosco come la mia fede o la mia incredulità non tocchino l’eventuale esistenza di Dio. Sarebbe più semplice, almeno per me, ragionare su quanto sia plausibile l’esistenza di un dio. Sarebbe un approccio più tecnico, diciamo, mentre credere afferisce a una dimensione spirituale. Anche posta così, però, la questione mi mette alle strette: come ogni altro essere umano non dispongo dei dati necessari per rispondere in modo logico. E quindi devo rifugiarmi altrove, nella mia spiritualità appunto, in bilico fra la mia educazione religiosa e quella ingegneristica, che mi fa propendere solo per spiegazioni dialettico-matematiche. Dio e la sua bellezza sono tutto fuorché concetti logico matematici.
LA FEDE/2
"Ammetto che a volte, mentre osservo il cielo dalla Stazione Spaziale, mi viene istintivo pensare a quanto non solo tutta la meraviglia che vedo non sembri casuale, ma pure che dev’esserci stato qualcuno con una conoscenza molto superiore alla nostra – che poi è la mia definizione di Dio – per mettere tutto al suo posto. Di contro, un secondo dopo, ricordo Einstein e quante cose irrealizzabili siamo invece riusciti a fare accumulando sapere e competenze".
LE BARRIERE/2
"Durante il mio addestramento da paracadutista incursore, a Pisa, mi si chiedeva spesso di superare gli ostacoli; c’è un muro, non si può andare oltre, rispondevo. E venivo puntualmente smentito: una parete era finta, quella successiva poteva essere scavalcata o abbattuta. A un certo punto ho cominciato a volerli superare tutti, i muri. Allora ho imparato a non accettare quelli che pensavo fossero limiti. E non perché sia un genio, beninteso, il discorso riguarda tutti: ci facciamo condizionare da barriere che, nella realtà, non esistono".
Altre informazioni su Paolo Nespoli, astronauta
- Il suo curriculum conta 174 giorni 9 ore e 40 minuti.
- Da militare paracadutista è stato a Beirut nel 1983. Li conobbe la giornalista Oriana Fallaci, con cui ebbe una relazione che durò 5 anni.
- Se nel 2010 ad accompagnare Nespoli nello spazio era stato il Cappuccetto Rosso di sua figlia Sofia, stavolta con lui ci sarà un piccolo Transformer del figlio più piccolo, Max, di tre anni. Il giocattolo sarà uno dei tre indicatori per segnalare l’assenza di peso, come ha spiegato lo stesso AstroPaolo sul suo profilo Twitter.
- In orbita con l’astronauta italiana ci andrà anche un fumetto. La Panini, infatti, ha realizzato, in collaborazione con l'Agenzia Spaziale Italiana (ASI) e l'Agenzia Spaziale Europea (ESA), il volume a fumetti "C'è Spazio per Tutti", graphic novel inedita che ha per protagonista Rat-Man, amatissimo personaggio creato dalla fantasia del fumettista Leo Ortolani, tra i più famosi e apprezzati del panorama italiano.
- Con i suoi 188 cm, Paolo Nespoli è il più alto astronauta europeo ed uno dei più alti in assoluto. Il record appartiene all’astronauta Nasa Jim Wetherbee con 193 cm.