Roma - Riciclavano in tutto il mondo il mancato pagamento delle imposte sul gioco on-line e sulle video-lottery per un giro d'affari stimato di oltre 200 milioni di euro in parte utilizzato per l'acquisto di un appartamento. Niente di strano se non fosse che la casa in questione è la famosa residenza monegasca che per mesi fu al centro di un fuoco incrociato di polemiche contro l'ex presidente della Camera Gianfranco Fini. A finire in manette è stato l’imprenditore catanese Francesco Corallo, soprannominato dai giornali “il re delle slot machine”, che si è arricchito grazie a una concessione statale ottenuta nel 2004 per installare in Italia decine di migliaia di slot machine. Insieme a Corallo la procura di Roma ha indagato altre persone, tra cui l’ex deputato del Popolo della Libertà Amedeo Laboccetta e Sergio e Giancarlo Tulliani, rispettivamente suocero e cognato di Fini. L’indagine su Corallo riguarda un presunto giro di affari illegali molto vasto e anche, in una sua piccola parte, la vecchia storia della “casa di Montecarlo”, lo scandalo politico che agitò la politica italiana nell’estate del 2010 e che contribuì alla fine della carriera politica di Fini.
La casa che rovinò Gianfranco Fini
La vicenda della casa a Montecarlo cominciò nel luglio del 2010, quando ilGiornale pubblicò una prima parte di un’inchiesta in cui raccontava la storia di un appartamento in Boulevard Princesse Charlotte 14 a Montecarlo, di proprietà di una contessa, Anna Maria Colleoni, che alla sua morte (nel giugno del 1999) lasciò tutti i suoi averi ad Alleanza Nazionale. Il Giornale scrisse che, dopo alcuni anni in cui l’appartamento rimase abbandonato, una misteriosa società off shore lo aveva comprato dal partito e lo aveva ristrutturato. Nell’appartamento abitava dal 2008 Giancarlo Tulliani, fratello di Elisabetta, compagna di Gianfranco Fini. Sul Post una dettagliata ricostruzione della vicenda
La nuova indagine
L'inchiesta 'Rouge et noir' della Procura di Roma ha messo in luce un articolato meccanismo attraverso il quale la società facente capo a Corallo (Atlantis), che aveva ottenuto la concessione per le video-lottery in Italia, avrebbe evaso centinaia di milioni al fisco per poi portarli all'estero. Nel 2009, ha spiegato il procuratore Giuseppe Pignatone, i Tulliani avrebbero ricevuto sui loro conti correnti, secondo l'accusa, una somma complessiva di circa 2,7 milioni, versata in due tranche, da parte di Francesco Corallo. Con circa 300mila euro fu acquistato l'appartamento di Montecarlo. I reati contestati sono, a vario titolo, peculato per la mancata riscossione delle imposte (la società, in quanto concessionaria, avrebbe dovuto prelevare le imposte, cosa che non ha fatto) e riciclaggio in quanto tali somme evase al fisco, quindi illecite, sono state poi utlizzate per altro. Il periodo oggetto dell'indagine va dal 2004 a oggi. Nei primi anni il mancato pagamento dei tributi erariali è stato calcolato in 85 milioni e negli anni successivi in 131 milioni. Le somme portate all'estero - prima verso conti inglesi e olandesi, poi verso un conto corrente di società off shore nelle Antille olandesi e francesi - ammontano invece a oltre 200 milioni.